WON – Isolution

Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 5, 2013

COVER isolutionJuan Atkins, uno dei padri fondatori del genere detroit techno e della techno in generale, diceva: Voglio che la mia musica suoni come due computer intercomunicanti, non voglio che sembri una band reale. Deve suonare come se l’avesse fatta un tecnico. Ecco cosa sono io: un tecnico con sentimeni umani. Nonostante le distanze temporali, questo è ancora il principio che viene seguito da una realtà come WON, è il linguaggio di una techno riletta attraverso i canoni di certa Plus 8 e di certa Warp records, nonchè debitrice di certi echi ossessivi e, se è possibile passare il termine, industriali. Un nome su tutti è quello di Richie Hawtin degli anni migliori riletto in chiave claustrofobica a là The Prodigy di Music for the jilted generation. Non stiamo però parlando di un nome internazionale quanto di un nostro connazionale, di Marco Ricci, leader di un altro progetto, quest’ultimo appartenente alla scena indie, ovvero Casa del mirto, molto popolare negli ultimi anni. Il registro in questa sede è molto diverso: In queste sette tracce traspare la volontà da parte dell’artista di rielaborare la lezione del minimalismo più claustrofobico e di darne la forma che potrebbe tranquillamente avere uno dei dischi più ispirati della suddetta Warp, però qui siamo su altri lidi, siamo sulla Ample play records dei Cornershop, sì, proprio loro. Questo ci è di aiuto per comprendere la portata internazionale, ma questo aspetto interessa relativamente. In un panorama dominato sempre più dalle influenze del genere dubstep e dalle derive più cool, questo disco si inserisce come una apprezzata parentesi che figurerebbe molto bene tra i lavori di due decadi fa. Musicalmente non c’è moltissimo da dire: la musica è old school techno di ottima fattura. Ricorrendo nuovamente alla citazione, Derrick May descrisse la prima techno come l’incontro tra George Clinton e i Kraftwerk in un ascensore. Qui nell’ascensore ci sono Richie Hawtin Aphex Twin, con le dovute proporzioni ma senza sminuire quello che è un ottimo lavoro da parte di un connazionale che quindi vale anche di più. La freddezza di un brano come l’opener Helsinki sa di impronta europea, ariosa nella sua durezza, al contrario la successiva Isolution entra in territori più cupi, più duri, una sorta di isolamento come soluzione, la summa del musicista che nella sua cameretta compone i suoi brani i quali rappresentano la sua vita. Idyll I prosegue su impronte simili e così via interrotti dall’ambient di un brano come 2,3,5,7,11 sipario che spezza la ritmica 4/4 sempre presente e che rappresenta il famoso ascensore di cui si parlava poc’anzi. Dopo un altro episodio molto ben fatto come Idyll II segue il primo singolo estratto che allo stesso tempo è un non singolo, quella Face simmetry dura, fortemente techno, che tuttavia non è uno dei migliori episodi ma che verrà sicuramente ricordata per il video, altrettanto duro e altrettanto brutale quanto inutilmente provocatorio, uno dei pochi tasti dolenti del lavoro che tuttavia viaggia al di fuori della musica, che è sempre la cosa più importante. Chiude Klin, il miglior brano del lavoro secondo una ottica di techno claustrofobica che fa leva sull’insistenza del beat per tutta la sua durata e che ci riconsegna i momenti migliori della musica techno. Un disco di un certo rilievo per il panorama attuale che non mancherà di far parlare di sè. Consigliato.

Voto: ◆◆◆◆◇

Label: Ample play records

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