Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 22, 2015
E’ passato un altro anno, e nel frattempo FLUX ha continuato a crescere ed evolversi, ed inoltre ha arricchito la squadra dei suoi collaboratori, portandola a quattro: Alessandro, Davide, Marco e Andrea, ovvero il team principale di FLUX, ha scelto per voi lettori dieci album e cinque label che secondo i loro gusti sono quanto di meglio uscito nel 2015.
Quale criterio? Solo quello personale. Non è un caso che ogni collaboratore abbia creato una propria classifica degli album (mentre quella delle label è unica), perchè, ci teniamo a ribadirlo, anche se FLUX è un progetto collettivo in cui tutti siamo FLUX e nessuno lo è più di un altro, ogni collaboratore ha gusti musicali spesso molto diversi, ed è questo che caratterizza quello che facciamo con FLUX: il fatto di approcciare musiche differenti con approcci differenti a seconda dell’autore di un articolo. Alcuni sono più concisi, altri più prolissi, non ci sono standard uguali per tutti, e non vogliamo che ce ne siano. Le uniche linee guida che tutti condividiamo sono due: la passione e l’ascolto attento. La classifica personale serve anche a far capire un po’ meglio al lettore chi è che si cela dietro agli articoli e che gusti ha. Dopo questa necessaria premessa, cominciamo la nostra classifica di fine anno.
Classifica di Alessandro “Flux” Violante (in ordine casuale)
1) Heather Hansen Celeste – Modern death (Anywave records)
L’anno scorso lo avevamo detto che la Anywave avrebbe fatto qualcosa di eccezionale, e infatti Heather Hansen Celeste è tornata con quello che è il (doppio) album minimal synth (ma comunque molto techno ed elettronico) più interessante e originale di quest’anno, l’unico veramente fuori dagli schemi e che prende le distanze dai fantasmi del passato. Un disco piuttosto impegnativo, musicalmente e concettualmente, ma vale la pena investirci tutto il vostro tempo. Leggi la recensione su FLUX
2) Illegal Trade – Acid for the royal family (HANDS productions)
Natasha e Alexey hanno creato una miscela perfetta di ritmiche hardcore, distorsioni a go-go, approccio punk e momenti crossbreed. Per assurdo Acid for the royal family è forse il più bell’album industrial hardcore (chiamatelo crossbreed, come preferite) degli ultimi 7-8 anni, e non è uscito per una label hardcore. Molto più complesso di quanto possa sembrare ad un primo e veloce ascolto. Leggi la recensione su FLUX
3) Gore Tech – Futurphobia (Ad Noiseam)
Futurphobia è semplicemente un album completo con un senso del groove eccezionale, ed è un debutto. Contiene almeno 6-7 brani che vi faranno scorrere l’adrenalina a fiumi. E’ una incredibile miscela di approcci elettronici del terzo millennio, amalgamati tra loro in maniera perfetta, con una resa sonora esplosiva. Leggi la recensione su FLUX
4) Ecstasphere – Carnival of catharsis (Raumklang Music Records)
Ecstasphere la seguiamo da sempre, e Carnival of catharsis è il disco rhythmic noise / IDM più originale dell’anno, grazie ad un particolarissimo connubio tra musica di ispirazione classica e ritmiche distorte. Rispetto al debut album, qui tutto è più organico ed il disco è un vero e proprio concept molto ben strutturato. Chissà dove potrebbe arrivare in futuro. Leggi la recensione su FLUX
5) The Prodigy – The day is my enemy (Take Me To The Hospital, Cooking Vinyl)
