Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 3, 2015
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Sull’origine dell’universo tanto si è discusso e scritto, ma relativamente poco si è composto. A ben vedere, il suono, il grado zero di quello che può essere definito come musica, è strettamente legato a questo argomento di discussione: tutto è suono, anche il silenzio, come ci precisa John Cage, e questo è intrinseco nella cosmogonia, argomento di questo nuovo album di Armando Alibrandi alias Supersimmetria, che, con Kosmogonie, entra nella scuderia della Hands productions.
Sembra proprio che, lì alla label, ci sia un interesse particolare per tutto quello che riguarda l’altro, tutto quello che non si conosce, tutto quello che si pone oltre il nostro piccolo mondo di abitanti del Pianeta Terra. Molti artisti di questa label creano, inconsciamente o meno, un universo parallelo in cui ci si sente ospiti, immersi in spazi lontanissimi in cui si ha l’impressione di non parlare la stessa lingua e di non viaggiare verso lidi noti. Ancora una volta, la cover artwork di Nicola Bork è esplicativa: un estremo minimalismo, molto anni ’80, che toglie all’ascoltatore / viaggiatore un qualsiasi riferimento noto, che cancella qualsiasi legame con la realtà, perchè tutto quel che è noto non è più interessante, ed è allora che la ricerca di nuove soluzioni stilistiche, di nuovi modi di affrontare il problema dell’evoluzione musicale, si fa avanti.
Non che quest’album voglia volontariamente suonare spacey per qualche arcana ragione, vuole semplicemente andare oltre e rileggere la musica techno proiettandola nello spazio aperto, alla ricerca di risposte e di altre forme di vita (la dark techno intrisa di suoni noise dell’emblematica No signal, remixata anche da Geistform). Bresciano di origine ma attivo a Berlino, il Nostro non può non proporci un disco di pregevole techno caratterizzata da suoni e impronta fortemente dark, impronta che favorisce il distacco dalla realtà, dalla terra sulla quale poggiamo i nostri piedi, per elevare il nostro spirito verso lo spazio e per renderci partecipi di un viaggio alla ricerca delle nostre origini (di cui la tribaleggiante Aleph è il punto di partenza, sebbene non sia l’opener, l’Alfa).
Kosmogonie è un lavoro che, senza dire una parola, può essere letto come un trattato di fisica, tirando in ballo concetti complessi come il Casimir effect o l’Eridanus supervoid (il che fa pensare che il musicista sia un esperto della materia), senza per questo risultare di difficile ascolto. La dark techno di Supersimmetria è un esempio da manuale, da vocabolario Treccani, un ottimo esempio di come i suoni lontani e spacey e le contaminazioni noise possano macchiare e modificare la sostanza techno, sempre rimanendo in compagnia dei Kraftwerk e di George Clinton chiusi nel loro ascensore preferito, che magari qui è, piuttosto, un’astronave. Aurorae è uno dei migliori esempi in cui approccio minimalista, techno e influssi rhythmic noise si amalgamano in un equilibrio perfetto.
Kosmogonie è un disco tutto sommato quadrato, in cui la gabbia 4/4 è sempre ben visibile e in cui tutto torna, come in una complessa equazione matematica tuttavia ricca di digressioni e sfumature che rompono la monoliticità, trasformando le ritmiche techno in pulitissime e limpidissime cavalcate rhythmic noise, come accade in Gestalt, un altro brano che porta in sè un concetto complesso, derivato dalla psicologia.
Kosmogonie è un viaggio verso le origini dell’universo ma anche verso quelle della musica techno e, in maniera più allargata, del suono, ed è anche un interessante punto dal quale partire per entrare nello specifico di tematiche oscure ai più. Non un disco rivoluzionario, ma un pregevole lavoro per il nostro connazionale.
Label: Hands productions
Voto: 9