Pubblicato da Alessandro Violante il giugno 19, 2016
Un ritorno sui propri passi, alle radici del suono techno: questo è quanto propostoci dal polacco Pawel Kmiecik, in arte Wieloryb, giunto con Semantik al quarto lavoro per la Hands Productions, uscito il 22 aprile in occasione della sua performance al Forms of Hands. Già dopo la pubblicazione delle prime previews di questo album, disponibili già da mesi, i fan del progetto polacco avevano percepito il parziale cambiamento in atto nella musica del Nostro, che si era lasciato alle spalle le ritmiche squadrate dei due precedenti Namaste e Root per tornare a fare uso di certe ritmiche più puramente techno, il cui uso era stato parzialmente esplorato già nel debutto per la label di Udo Wiessmann, Empty del 2011.
Considerato a ragione tra i più talentuosi esponenti della scena rhythmic noise moderna, con Semantik, Wieloryb crea un lavoro più personale e “umano”, a fronte dell’astrazione cacofonica presentata in passato. Al centro del nuovo album c’è l’uomo, come indicato nella copertina, che si muove sicuro su una striscia pedonale, e questa sicurezza è riscontrabile anche nella musica contenuta, che viaggia su ritmi quadrati di matrice techno industrial, sempre mantenendo, più o meno vistosamente, alcune parentesi power noise che rappresentano i trademarks del progetto.
Appena schiacciato il tasto play, abbiamo l’impressione di ascoltare una forma di caos controllato inserito all’interno di una rigida struttura techno, e infatti la title track è lenta ma pesante come un macigno, un ritmo ricco di sommovimenti interni che compongono una matassa difficile da sbrogliare. Incedere marziale e suoni lancinanti che richiamano il compagno di etichetta Geistform sono gli elementi chiave di un brano che va diritto al punto. Si prosegue su una linea simile con le successive Statistik e Solar sides: la prima comincia con una ritmica di matrice technoide, lasciando presto spazio ad un brano dritto e scevro da qualsiasi fronzolo, e questa linea viene percorsa per l’intera durata del brano, mentre nel secondo emergono samples di bambini coinvolti in un gioco (o in una preghiera?), che presumibilmente cantano in polacco, per poi lasciare spazio ad un brano techno industrial farcito di suoni che ricordano un treno in corsa. Quando si parlava di umanità dell’album in questione, lo si faceva anche in relazione ad un uso del sampling differente, più umano: non più tratto dal cinema, ma dalla vita reale, e i ritmi di matrice techno ricordano più il battito del cuore che lo sferragliante sfregamento delle macchine industriali.
Se la successiva Crash report (dance mix) è un interessante esperimento che rilegge le soluzioni musicali adottate nel recente passato del Nostro in chiave techno, mescolando sapientemente accenni di fraseggi rhythmic e pulsioni quadrate particolarmente incisive in costante mutazione, Behi Jessir (44 Second Long Remix) è una lunga suite di undici minuti dai tratti mediorientali, in cui un beat 4 / 4 si ripete incessantemente, mutando forma e diventando sempre più robusto e “fisico”, sul quale, successivamente, sequenze di suoni da fabbrica si inseriscono perfettamente.
Dopo questa prima parentesi dell’album più propriamente techno, con brani come Sensis e Umbro, il Nostro torna a proporre il suo classico suono rhythmic industrial, ma con una raffinatezza maggiore rispetto al passato, anche merito di una produzione radicalmente diversa rispetto a quella di Root, meno distorta e meno incisiva, ma più densa e pastosa. Brano da manuale del genere il primo, più variegato il secondo. In particolare, quest’ultimo, col suo ritmo tribale, ricorda i riti delle tribù africane e, allo stesso tempo, i treni in corsa lanciati a velocità da crociera (in questo album, Wieloryb riduce i battiti per minuto), mentre la distorsione ha un ruolo di supporto, ma più marginale. La deflagrazione ritmica più vicina alla sua classica ricetta noise prosegue con Symantik, in cui, su un ferale mid tempo, si ergono rapidi tempi hardcore techno al fulmicotone, a dimostrazione delle influenze del Nostro, che entrano ed escono velocemente dal gioco.
Lo stesso carattere ritmico tribale lo si ritrova in Mona Liza 3.0, un altro brano in cui il rhythmic industrial possiede una connotazione quasi mistica e rituale, che si sussegue ciclicamente fino al termine del brano. Organ è una adrenalinica corsa techno industrial che rappresenta quanto accaduto in seno alla musica industriale negli ultimissimi anni, contraddistinta da suoni ruvidi e da accenni melodici quasi retrò, mentre Syntetik chiude l’album con un sample di natura cinematografica ed un altro ritmo in 4 / 4 particolarmente duro e trascinante, una degna conclusione per un album che ci viene addosso come una tempesta di asteroidi.
Come accennato nel sample di Symbiotik, Wieloryb ha sentito la necessità di correggere il tiro e di modificare il suo approccio alla materia rhythmic industrial, facendo uso di ritmiche meno astratte e godibili negli stage alternativi di un certo tipo, donando, in ogni caso, ad ognuno dei brani di Semantik, la propria impronta musicale, e ridefinendo coraggiosamente una formula ben oliata, riuscendo a convincere l’ascoltatore. Promosso a pieni voti.
Label: Hands Productions
Voto: 8