Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 29, 2015
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Sembra che il cosiddetto industrial ritmico sia riuscito sempre più a trovare il proprio posto nella storia della musica industriale. Tempo fa, su un famoso forum, venne lanciato un interessante argomento di discussione intitolato Techno is the new industrial, in cui gli artisti rhythmic noise degli anni ’90 e di oggi venivano passati più o meno largamente in rassegna, e oggi, a distanza di pochi mesi (ma di anni, se pensiamo alla nascita della nuova ondata ritmico-rumoristica), il tanto atteso film diretto da Amélie Ravalec e Travis Collins, Industrial soundtrack for the urban decay, include anche quanto fatto in questa direzione.
Frank Mokros, statunitense, cominciò la sua attività nel 2000 con lo pseudonimo Synth-etik, e già l’anno successivo si trovò a produrre per la funambolica Hands Productions. Oggi, dopo cinque anni di assenza dalle scene, il musicista torna con Function, un lavoro che enfatizza particolarmente il legame tra la quadratura del beat e la cacofonia del noise: un lavoro, come pochi altri, largamente legato alle logiche techno in cui, spesso, la materia rumoristica non plasma il ritmo ma ne costituisce l’elemento riempitivo. Più che rhythmic noise, qui è opportuno parlare di technoid, tanto quella di Mokros è una lezione di evoluzione delle ritmiche di stampo techno, sporcate da complessi ritmi che, anche a causa di una produzione piuttosto rumorosa e volutamente sporca, si espandono tutt’attorno alle fondamenta 4 / 4.
Questa continua sensazione di inscatolamento in strutture ballabili è una delle maggiori peculiarità di un lavoro che non guarda allo straniamento e all’improvvisazione, quanto alla precisione chirurgica di una funzione ricorsiva, che si ripete all’infinito, come nella conclusiva Test zero one, una funzione in cui le due variabili, lo zero e l’uno, sono, rispettivamente, la techno crepuscolare e il noise. Seppur sempre mantenendo forti legami con la musica ballabile, Synth-etik utilizza le pause in modo creativo, per ripartire laddove la sovrimpressione di strati cacofonici raggiunge il climax e sembra non avere altre strade se non lo stacco e la ripartenza. La formula noise utilizzata nella title track è monolitica, una pietra rotolante che lentamente viene giù, riprendendo, in chiave rhythmic industrial, tempi appartenenti alla già citata techno e, soprattutto, mid tempo di stampo inglese, opportunamente sporcati e riletti.
A controbilanciare episodi più deboli come Rapid succession, ci sono cavalcate di puro rhythmic noise slegate dalla gabbia techno come Anonymous che, seppure nella sua estrema monoliticità, stupisce per enfasi e precisione chirurgica: la matematica non è una opinione, sembra dirci Mokros, o come Fallout, che utilizza altrettanta veemenza e straniamento, ancorandosi, in questo caso, ad una techno di matrice particolarmente profonda. La varietà nel songwriting è garantita dai richiami al ritmo primordiale africano in My design e ad una ritmica lenta e profonda, lontanamente big beat, in Electrotyp.
Con Function, Synth-etik presenta una versione fortemente techno della musica rhythmic noise, che si presta alla dancelfoor alternativa così come al club e all’ascolto da salotto. La complessità di questo lavoro viene fuori pian piano, ascolto dopo ascolto, dopo aver opportunamente slegato i copiosi fili rumoristici strettamente legati tra loro. All’ascoltatore viene richiesta un’operazione complessa ma soddisfacente: la comprensione del lato più rumoritistico ed ostico della musica techno.
Label: Hands productions
Voto: 8, 5