Pubblicato da Alessandro Violante il agosto 25, 2014
A partire dalla radice del suono elettronico si sono sviluppate una buona parte delle forme musicali che conosciamo attualmente. Tra queste, il powernoise o rhythmic noise è una delle più recenti e sperimentali, e ancora per molti versi da esplorare e sperimentare. Il polacco Pawel Kmiecik è Wieloryb, uno dei progetti più famosi attivi con la Hands productions, qui giunto al quarto lavoro in studio. Il sound, variabile tra un brano e l’altro, sebbene utilizzi ritmiche talvolta più lente, in controtempo, talaltra più veloci, condivide una ritmica di puro rumore senza alcun accenno di melodia. Tredici brani (più due remix) che esibiscono vistosamente le caratteristiche del genere: ritmi serrati, passaggi atmosferici da fine del mondo, sampling sporco e cacofonia rivista e corretta al fine di creare una sorta di musica ballabile per robot appartenenti ad altre galassie. Tra ossessioni post-industriali al cardiopalma (come nell’opener) e viaggi interplanetari accompagnati da ritmiche un poco più soft (come nella successiva Orion), si passi il termine, si cavalcano i ritmi dell’industrial hardcore allo stesso modo in cui traspare la volontà di stabilire un dialogo con gli universi del dark ambient e dell’IDM. Brani più secchi, duri e tirati si alternano ad episodi più ragionati e ritmicamente complessi, offrendo soluzioni adatte a diverse tipologie di pubblico e di orecchio. Ci pensano episodi alienanti come Fly, Alphabet e la programmatica Synthesis of worlds ad esemplificare il concetto dell’incontro tra il mondo delle macchine e quello dell’uomo nella sua veste sempre più fortemente robotica, e con brani come questi siamo nel powernoise più puro e ballabile, nonchè d’impatto. Un album diviso a metà tra la ricerca intelligente e la purezza/monoliticità di determinati episodi più martellanti e alienanti, un album che riesce a presentarsi come una sorta di concept ben corredato di tutto quanto in possesso nello scibile del genere. Richiami electro riecheggiano in determinate pratiche utilizzate (come nel sampling), ma è la cassa ad imporre il ritmo. Respirazione affannosa, incostante, alienante. Questi sono i sentimenti che la macchina genera in chi tenta di capirne e di carpirne il funzionamento. Risalire dalle radici per ritrovare la storia dell’incontro tra due mondi apparentemente così diversi. Un’avventura lunga quindici brani, tra cambi di atmosfera e crossover di stili, in un disco che simboleggia la maturità di un artista particolarmente prolifico e ispirato.
Voto: 8/2
Label: Hands productions