I The Prodigy sono in giro da ben 25 anni, hanno cambiato spesso pelle e sono ancora i migliori esponenti del big beat, quelli che nel 2015 sono in grado di tirare fuori uno dei loro lavori più completi ed originali. Certamente ci sono echi del passato, ma se vi piacciono, questo non è certo un problema. Leggi la recensione su FLUX
6) Otur Boyd – Ten hot injections (LUCE SIA)
Otur Boyd torna indietro per andare avanti, guardando alla musica concettuale e a quello che alcuni chiamano non-musica, per riflettere sulla direzione presa dalle correnti più estreme ed oltranziste come il power electronics, e per ripensare, ripartendo dalle basi, un discorso che ormai è entrato in un loop che sembra infinito. Per chi lo ha votato, orgoglio italiano. Leggi la recensione su FLUX
7) Synapscape – Rhythm age (Ant Zen)
Vent’anni di attività alle spalle, eppure i Synapscape non fanno una piega, e soprattutto non si preoccupano di osare, creando brani meno diretti ma dalle molteplici influenze. Philipp e Tim guardano all’industrial delle origini ed al noise, ma anche all’electro-industrial, all’ambient, etc… e Rhythm age è così variegato che sembra un debut album, oltre ad essere qualitativamente elevatissimo. Leggi la recensione su FLUX
8) Swarm Intelligence – Rust (Ad Noiseam)
Simon Hayes è stata una sorpresa dell’anno scorso, e quest’anno, con Rust, ha creato un disco ancora più organico, più ritmico e ancora più primo-industriale. Rust è affascinante in quel suo registrare il suono delle fabbriche abbandonate e nel suo essere, allo stesso tempo, così classico e così moderno. Anche lui è un artista al secondo album, che può solo continuare a stupirci. Leggi la recensione su FLUX
9) kFactor – Ghastly monolith (Electro Aggression Records)
kFactor ha lavorato tanti anni a questo album, ed effettivamente il suo è l’album electro-industrial più convincente ed avvincente dell’anno (rimanendo nella sfera dell’old school), quello che ha il suono migliore, l’atmosfera tipicamente primo-novantiana tipica dei migliori album del genere. L’electro-industrial forse oggi non è il genere più originale, ma Junior è senz’altro il musicista che lo sa comporre meglio. Leggi la recensione su FLUX
10) Supersimmetria – Kosmogonie (HANDS productions)
Kosmogonie è il frutto di una lunga gavetta, ed è una delle cose migliori uscite nell’ambito techno-industrial (più industrial che techno) negli ultimi tempi: un disco tipicamente tedesco, ma creato da un italiano. In questi tempi si parla molto di techno-industrial, ma Armando-Supersimmetria è uno dei pochi capace di creare un lavoro complesso, organico e mai banale, che non sia un EP. Leggi la recensione su FLUX
Particolarmente buoni anche i lavori di 2methyl, Astma, Serpents, Schonwald, White Christian Male e High-Functioning Flesh.
Classifica di Davide Pappalardo
1) Mgla – Exercises in futility (Norther Heritage / No Solace)
Che la scena polacca sia una delle migliori in assoluto da tempo in campo black metal era chiaro, ma i Mgla rincarano la dose con il loro terzo album Excercises In Futility, dove riescono con maestria ad essere evocativi, potenti, melodici, ma allo stesso tempo oscuri e legati saldamente al genere. Viene quindi sviluppato il lavoro iniziato sul precedente With Hearts Toward None, in un continuo crescendo qualitativo, segnato anche dai testi pessimisti e ragionati dal taglio filosofico, pur senza mai cadere in manierismi.
