Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 1, 2015
Click here to read this interview in english!
Oggi parliamo con Ophelia The Suffering, uno dei nomi più interessanti degli ultimi due anni nel panorama IDM e Rhythmic Noise, che in pochissimo tempo è uscita con ben due album particolari e, in un certo senso, innovativi: Carnival of catharsis (qui la recensione) come Ecstasphere e Breathe come Aphexia, entrambi usciti per la Raumklang Music di Dirk Geiger. La particolarità dell’artista, che passo dopo passo sta ottenendo buoni riscontri in Germania (e che speriamo di vedere presto anche in Italia), è la mescolanza tra ritmiche dure ed elementi di musica classica: pianoforte e violino dialogano con ritmiche distorte e di matrice più IDM. Parliamo quindi direttamente con Ophelia del suo approccio alla musica e dei suoi nuovi album.
1) Ciao Ophelia, sei reduce dall’uscita di due nuovi album e stai facendo sempre più concerti. Parla ai nostri lettori delle tue due entità musicali, Ecstasphere ed Aphexia. Che cosa vuoi esprimere con la tua musica?
Buonasera, Alessandro! Beh, la mia musica è il mio modo di rivelare me stessa al mondo esterno, chiamala la realtà oggettiva se credi in quel tipo di cose, è la diretta manifestazione della mia sostanza, dei miei pensieri, delle mie emozioni, dei miei processi mentali. Quel che faccio con la mia musica, attualmente, è desquamare me stessa più che a sufficienza. Non è solo una attività divertente per me, ma per esistere ci faccio affidamento. Credo che essere capace di esprimere me stessa in questa maniera particolare mi abbia salvato la vita tante volte, così è un dono del quale mi sento estremamente grata.
2) Cominciamo parlando di Carnival of catharsis, un disco molto particolare e innovativo nella scena rhythmic noise / IDM. Ci sembra che sia il primo esempio di incontro così ben riuscito tra le ritmiche che contraddistinguono il genere e gli elementi di musica classica. Quello che è bello nel disco è che due generi così diversi non solo si incontrano, ma comunicano perfettamente parlando la stessa lingua. Sei tu l’artefice delle melodie?
Grazie per le tue parole gentili. Sì, ogni struttura, melodia, ritmo e parola che ascolti nei miei album generalmente è scritta e sviluppata esclusivamente da me, perché nel contesto musicale (e soltanto in quello, sto sperando) sono fottutamente egocentrica che deve sempre fare quello che desidera. Sono sufficientemente ossessionata dal fatto che devo concettualizzare tutto quello che creo fino al minimo dettaglio. Su “Carnival of Catharsis” anche ogni melodia è stata composta da me, così come gli altri elementi musicali. C’è però una eccezione: l’idea originale per il brano Army Of Puppets, nei confronti del quale mi innamorai immediatamente, nacque all’interno della mente di un altro artista. Ebbe origine come una breve collezione di trame musicali all’interno di un file di Cubase creato dal mio amico di lunga data Lene Gadewoll, che gentilmente mi diede la possibilità di sviluppare un intero brano a partire da quella idea, perché esteticamente si sposava molto bene con il resto dell’album.
3) Ci è sembrato che in un anno (ma già in Klangporträts il cambiamento si era sentito) tu abbia compiuto passi da gigante nella composizione: Feed your head (qui la recensione) fu già molto buono ma forse ancora un po’ debitore delle influenze del genere, mentre in Carnival of catharsis viene più fuori una formula personale, un suono “alla Ecstasphere” che ti rende subito riconoscibile. Hai trovato la tua dimensione ideale o il tuo è un suono in costante mutamento e un domani potremmo ascoltare qualcosa di ancora differente?
“Feed Your Head” fu un primo passo veramente importante per Ecstasphere, e ancora mi piace guardare indietro a questa particolare manifestazione del mio sviluppo, ma ovviamente, oggi mi trovo da un’altra parte, musicalmente e per quanto riguarda il resto. Ho appena compiuto 22 anni e sto ancora imparando quotidianamente molte cose riguardanti la musica, così ovviamente il mio suono tende a mutare velocemente e molto. Non penso che “Carnival of Catharsis” rappresenti una estetica sonora che formerà troppo i miei album successivi, piuttosto lo considererei un altro passo verso la direzione verso la quale mi sto muovendo. Non sto ambendo a trovare un suono comune a tutti gli album del progetto e a perfezionarlo, voglio sviluppare il suono e cambiarlo, ma penso ancora che “Carnival of Catharsis”, così come tutte le altre release di Ecstasphere, portino una certa impronta che suppongo che tu sarai sempre capace di riconoscere nel mio lavoro.
4) Quali sono – ammesso che ci siano – i punti di contatto tra quello che fai con Aphexia e quello che fai con Ecstasphere? L’uno influenza l’altro in qualche modo?
Lo spiegherò brevemente ed in maniera vaga, se posso: con Ecstasphere esamino e confronto me stessa, mentre con Aphexia mi amo e mi venero.
5) La metafora di Carnival of catharsis ha qualcosa a che vedere con un’esplorazione interiore, con l’incontro col proprio Io e con la paura di sbagliare nel fare scelte che possono rivelarsi disastrose? Nella descrizione dell’album dici che commettere errori ti costerebbe molto, ma non è anche dagli errori che impariamo?
