Pubblicato da Alessandro Violante il ottobre 17, 2015
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Spesso le cose migliori accadono nell’ombra, e Sonic Intangible di Johnny Welch è una di queste: si tratta di un documentario caratterizzato da un taglio fortemente sperimentale in termini di montaggio, sonoro ed espedienti visivi che recuperano il modus operandi degli artisti appartenenti alle avanguardie storiche del XX° secolo.
Sonic Intangible è un breve documento, in uscita alla fine del 2015, che approccia in modo particolare il cosiddetto nuovo suono elettronico underground facendo parlare tre protagonisti di questa nuova emanazione, tre artisti associati alle città in cui operano e a differenti contesti ed espedienti visivi. Quel che unisce immagini, parole e brani è l’idea alla base del loro lavoro: Amnertia, il progetto dell’inglese Max Leonard Hitchings, si concentra sulla musica come flusso in movimento e come necessità. L’individuo possiede la musica e viceversa, e questa viene associata ad un treno in corsa e a cupe immagini di fabbriche. Il suono del progetto è ambientale, oscuro, ed i beat sono lancinanti e tetri.
I Keluar, invece, si muovono a Berlino e si soffermano sul rapporto tra musica, corpo e movimento, e tra corpo e corpi all’interno dello spazio fruitivo musicale. Alla base di tutto c’è l’esperienza, ovvero la situazione in cui ci si trova inseriti, in cui la musica aziona automaticamente i nostri movimenti, e questo diventare tutt’uno con ciò che sta attorno alla persona è una forma di trascendenza. Le immagini, neanche a dirlo, si concentrano sui corpi e li fotografano nel dettaglio, mostrando la carne per quella che è, eliminando l’aura che siamo soliti costruirci attorno. Il loro suono è una particolarissima forma di minimal synth che molti già conoscono.
Evil Moisture, invece, è inglese e ha vissuto in Francia per dieci anni, e il suo approccio è più concettuale, incentrato sul concetto di proprietà delle idee e del prodotto creativo. Questa mancanza di appartenenza viene spiegata come risultato del mutamento operabile sul frutto dell’atto creativo, che talvolta porta a rendere l’originale irriconoscibile. Il suono è noise sperimentale e destrutturato e le immagini si concentrano su luridi spazi chiusi e close-up di boschi, elementi naturali e ambienti degradati.
Nell’attesa di approfondire maggiormente l’argomento con i protagonisti nei prossimi mesi, vi invitiamo a visionare il trailer, quest’ultimo già disponibile.