2) Chelsea Wolfe – Into the abyss (Sargent House)
Un album oscuro dove la cantautrice californiana si muove tra post-rock (non a caso tra i vari collaboratori troviamo Mike Sullivan degli americani Russian Circles), ambient denso ed oscuro ed elettronica minimale, non dimenticando una forte componente folk e del gotico statunitense da sempre a lei affine. Leggi la recensione su FLUX
3) Aphex Twin – Computer controlled acoustic instruments Pt 2 (Warp Records)
Il non più giovane protagonista involontario della scena IDM anni novanta è tornato prima con il discusso Syro, poi con questo EP, che sin dal titolo porta di nuovo in piazza la sua eccentrica ironia; essa si rispecchia anche nei brani, spesso pastiche brevi dove campionamenti di strumenti acustici vengono usati come parti elettroniche, creando affreschi sonori sperimentali, dove pervade quell’istintivo senso del ritmo e della “struttura del caos” che tanto ha fatto la fortuna del Nostro, così come un certo gusto ambient caro ai suoi primi lavori. Leggi la recensione su FLUX
4) Akhlys – The dreaming I (Debemur Morti Productions)
Nato come progetto dark ambient dalla mente di Naas Alcameth degli americani Nightbringer, band black metal americana, con The Dreaming I, Akhlys evolve in un maestoso post-black dai connotati ambient ed onirici, dove melodie aliene e dissonanze si legano in un crescendo cinematico dal grande effetto.
5) Vassafor – Invocations of darkness (Debemur Morti Productions)
Il neozelandese Phil Kusabs vanta nel suo curriculum nel metal underground più estremo ed oscuro dell’isola la militanza negli Ulcerate e Diocletian; con il suo progetto Vassafor raggiunge nuove vette unendo un suono oscuro e occulto con tendenze doom, death, e black dal fascino malevolo, con un occhio di riguardo per il riff accattivante sepolto sotto una produzione lo fi, ma mai scadente. La sua produzione dal 2010 ad oggi viene qui raccolta in tre dischi infernali.
6) Marduk – Frontschwein (Century Media, Blooddawn Productions)
Amati, odiati, i veterani della deriva svedese del black metal proseguono ancora oggi, dopo più di vent’anni di carriera, la loro strada, segnata nel nuovo millennio dalla presenza dell’enigmatico frontman Mortuus aka Arioch, mente dei Funeral Mist; superata al momento la loro fase più sperimentale legata proprio al suono orthodox ed alternativo del progetto di quest’ultimo, i Nostri tornano ai temi bellici del tanto osannato Panzer Division Marduk, ma con un suono ben diverso e testi decisamente più maturi e ragionati, con un songwriting moderno e sfacciatamente epico e melodico, ma anche denso ed oscuro; una delle opere migliori della loro carriera, per un black non certo underground, ma che sa colpire come pochi possono.
7) Keluar – Panguna (The Vinyl Factory, Zone)
Un Ep che non rivoluziona il suono del duo autraliano/tedesco, ma che conferma la bontà della loro proposta minimale, tra darkwave, techno e synth pop, il tutto dominato da un’atmosfera liquida tipica del progetto, il tutto con tre inediti ed un remix a cura di The Hacker, rappresentante della scena electroclash e techno francese. Leggi la recensione su FLUX
8) Horrendous – Anareta (Dark Descent Records)
Una grande promessa del death metal progressivo moderno qui totalmente realizzata; se prima si poteva parlare di un buon death old school, o, nel caso del secondo album Ecdysis, di fedeli discepoli dei Death più maturi, ora il gioco è totalmente nelle loro mani, con un death moderno che non si vergogna di essere melodico, ma che sa anche stupire con parti thrash e progressive dove ferocia e maestria si allineano insieme perfettamente. Insieme ai Vektor, tra i grandi nomi della scena americana più giovane nel metal progressivo a tinte estreme.
9) High-Functioning Flesh – Definite structures (Dais Records)
Non forse campioni di originalità i due mutanti di Los Angeles, dato che il debito verso Cabaret Voltaire, primi FLA e Portion Control è sempre palese, ma vincono anche questa volta per genuinità e schiettezza del loro suono a tinte electro punk nell’eccezione più vera del termine; synth e grida anti-establishment a go-go. Leggi la recensione su FLUX
10) Dead When I Found Her – All the way down (Artoffact Records)
Una sorpresa di fine anno, l’album della maturazione artistica per Holloway, tra passaggi electro-industrial alla Skinny Puppy, elementi pop e sintetici delicati, atmosfere malinconiche e molte parti cinematiche, per una produzione moderna proiettata verso il presente ed il futuro. Leggi la recensione su FLUX
Classifica di Marco De Baptistis
LP
1) November Növelet – The World in Devotion (Galakthorrö)
The World in Devotion è il nuovo album di Mr. e Mrs. Arafna. Poco tempo dopo la fondazione di Haus Arafna nei primi anni Novanta, il duo decise di dar vita ad un altro progetto: November Növelet. Siamo in presenza di un “angst pop” industrial tendente verso l’elettro-new wave che qui trova la sua più compiuta evoluzione attraverso un evocativo minimalismo elettronico denso di nebbie, claustrofobia e oscurità post-industriale.
