Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 29, 2014
Di Davide Pappalardo
I VALHALL sono un gruppo svedese che, da qualche tempo, si è fatto conoscere in campo indie / witch house grazie ad una serie di pezzi rilasciati sui media del web come Soundcloud e Youtube, secondo un modus operandi DIY tipico della scena. Come accade a volte, questo ha portato con il tempo il gruppo all’attenzione degli appassionati e delle etichette di musica industriale ed elettronica, anche grazie a dei live come quello al Kuudes Aisti, festival finlandese. In particolare, la Artoffact Records, che ultimamente si sta molto interessando alla scena post witch house dopo aver pubblicato l’EP e il disco degli AAIMON, altro nome del genere che sta superando i confini di fama e di produzione che spesso lo caratterizza, ha deciso di mettere sotto contratto i nostri.
Il risultato è il debutto qui recensito Leaning on Shadows, che parte dal suono sviluppato in questi due anni dai nostri, e che lo sviluppa in una chiave sempre più personale; in realtà i nostri non sono mai stati dei cloni e hanno sempre usato disparati elementi nei loro brani, mutuati tanto dal synth più dark quanto dalla musica industriale, dal neofolk, dalla ambient e dalla musica classica, creando un suono evocativo ed onirico dalle suggestioni più disparate, tendenza che qui continua in un’opera compiuta che mette in campo lo stile del progetto in un album intero.
EINHÄRJ4R non perde tempo nel mettere in campo violini sognanti ed eterei accompagnati ad effetti ambient che producono un crescendo che implode in un pezzo strisciante, nel quale la voce effettata e robotica si accompagna a synth evocativi dalle malinconiche melodie; nessuna violenza, bensì un tono controllato ma carico di tensione modulata che non esplode mai, che si mantiene sul filo del rasoio, dividendo la scena con l’aspetto più sommesso, arricchito anche dall’aggiunta di vocals femminili delicate, che completano l’atmosfera languida ed atavica del pezzo.
T0W3RS F4LL ci accoglie invece sin da subito con suoni di pianoforte insieme a ritmiche sincopate e a suoni decisamente drag, creando il substrato sonoro sul quale si organizza la voce femminile, ora effettata e robotica, ora pulita ed appassionata, supportata da synth in crescendo in un’epica atmosfera retro dal grande effetto; si tratta di un pezzo più tipicamente witch house, vicino ad una versione decisamente più controllata e cantata (piuttosto che urlata) dei CRIM3S, arricchita però dall’uso dello strumento a tasti.
DOWN IN THE WOODS assume toni orchestrali grazie ai suoi suoni d’archi sostenuti da campionamenti elettronici che si aggirano nella composizione, mentre la voce femminile, inizialmente pulita e dai toni trip hop, subisce una distorsione che la rende artificiale e sdoppiata, in concomitanza con il crescendo epico delle linee melodiche sintetiche ricche di effetti ed atmosfere oniriche maestose; tornano poi i toni neoclassici in cui la voce maschile, greve e ruggente, crea un duetto giocato sul contrasto con la delicatezza di quella femminile, questo fino a quando anche quest’ultima non torna su toni più cibernetici.
B0RTOM FJÄLL parte con toni industriali grazie a campionamenti metallici che poi vengono accompagnati da violini, per poi evolvere in un incalzante pezzo dark electro in cui i synth quasi dance rimangono controllati; dopo una pausa di archi, riprende il motivo elettronico con l’aggiunta della voce femminile, anticipando un momento notturno più da club oscuro, naturalmente. Se vogliamo fare un paragone, possiamo trovare somiglianze con il progetto Die Form, ma in ogni caso il brano contiene tutti quegli elementi, non ultimi quelli neoclassici, cari ai VALHALL.
WAT3R H4RP si protrae sin dall’inizio tramite movimenti liquidi che configurano un synth pop lisergico ed onirico, giocato su tastiere minimali e melodiche dai toni delicati e bassline cosmiche, aprendosi alle vocals maschili ricche di effetti, ma calme e pacate nel loro lento incedere, che presto incontrano quelle femminili, in un malinconico e grigio pezzo in cui, ancora una volta, il gruppo mostra come il suo obbiettivo non sia saltare alla gola, bensì ammaliare con suoni dilatati l’ascoltatore; il tutto viene arricchito dagli effetti elettronici sincopati in sottofondo, che mantengono i toni futuristici insieme a quelli più atavici che caratterizzano i nostri.
Le conclusive RUN3S IN CIRCLES e SAT4NIC RI7UAL ABUSE sono due pezzi più tipicamente witch house accostabili allo stile dei fondatori del non-genere SALEM; il primo brano modifica e stravolge le ritmiche dell’hip hop più oscuro e notturno, accostandole con voce filtrata e quasi sospirata ad elementi synth pop dalla natura epica e malinconica. Il secondo è una strumentale dungeon synth in cui, le ritmiche spezzate dai breakbeat si uniscono a campionamenti di pianoforte e a bassline stridenti, lasciando spazio poi a corse elettroniche quasi tribali nel loro andamento convulso ed ipnotico.
Tirando le somme, un buon debutto per il gruppo di Stoccolma, che di sicuro appartiene alla sua scena di riferimento, ma che riesce ad apportare nel suo suono quegli accorgimenti che danno loro una certa identità, trovando affinità, quindi, con gruppi come i già nominati AAIMON, ma offrendo qualcosa di personale grazie al gusto per gli elementi neoclassici e alla decisione di rimanere sempre su toni calmi che non esplodono mai e che, semmai, implodono in dipinti sonori malinconici ed epocali che evocano freddi paesaggi notturni nordici.
Gli ultimi due brani sono forse quelli più sui generis e godibili, anche perchè ricavati dall’inizio della loro carriera, e non è un caso che siano stati posti in chiusura. Il resto del disco mostra il nuovo suono e, allo stesso tempo, familiare dei nostri; speriamo che sia solo l’inizio di qualcosa di più grande a venire.
Label: Artoffact records
Voto: 7, 5