Intervista agli Schonwald

Pubblicato da Alessandro Violante il gennaio 4, 2015

schonwald-intervistaClick here to read this interview in english!

Gli Schonwald sono un duo italiano dedito ad un mix tra post punk, minimal wave e shoegaze che abbiamo visto live poco tempo fa e recensito su queste pagine. Abbiamo intervistato Alessandra Gismondi e Luca Bandini perchè stanno creando ottima musica, sono molto abili anche sul palco e hanno già nuovi progetti di cui parlare e, inoltre, perchè il loro è un progetto tutto italiano. Parliamone con i diretti interessati!

1) La prima domanda è di rito: presentatevi ai nostri lettori. Ho provato a cercare, senza successo, cosa volesse dire Schonwald. Cosa significa e, sulla base di questo, cosa rappresenta per voi?

Luca: Siamo un duo composto da Alessandra (voce, basso) ed io (chitarra, synth e drum machine). Schonwald è il cognome di mia madre, mio nonno aveva origini austro-ungariche, noi abbiamo eliminato dal cognome i due puntini sulla O (ö la umlaut o dieresi), quindi il significato è cambiato da “Bel bosco” in “Già nella foresta” ovvero “Essere nella foresta”.

2) Tra Amplified nature e Dream for the fall sono passati sei anni. Cosa è successo nel frattempo? A che progetti vi siete dedicati?

Alessandra: In realtà sono passati 5 anni, Amplified nature è uscito nel 2009 ed il nostro ultimo album nel 2014. Negli ultimi anni, infatti, ho preso parte in altri progetti musicali (Pitch, Vessel, Schonwald) e questo non mi ha consentito di fare uscire altri dischi in contemporanea perchè sarebbe stato controproducente ed impossibile organizzare tour promozionali. Da allora ad oggi abbiamo pubblicato il quarto cd di Pitch e due E.P. con Vessel, mentre con Schonwald siamo stati presenti in varie compilation internazionali. Entrambi abbiamo suonato con i Pitch per una decina di anni, poi abbiamo deciso di concentrarci esclusivamente con Schonwald.

3) Parlando del vostro ultimo album, Dream for the fall vi ha permesso di ottenere una certa visibilità grazie alla label francese Anywave. Come ci siete entrati in contatto e vi sentite soddisfatti dei risultati ottenuti finora?

Alessandra: Siamo entrati in contatto con l’etichetta quando abbiamo avuto l’occasione di condividere il palco nel 2013 durante il tour promozionale di Mercurial a Parigi e Lille con AVGVST, la band di Aurelien Delamour, il quale ha fondato Anywave insieme a Myriam Berchechat. In seguito è nata la collaborazione tra Anywave e Manic depression records per la pubblicazione del nostro ultimo album.

4) La copertina dell’album è senz’altro enigmatica. Che relazione c’è tra il titolo, il suo significato e l’artwork? Cosa vuole esprimere?

Luca: La grafica dell’album è stata pensata e sviluppata da Myriam Berchechat prendendo spunto dal mood delle canzoni, dai testi e anche dal titolo dell’album. Sia per Alessandra che per Myriam è stato molto importante focalizzare il significato simbolico ed esoterico che esprime la mela ed il doppio significato della parola “Fall” (caduta, autunno). L’artwork stilisticamente ci rappresenta in pieno e riteniamo che si sposi perfettamente con l’ascolto del disco.

schonwald-promo-25) La vostra ricetta viene descritta un po’ come l’incontro tra il post punk, lo shoegaze e la darkwave, ovviamente condito con la vostra originalità. Ho notato che i vostri testi giocano molto su una dualità I / You e, in generale, che tendono molto al personale. Pensate che questi generi si prestino ad utilizzare questo tipo di temi?