2) Varg – Ursviken (Northern Electronics)
L’LP del musicista svedese conosciuto come Varg (Jonas Rönnberg) uscito per Northern Electronics è l’espressione di una riduzione minimalista di stampo techno ambient che mischia suggestioni black scandinave, kraut e cupa drone-music con l’elettronica del nostro Donato Dozzy. Ursviken è, nel suo ambito, una delle uscite migliori dell’anno.
3) Black Egg – Melencolia (Aufnahme+Wiedergabe)
Melencolia è il secondo album di Black Egg, progetto dark elettronico di Ushersan (ex-Norma Loy, Die Puppe, DZ Lectric & Anthon Shield), qui supportato dalla voce di Corina Nenuphar (Ghost Actor e Vile Oblique). Il disco è ispirato, sin dalla copertina, alla famosissima incisione dell’artista tedesco Albrecht Dürer, Melencolia I. Leggi la recensione su FLUX
4) Twice a Man – Presence (Indigo)
I Twice a Man, pionieristica band dark synth-wave svedese nata a Gothenburg nei primi ’80, torna con un nuovo album per la Indigo, Presence, nuovo lavoro dedicato alla paranoia e alla diffidenza nei confronti dell’altro e del diverso, sullo sfondo dei recenti, tragici eventi di guerra, del fondamentalismo e del terrorismo che insanguinano il pianeta. Leggi la recensione su FLUX
5) Ontal – Entropia (Ad Noiseam)
I serbi Boris Noiz e Darko Kolar, con Entropia, loro primo lavoro per Ad Noiseam, rappresentano un buon punto d’incontro tra la musica post-industriale, nella fattispecie il rhythmic noise, e una techno destrutturata, oscura e futuribile, non disdegnando passaggi in territori IDM e ritmiche metalliche alla Autechre (era Tri Repetae). Leggi la recensione su FLUX
EP
1) Blush Response – Future tyrants (Aufnahme+Wiedergabe)
L’artista americano Joey Blush, trasferitosi di recente da New York a Berlino, è un valido esempio di fruttuosa connessione tra pulsioni techno e suggestioni industrial-EBM nello scenario della musica elettronica contemporanea. Leggi la recensione su FLUX
2) Alvar – Deceivers (Beläten)
Dalla fredda Svezia continuano ad emergere calde ed interessanti realtà in ambito elettro-synth-post industrial. Sotto la sigla warm wave troviamo gli Alvar, duo stoccolmese composto dai coniugi Johanna Backman e Jonas Fredriksson. La loro proposta consiste in una cupa elettro con contaminazioni EBM, cupe atmosfere alla Cold Meat Industry e ipnotiche frequenze angstpop alla Haus Arafna. Leggi la recensione su FLUX
3) Blitzkrieg Baby – Cannibal commando (Beläten)
Blitzkrieg Baby è uno di quei progetti sotterranei degli anni Dieci che bisogna assolutamente ascoltare, arduo da classificare e da incasellare in definizioni che non siano del tipo: “Ultra Negative Industrial Pop”, tra martial-industrial / trip-hop, dark ambient e horror-soundtrack. Leggi la recensione su FLUX
4) Codex Empire – Kingsevil (Aufhname+Wiedergabe)
Mahk Rumbae aka Codex Empire, già noto come membro dei Konstruktivists e per aver fondato insieme ad Andy Oppenheimer il duo Oppenheimer MKII, con il suo EP Kingsevil ci consegna un infuocato e ispirato esordio su 12” contenente quattro brani inediti. Il lavoro, uscito il 30 ottobre 2015 per la label berlinese Aufnahme+Wiedergabe, ci mostra il volto futuribile del neo-cyberpunk post industriale contemporaneo. Leggi la recensione su FLUX
