Pubblicato da Alessandro Violante il ottobre 2, 2015
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Omaggio ad uno dei più famosi album dei Depeche Mode (in cui la morte sostituisce il fato e l’inganno la devozione, una più che velata critica all’universo degli Inglesi), il secondo lavoro di Black Egg nel giro di un mese presenta l’altra faccia della medaglia del progetto: trattasi infatti di un lavoro acustico che esplora territori musicali completamente diversi rispetto alle oscure sperimentazioni di Melencolia (qui la recensione). In Songs of death & deception, infatti, Usher San manifesta la volontà di non rimanere schiavo del genere che lo aveva reso famoso alle orecchie dei fan della Aufnahme+Wiedergabe.
Piuttosto, qui il musicista recupera riferimenti dark folk tra i quali Fad Gadget, coverizzando Back to nature, ma anche Nico nella cover di Petit chevalier, quest’ultima già presente nel lavoro precedente ma qui resa in chiave folk, spogliata di quell’aura sinistra che possedeva nel disco precedente, sempre cantata dalla figlia del musicista. Non è l’unico esempio di brano già presente nel lavoro precedente che ritroviamo qui riletto: il medesimo procedimento avviene in King. Anche qui la chitarra acustica si va a sostituire all’atmosfera onirica dell’originale. Qui il brano perde in tenerezza e guadagna in malinconia.
Il brano che subisce, tra i due album, la maggiore trasformazione, è Black sun, versione acustica della opener del precedente lavoro In the black sun, qui brano lineare con, in sottofondo, la voce di Corina Nenuphar, che in Melencolia aveva tutt’altro mood: astratta, ridondante e dal forte sapore oscuro. Il motivo iniziale di Sigils ha qualcosa in comune con I feel you, non a caso l’opener del disco dei Depeche Mode che ha fornito al Nostro il titolo del lavoro, mentre la pianistica Everything emerge, con delle interessanti trame pianistiche, nel lotto dei brani (tanti, per la verità, forse troppi), e anche Golden secret, anch’essa pianistica, è uno degli episodi migliori.
Gli altri brani del lotto seguono la medesima direzione: un sound acustico di impronta oscura, se si pensa agli accordi utilizzati ed alle atmosfere funeree. Del resto, sebbene questo lavoro uscito per la francese Unknown Pleasures Records suoni piuttosto monolitico rispetto al suo immediato predecessore, l’idea alla base dei due lavori è completamente diversa sin dalla front cover. Qui quel che interessa a Usher San è la ciclicità della vita sino al sopraggiungere della morte, quell’uovo nero da quale proveniamo e verso il quale ritorniamo, e di conseguenza il mood non può che rispecchiare questo.
Da mondo mistico-oscuro a canto del progressivo e inesorabile declino, Black egg, premesso che la morte non si possa vincere, trova il modo di affrontare le difficoltà della vita insieme in We shall win, un disperato tentativo. Sua figlia, la petit chevalier, è la persona verso la quale l’artista si proietta, ripercorrendo mentalmente la giovinezza in Young men e ragionando sul ciclo della vita in Back to nature, che è insieme una riflessione sulla nascita e sulla morte (in particolar modo quella del padre). Chiude l’album un rework di We shall win operato da HIV+, il mastermind della label francese, che impreziosisce di un mood elettronico vagamente atmosferico il brano, brano di presentazione dell’album già disponibile da qualche giorno.
Songs of death & deception, sebbene non mostri la stessa varietà compositiva di un disco ben più denso di idee musicali come Melencolia, possiede un suo messaggio intrinseco e mostra, uno dei pochi casi della storia, come il musicista componga musica totalmente differente in base al proprio trascorso, al proprio mood, e qui riflette quello che la creatura Black egg rappresenta oggi: un viaggio lungo anni, due album molto diversi ma nati in momenti diversi, e che lasciano libera l’interpretazione di quello che ne seguirà. Ad Usher San, questo si è capito, non piacciono le classificazioni. Chiamatela semplicemente Musica.
Label: Unknown Pleasures Records
Voto: 8