Pubblicato da Alessandro Violante il aprile 30, 2015
Non è facile oggi, nel maremagnum di gruppi catalogabili all’interno della sfera del post punk e della darkwave, uscire dai confini e, quindi, distinguersi. Il segreto dei lombardi Tic tac bianconiglio è, quindi, l’utilizzo di testi molto particolari e inusuali, che nascono nella loro mente e si manifestano come diretta espressione del loro sentire. I testi, recitati come in una pièce teatrale da Cristina Tirella, non sono altro che un insieme di immagini mentali, più che storie racontate, alla maniera delle avanguardie del primo Novecento.
Armando Greco, ideale controparte, costruisce le ritmiche, sulle quali si innestano le linee di basso di Cristina. Seppure musicalmente non particolarmente originali, il chitarrista riesce, sfruttando tutta la potenza delle parole, a canalizzarne la potenza espressiva in ritmiche che, con lo svilupparsi dei brani, portano, negli episodi migliori, ad un climax esplosivo che, poi, avanza verso la dissoluzione.
I protagonisti delle storie degli otto brani di Il volto di Lewis hanno non poco in comune con l’universo fiabesco nei confronti del quale il duo paga un indiscutibile tributo: quello che è comune a tutti i brani è il dramma, quel senso di oppressione, di ansia, che l’uomo moderno vive e che riesce a nascondere indossando la propria maschera. Noi siamo Lewis, e questo album tenta di metterne a nudo il volto reale, quello che tanto fortemente gli individui cercano di coprire, per evitare che la propria fragilità e le proprie debolezze vengano messe a nudo. Per citare un loro brano, la Psicogenia rappresenta il “pensiero in formazione”, quel flusso che attraversa il protagonista e che dà voce alla voce narrante, diretta espressione del dramma individuale. Del resto, non è un processo così strano, se pensiamo che le immagini compiute sono un insieme di elementi, di meteoriti che, insieme, danno un senso compiuto a quello che pensiamo, a quello che diciamo.
I ritmi di Armando Greco sono solidi e decadenti mid tempo che esplodono poi come una supernova, certamente nulla di originale ma che riescono bene nel fare da contraltare al flusso di Cristina, nel costruire solide basi laddove il libero fluire delle parole non ne ha, nel creare insieme un prodotto originale in cui tutte le varie parti stiano bene insieme.
Il volto di Lewis è un disco psicologico per l’uomo postmoderno, i cui drammi hanno però radici più antiche, e i Tic tac bianconiglio sono, già nel nome, coloro che, prendendo spunto dall’universo della celebre fiaba, narrano del tempo che passa inesorabile e del bisogno, da parte di Lewis, di uscire dalla propria condizione di mascherato, per vincere la paura e la condizione di inadeguatezza che lo caratterizzano.
Label: Marte label
Voto: 7