7”
1) Claus Fovea – Cyanide (Sham Recordings)
Viktor Elander, in arte Claus Fovea, è un musicista svedese che si muove in ambito minimal-synth/EBM. Cyanide è il suo primo 7″ ed è uscito nell’estate del 2015 per Sham Recordings. Il lavoro di Viktor ci trasporta negli anni Ottanta più alternativi e sintetici, in sale da ballo fumose in cui androginia, spirito queer ante litteram e vestiti neri la facevano (e la fanno ancora) da padroni. Leggi la recensione su FLUX
Classifica di Andrea Piran (in ordine casuale)
Premessa
In un periodo in cui il ritorno al concetto di singolo è il risultato dell’utilizzo di servizi come Spotify, il rilascio di dischi concepiti come un’unica composizione, e non un insieme di tracce, è l’elemento chiave di questo anno. I lavori di Sunn O))), con una sola pista in tre parti e la pubblicazione dei testi del libretto per la prima volta, e MZ.412, con un album dal vivo, senza i titoli del brani, si presentano come un esempio di questa tendenza che può essere riscontrata in quasi tutti i dischi scelti.
1) Richard Garet – Meta (LINE)
Il più impressionante brano sonono dell’anno, un lavoro di sottili sfumature.
2) How To Cure Our Soul – Saigon (Audiobulb)
Un tipico ascolto da cuffia che perde gran parte del suo impatto in un ambiente rumoroso come può essere l’automobile, ma è affascinante.
3) Tiziano Milani – Materia Storie da ciò che rimane (Setola di Maiale)
La metafora nelle note di copertina di “Tiziano non chiude la porta alle nostre spalle, ma piuttosto spalanca la finestra” è forse più vicina alla realtà di quanto si possa immaginare.
4) Sunn 0))) – Kannon (Southern Lord)
Dopotutto, rimane la band metal più importante in circolazione. Per la prima volta, cerca di trasmettere un messaggio, piuttosto che fondare la propria musica sull’impatto sonoro.
5) MZ.412 – Hekatomb (Cold Spring)
Dopo tutti questi anni, rimangono quasi essenziali.
6) Godspeed You! Black Emperor – Asunder, sweet and other distress (Constellation)
Con un solo brano in quattro movimenti, affinano la loro struttura musicale.
7) Pietro Riparbelli – Vacuum (Dirter)
Questo album mostra un elemento narrativo che era assente nelle versioni precedenti di questo artista.
8) Am.Eise – Untitled (Attenuation Circuit)
Vicino ad una forma di radiodramma e avventuroso nella costruzione del suono, è un ascolto impegnativo di un progetto in grado di estrarre piccoli frammenti di inquietudine da un grande quadro di tranquillità.
9) Sindre Bjerga & Micromelancolié – Invisible paths (Zoharum)
Un esempio di quello che è stato definito “il cinema per l’orecchio”, per come suona come qualcosa di veramente evocativo del paesaggio sonoro in cui viviamo.
10) Randal Collier-Ford – Remnants (Cryo Chamber)
Un esempio di come rinnovare un genere facendo uso di influenze derivanti da altri sentieri musicali.
Classifica label (in ordine casuale)
1) Aufhname+Wiedergabe
2) Ad Noiseam
3) Zoharum
4) Artoffact records
5) Beläten
Si sono distinte per album particolarmente buoni anche la Raumklang, la Anywave Recordings, la Electro Aggression Records e la HANDS.
Buon 2016 da noi, e continuate a seguirci!