Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 9, 2012
Missione delle anime morte. Sembrava dover finire così, ogni volta sembrava la fine di quel gruppo leggendario, di quell'”erezione fulminante” che aveva scosso il mondo della musica con l’invezione del concetto di suono industriale, che aveva spinto Monte Cazazza a definire lo slogan “Industrial Music for Industrial People”. Loro sono ancora qui a riscrivere il loro ennesimo testamento musicale, spirituale e concettuale. A riscrivere ancora una volta, a reinventare e a ricordare la lezione. Ad impartirla agli scolari di tutto il mondo, persi dietro le innumerevoli evoluzioni del genere. Questa volta sono “soltanto” Cristopherson e Cosey, Chris & Cosey, e Carter. Questo loro ennesimo esperimento, così difficile, così fuori dal coro e così emblematico e puro è un doppio disco. Il primo è un rifacimento, un riarrangiamento e un ripensamento dell’album Desertshore di Nico del 1970. Il disco è considerato un capolavoro della musica e viene rimaneggiato dagli X-TG sezionandolo e consegnando un lavoro completamente nuovo, fuori tempo e pregno di significato. Alla voce ci sono alcuni dei più grandi frontman della prima musica industriale e d’avanguardia in generale, tra i quali Blixa Bargeld degli EN. Inutile parlare dei singoli brani, un ascolto difficoltoso che necessita di una atmosfera particolare. L’idea nasce nel 2009 da Chris per celebrare il lavoro di Nico, viene realizzato in quell’anno ma pubblicato solo ora. Final report è invece il ritorno delle anime morte che sembrano nuovamene venire a chiudere un sipario mai chiuso. E’ il testamento di una fenice che risorge sempre dalle sue ceneri ogni volta che è necessario ricordarci quale sia la strada da seguire. E nei momenti di difficoltà identitaria come questo, la fenice torna a bruciare, e come brucia bene… Anche in questo caso è inutile soffermarsi sui brani quanto invece concentrarsi sull’esperienza scaturita da un lavoro che affonda saldamente le proprie radici in un sound che è un flusso, una sperimentazione che riprende vecchi temi e li rielabora in chiave odierna, ma sempre con un grande occhio lanciato verso il passato. Caos controllato, anti-struttura semi-strutturata. Insomma, il messaggio non cambia, ed è quello che è importante. Questo è l’industrial. Anche questo è un lavoro difficile, nessun vocal, nessuna struttura definita, solo susseguirsi di suoni e di flussi compositivi che si susseguono l’uno dopo l’altro, da Stasis a The end, che è un brano muto e che indica che non c’è più niente da dire perchè tutto è stato detto. Almeno per oggi, almeno per oggi. E in questa mutezza si conclude la nostra esperienza musicale che subito vuole essere ripetuta, perchè si sente subito la necessità di ricominciare da capo e di cercare di capire qualcosa che non si può capire realmente bene, perchè bisogna godere il flusso e non tentare inutilmente di tradurlo in un concetto chiaro. La missione delle anime morte ha colpito ancora una volta nel segno. I posteri risponderanno a questo lavoro fondamentale. Ancora una volta l’erezione fulminante. Ancora una volta lo spirito del COUM.
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