Pubblicato da Alessandro Violante il agosto 28, 2016
Ascoltare certi album come quello in esame equivale al visitare una mostra di Arte Concettuale, difficile da tradurre in parole per via della complessità e dell’unicità di una esperienza in cui il prodotto finito è solo il risultato di un lungo processo che ha portato alla sua definizione, e quel che realmente importa non è tanto il risultato finale, quanto l’atto creativo in sé, le spinte alla base della sua realizzazione.
Quella di Suction Melena, side project di Le Cose Bianche, la si potrebbe definire “musica esperienziale”, racchiusa all’interno dei definiti confini del suo supporto di registrazione, una sorta di proseguimento del discorso avviato dal fiorentino Giovanni Mori con la collaborazione, datata 2015, sull’ultimo album di Otur Boyd, quel Ten hot injections anch’esso prodotto dalla LUCE SIA, come il lavoro in esame. In K9 – The best woman’s friend, il “Poeta del power electronics italiano”, come lo definimmo in altra sede, mette da parte il calamaio e tenta di circoscrivere un flusso cacofonico post-industriale all’interno di confini che ne limitano la traspirazione ma che ne rendono anche possibile l’ascolto da parte nostra.
Quattro suites perfettamente amalgamate insieme, dotate di un approccio fortemente old school alla materia power electronics. Una tape dalla quale traspare un gusto per la dimensione live sconosciuta al musicista fino a pochissimo tempo fa, evidenziata da una spiccata tendenza improvvisativa (o quella che noi crediamo sia tale). Come un alchimista noise d’altri tempi, Mori richiama alla mente i maestri del genere, modificando a proprio piacimento la materia e infarcendola di bozze di trovate ritmiche piuttosto interessanti ma mai troppo evidenziate per non tradire l’impostazione del genere.
Un lavoro instabile quello di Mori per LUCE SIA, in perenne trasformazione strutturale (anche poichè ne è privo), caratterizzato da una distorsione fredda e asettica che ha qualcosa di Atrax Morgue e da una carica espressiva che rende il meglio di sé all’interno della dimensione concertistica o della performance di Arte Contemporanea.
Con questo lavoro, Mori dimostra di possedere una attitudine molto forte alla creazione della materia rumoristica analogica e minimale, di non essere schiavo dei suoi lavori a firma L.C.B ma di saper spaziare tra differenti approcci, ed inoltre presenta all’ascoltatore, per quanto possibile, uno stralcio della sua dimensione live. K9 – The best woman’s friend è un non – mondo alienante, dalle tinte sessuali (come riscontrabile nei titoli dei brani) in cui perdersi per circa quaranta minuti, una discreta ripetizione di power electronics all’italiana, un genere che non ha alcuna intenzione di evolversi, e il cui motto è rimanere fedele a se stesso, che questo sia un bene o meno. Sta all’ascoltatore trarne le proprie conclusioni.
Label: LUCE SIA
Voto: 7