Gli errori dei quali sto parlando in questo caso fanno riferimento all’atto del dubitare di se stessi e all’autodistruzione. La metafora che sottintende l’album “Carnival of Catharsis” è la quintessenza di una esplorazione interiore, ma noi stiamo parlando dell’esplorazione dei “più oscuri” regni della mia mente, posti che ho già visitato migliaia di volte e che non richiedono di essere ulteriormente DECODIFICATI ma di essere lasciati stare. E’ per questo che l’idea di CODIFICARLI in una metafora si rivelò un buon modo di liberarmi di questi schemi distruttivi.
6) Breathe (qui la recensione) mi sembra invece che nasca da un’urgenza di uscire fuori dalle gabbie sociali ma anche da quelle musicali (e mi sembra che, almeno musicalmente, raggiunga il suo scopo). Cosa vuoi esprimere con questo album?
“Breathe” parla, in poche parole, di come le cose siano relative, degli sfocati confini tra identità ed ambiente. Indirizza l’idea di libertà su più livelli differenti.
7) Ofelia è anche un personaggio dell’Amleto di Shakespeare. Che legame hai con la sua figura? Pensando a Carnival of catharsis e leggendo la descrizione dell’album, mi sembra che l’immaginario che crei abbia qualche legame con il linguaggio della rappresentazione teatrale.
L’Ofelia di Shakespeare, un personaggio che ho studiato per parecchio tempo, è la fonte di ispirazione per il mio nome. Per me, l’essenza di questo personaggio è sempre stato lo sforzo per liberarsi dalle infinite strutture repressive che la circondavano e, ironicamente, la sua volontà di sopravvivere, sebbene lei si affoghi in un fiume all’interno della storia dell’Amleto. Credo che lei sia il solo personaggio in quella storia che trovi la sua strada per la libertà. L’Ofelia di Shakespeare trova la libertà nella pazzia, io la trovo nell’arte. Sorprendentemente, sebbene io capisca il tuo punto di vista concernente una atmosfera condivisa da entrambi i lavori, “Carnival of Catharsis” è il primo lavoro che ho sviluppato senza stabilire un collegamento diretto o meno all’Amleto, il personaggio di Ofelia o il lavoro di Shakespeare in generale.
8) Parliamo di Katharsis, la serie di concerti e dj set che state organizzando ad Amburgo: avete già portato SaturmZlide, Mono No Aware, e adesso porterete Swarm Intelligence. Quanto queste esperienze ti stanno maturando e quanto hanno influito sullo sviluppo della tua musica?
Organizzare il Katharsis insieme al resto di questa squadra meravigliosa si è rivelata una esperienza che mi ha arricchito e che mi ha toccato, ma mi piace tenere questa esperienza a distanza dai miei progetti musicali. Questa meravigliosa festa che stiamo organizzando ad Amburgo non ha nulla a che fare con Ecstasphere, Aphexia o nessun altro dei progetti ai quali sto lavorando, e mi piace il fatto che sia così.
9) Quando casualmente ho scoperto questa musica durante un live di Synapscape, ho notato che non è così scontato trovare articoli di qualunque genere che ne parlino, eppure si tratta di musica, quella rhythmic noise e non solo, che propone spesso lavori interessanti che rappresentano una evoluzione della musica elettronica lontana dalla costante riproposizione dei soliti clichè, come accade invece nella sfera del mainstream. Proprio perché è musica innovativa, in teoria se ne dovrebbe parlare molto (magari in Germania se ne parla di più, in Italia molto poco), e invece non accade. Secondo te perchè? Forse per la sua natura particolarmente underground?
Tutta l’estetica del suono industriale ha sempre avuto una tipologia di approccio estremamente underground nei confronti della musica. Non è particolarmente rappresentante del modo in cui la musica viene vissuta dal consumatore standard. L’utilizzo di suoni non convenzionali e di strutture musicali, l’innovazione e la progressione del concetto di musica non sono cose che molte persone cercano nella musica, e così non mi sorprende che questa tipologia di musica non riesca a raggiungere un pubblico più ampio. Inoltre, questo mi preoccupa e mi fa pensare alla natura umana abbastanza frequentemente.
10) Pur non avendo mai visto una tua performance live, mi è sembrato di capire che alla musica associ parole e frasi. Ci spieghi il legame? Vedi possibile un live in Italia?
Utilizzo i miei live visual come un modo di diffondere messaggi al mio pubblico. Le sfumature politiche e filosofiche della mia arte sono manifestate in quei messaggi. Quei visual sono ancora molto semplici e ho in mente di renderli più complessi ed enfatici in futuro, e non vedo l’ora di farlo. Sono sempre alla ricerca di possibilità di suonare in posti differenti di fronte a pubblici differenti, così ovviamente sarebbe splendido suonare anche in Italia, adorerei farlo.
11) Ti ringraziamo del tempo dedicatoci e ti auguriamo il meglio! Invita i lettori ad acquistare i tuoi nuovi album!
Grazie per il genuino interesse manifestato nei confronti del mio lavoro e per la possibilità di rivelarmi un po’ di più ai lettori. Le tue domande sono state davvero interessanti, come mi ero aspettata, e mi è piaciuto veramente rispondere. Voglio invitare qualsiasi lettore interessato a dare un ascolto alle mie nuove uscite per la Raumklang Music, “Carnival of Catharsis” di Ecstasphere e “Breathe” di Aphexia. Potete trovarle su Bandcamp qui o semplicemente ordinarle da vari mailorder tra i quali quello della Ant-Zen e quello della Raumklang Music. E per chiunque fosse interessato alla fusione di questi due progetti, posso ancora raccomandare l’album uscito a febbraio Klangporträts I+II (qui la recensione), che potete scaricare dalla pagina dell’artista.