Alessandra: A mio avviso non esiste un genere musicale che a priori richieda uno specifico stile di scrittura dei testi. Secondo me scrivere i testi di una canzone è comunicare senza troppi schemi e lasciare fruire liberamente le proprie sensazioni ed immagini che più si avvicinano alla mia esperienza di vita. Solitamente i miei testi sono ripetizioni di frasi e parole che danno alla canzone un’impronta più ipnotica ed ossessiva.

6) Come avviene il processo c0mpositivo? Vengono prima i testi, la musica, o è un processo casuale? Come nasce un vostro brano?

Luca: Le tracce nascono da basi ritmiche di drum machine, poi seguono basso, chitarra, synths e per ultima la voce con la melodia vocale e testo. Non è mai un processo casuale, la formula è semplice e sempre la stessa.

7) Sono felice che, per una volta, un gruppo italiano originale riesca a trovare il successo che merita. So che siete sempre in tour e che suonate nelle roccaforti più importanti per un certo sound. Chi sono gli artisti coi quali, in tour, vi siete trovati meglio finora?

Alessandra: La fortuna di fare nella vita ciò che più ci appassiona è un successo. Abbiamo suonato nei palchi più belli e prestigiosi, avuto la possibilità di confrontarci con realtà musicali meravigliose ottenendo molti consensi da parte di pubblico e critica. Quando abbiamo l’occasione di suonare con altre bands è sempre un piacevole stimolo, al momento ci riteniamo fortunati perchè abbiamo sempre condiviso il palco con artisti sinceri e di grosso spessore.

8) Secondo voi è possibile, per una proposta musicale come la vostra, costruire un forte seguito in Italia al pari dei musicisti indipendenti che vanno molto per la maggiore nel mercato discografico? Che cosa cambiereste nel mercato italiano della musica alternativa / indipendente?

Luca: Riteniamo che in Italia sia difficile avere un seguito importante per quanto riguarda il genere che proponiamo. In ambito discografico alternativo / indipendente ci sono ottime etichette in Italia che lavorano benissimo.

9) Parliamo della questione vinile / cd. Ho qui accanto a me il vostro ultimo cd ma, nell’ultimo vostro concerto, ho visto i vinili in bella mostra e, su Discogs, i brani di Dream for the fall sono elencati “come da vinile”. Come mai questa scelta? E’ legata al recupero della dimensione analogica della musica o c’è dell’altro?

Luca: Abbiamo sempre pubblicato su vinile, CD e in digitale, tutti i supporti analogici o digitali sono apprezzati e la scelta è stata condivisa con l’etichetta che ci ha sempre supportato.

10) Dimensione live versus studio di registrazione. Avete qualche preferenza? Che cos’è che si può fare live (e non in studio) e viceversa?

Luca: Amiamo suonare dal vivo e ci piace molto anche registrare in studio. Sono due mondi completamente diversi e non comparabili. Nel live la performance fila tutta d’un fiato ed il coinvolgimento con il pubblico regala emozioni estemporanee, mentre il lavoro in studio è sempre diverso per ogni canzone: alcuni brani vengono sviluppati e lavorati come un work in progress e la canzone viene creata proprio in studio e, così facendo, si scoprono nuovi suoni mentre, altre volte, entriamo in studio con le canzoni già pronte e con le idee ben chiare su cosa dobbiamo fare.

Alessandra: Il tour promozionale di Dream for the fall prosegue nel 2015 con ancora tante date in Italia e in Europa, infatti, abbiamo in programma concerti fino a primavera inoltrata. Inoltre, un nuovo album è già pronto e prevediamo di farlo uscire il prossimo settembre. 

11) Quali progetti avete in mente per il futuro? Che mi dite degli Shad shadows, ad esempio?

Luca: Shad shadows, invece, è un nostro nuovissimo progetto completamente elettronico, senza chitarra e basso per intenderci. Siamo orientati alla ricerca di suoni che rimandano alle colonne sonore, ai suoni industrial dance di fine anni ’80 e ’90 e probabilmente uscirà un E.P. nella primavera del 2015.