Pubblicato da Alessandro Violante il aprile 20, 2014
Ancora una volta la label di musica elettronica Warp di Sheffield, uno dei capisaldi della scena dei ’90 e 2000, vede lontano fotografando le ultime tendenze del mercato e le ultime sperimentazioni un po’ fighe. Questa volta Squarepusher, nome di punta dell’IDM inglese, guarda ad una band di robot creata in Giappone, le Z Machines, e ci fa un e.p. insieme. Il contenuto è interessante tenendo conto del fatto che le composizioni, più o meno intelligenti che siano, sono state suonate da organismi robotici programmati per l’esecuzione. Lo scopo, da parte del musicista gallese, è di sfidare la musica elettronica interrogandola, chiedendole se, qualora essa venga suonata da robot, possa mantenere un sentimento o comunque risultare coinvolgente. Premesso che l’IDM può talvolta risultare un genere un po’ stucchevole, molteplici sono le influenze rinvenibili in questi cinque brani, che vanno ben oltre il suddetto genere, affondando le citazioni dissonanti della so called “musica classica” dei primi anni del XX secolo e, come alcuni hanno fatto notare, nel jazz di Miles Davis. Sperimentazione, creatività, ricercatezza sonora, tre fattori mutuati dalla ricerca di strutture complesse e difficili da decifrare, da studiare. L’esperimento è riuscito, di questo lavoro si è molto parlato e se ne sta parlando, è lecito aspettarsi un full length? Potrebbe anche essere così. Meno di 25 minuti di musica sono bastati a destare l’attenzione di molti e il celebre musicista è riuscito ancora una volta ad andare oltre i suoi schemi (che sono già stati distrutti più di una volta) e a far parlare di sè, indipendentemente dalla qualità e dall’importanza di questo tassello.
Label: Warp
Voto: 7 / 10