Pubblicato da Alessandro Violante il aprile 1, 2015
Dietro un progetto cinematografico, disturbato e visionario come Testing vault c’è Daniele Santagiuliana, che chi in qualche modo segue il panorama italiano sicuramente conoscerà. The opal sequence arriva due anni dopo la sua ultima release sotto questo monicker e ci mostra un artista in perenne sperimentazione, come fotografato a sorpresa in un continuo naufragare tra lidi elettronici e di natura industriale.
Essendo tra le cose, piuttosto che giovandosi di un inscatolamento di genere, questo album si pone nella tradizione della transizione di chi di quest’ultima fa un credo, di chi non si ferma mai nello stesso punto tanto da mettere su radici, ed è un bene perchè, seppure questi nove spaccati possano sembrare dei frutti talvolta acerbi, vuoi per la loro durata, vuoi per il focus su un limitato set di idee per ciascun brano, vuoi perchè sono episodi cinematografici quasi da colonna sonora più che dei brani a sè stanti, fanno viaggiare l’ascoltatore verso i lidi a volte sommariamente descritti e danno quella sensazione di to be continued… che ci lascia attendere il lavoro successivo.
Come dice appunto il titolo, l’opale è al centro del discorso musicale del musicista italiano, il suo essere amorfo e aperto verso infinite interpretazioni e letture. Anche se può sembrare una analisi riduttiva, quello di Daniele è un viaggio separato in tre parti che entrano in relazione tra loro: la prima è rappresentata da brani come l’opener, la successiva Orange-coloured landscape e Murdermudras of mothermothras, tre brani che esplorano, nel loro dark ambient cinematografico di fondo (che comunque è il filo conduttore musicale del disco) un rapporto del tutto particolare tra umano / non umano, natura e digitale, questo rappresentato tramite l’utilizzo di suoni e voci primordiali, ancestrali e, in maniera più sottile, dalla pratica di creare “fisicamente” i beat con la propria bocca. I brani successivi rappresentano la seconda parte del lavoro e si focalizzano maggiormente su una atmosfera da colonna sonora ricca di suspense ma senza scadere mai nella banalità, sempre mantenendo una finezza ed una forte vena mistica di fondo. Ciò si evince anche da alcuni titoli dei brani, che nascono nelle fantasie più strane del musicista.
La ghost track conclusiva rappresenta al meglio la terza faccia di questo lavoro ovvero la sperimentazione più legata all’IDM, i giochi ritmici e sonori e, quindi, il sapore per il divertissement. Nonostante questa tripartizione, i nove brani mantengono uno stretto rapporto di relazione gli uni con gli altri perchè si potrebbe benissimo asserire che l’uno abbia, al di fuori della banale categorizzazione, elementi in comune con l’altro. Il ragionamento è proprio quello a cui il musicista ci vuole spingere: non pensare il lavoro come una raccolta di rapide e chiare istantanee, quali non sono, ma stimolare la nostra lettura di quella che è la sua personale visione mistica, paranoica, anche distopica se vogliamo. Tornando al titolo, The opal sequence è una sequenza di facce della stessa medaglia alle quali è stato dato un ordine, quello della tracklist, è un insieme di vedute, un insieme di letture delle creazioni della mente dell’artista. L’artista è uno, gli episodi sono nove, così come anche l’opale è un singolo oggetto ricco di interpretazioni.
Quello che siamo chiamati a comprendere in maniera più sottile è la comprensione e la potenza della lettura, del punto di vista, perchè la musica è prima di tutto interpretazione e sentimento, e ciascuno di noi potrà dare una lettura diversa a questo lavoro: ricercato, complesso, incompleto, in divenire, e chi più ne ha più ne metta. In questo, Testing vault è riuscito benissimo.
Label: Looney-Tick Productions
Voto: 7, 5