Pubblicato da Alessandro Violante il gennaio 12, 2015
Vi avevamo già parlato del duo argentino Vólkova in occasione del loro concerto a Milano dello scorso anno, e torniamo a parlarvene qui in occasione della riedizione del loro nuovo album, sempre per la Tacuara records, in attesa di ascoltarli in una prova successiva a maggio. La riedizione contiene il loro singolare E.P. composto da sei brani e quattro remix ad opera di Minuit machine, YusYus, Sixth june e Dan Söderqvist dei Twice a man. Trauma and dreams è un lavoro dall’ampio respiro, molto interessante e ricco di spunti, che apre più di una parentesi nel ventaglio delle sonorità fredde e minimali che stanno conoscendo tanto successo in questi ultimi anni. In particolar modo, ciò che li distingue dai loro colleghi è il gusto per la varietà delle soluzioni.
Laddove Cesar Canali costruisce trame sempre diverse ora attraverso mid tempo giocando con le interferenze ora con dei brani pianistici melodici e mozzafiato, la leggiadra e sentita voce di Paula Lazzarino domina il soundscape, tra le migliori interpretazioni del genere. Il lavoro si situa oltre il semplice recupero di una formula un tempo desueta e ora ritrovata, il loro è un minimalismo più atmosferico ed evocativo, che stimola e va a toccare le corde della sensibilità. Premesso che nei sei brani non ci sono episodi minori, si può dire con certezza che la opener The call racchiuda in sè tutti gli elementi del duo: la voce distante e profonda della cantante si inserisce in un mid tempo disturbato da una tetra foschia, quando la sua voce sussurrata apre ad un inaspettato quanto geniale break, un momento di respiro in cui tutto tace tranne un’interferenza di fondo, per poi infine ripartire in un mid tempo che va ad estinguersi senza lasciare traccia di sè.
Una piccola gemma a cui segue la sognante e ambient title track, sospesa nella tetra foschia di un cielo grigio. In questo paesaggio c’è spazio solo per due elementi: la trama sinistra di synth di César e la lenta e trasognata voce di Paula. Via via che questo episodio si trascina lentamente lasciandoci ascoltare un fruscio analogico d’atmosfera, si fa spazio il vero capolavoro emozionale dell’album, Just drifting (Extended), una canzone per piano e voce (una canzone d’amore di una madre per una figlia?). Con Acceptance is defeat si torna su una ritmica lenta, granitica e dalla melodia algida su cui campeggia stavolta la voce di César, l’episodio più disturbato del lavoro.
No geography solution è divisa in due parti. La prima è un brano pianistico dalle tinte oscure influenzato dalla musica pianistica minimalista del primo novecento. Una sola nota ripetuta all’infinito e la voce maschile fredda e stentorea. Un canto gregoriano spezza il ritmo per poi reinserire la stessa nota pulsante ed ossessiva insieme ad una voce stavolta più umana che recita this is your life inside the notes. La seconda parte, nonchè ultimo brano, ha come sottofondo le onde del mare sulle quali sorge un’impalcatura minimalista formata da una piccola manciata di note che si ripetono in maniera ossessiva. La voce maschile qui è distante ed elettronicamente modificata, il che la rende ancora più astratta ed immateriale.
Per quanto riguarda i remix, quello delle Minuit machine per The call ingloba e rilegge il brano all’interno di un mid tempo nel loro classico stile synthwave presentando una inedita prova vocale di Amandine Stioui. Il sound delle francesi è qui riconoscibilissimo e riesce a creare una valida versione alternativa del brano. Il remix della title track da parte di Dan Söderqvist non influisce particolarmente sulla struttura del brano, donando una base di appoggio all’atmosfera altrimenti rarefatta e sospesa della versione originale del brano. La rilettura di Acceptance is defeat da parte dei Sixth june alleggerisce l’oscurità del mood generale trasformando il brano in un interessante episodio synth pop molto più fisico e groovy. Infine, la versione di No geography solution degli YusYus ci restituisce una voce umana e baritonale al contrario della fredda voce di César, una melodia particolarmente sinistra e, in generale, un degno episodio conclusivo, cinematico e retro nei suoni così come nel ritmo, trasformando apertamente l’originale.
I remix più originali sono quelli delle Minuit machine e degli YusYus, senza nulla togliere alle versioni alternative tuttavia meno sorpredenti. Quel che però emerge dall’album è che il duo dia il meglio di sè quando esibisce la propria formula minimalista, la propria chiave di lettura di questa pratica, e questo non si verifica nei remix. Di fatto qui sono presenti sei brani di cui almeno la metà sono dei capolavori per originalità, songwriting e sensibilità. I Vólkova stanno già facendo parlare molto di sè e ne sentiremo parlare ancora molto presto, se lo meritano ampiamente.
Label: Tacuara records / Kompuphonik musik
Voto: 8, 5