Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 7, 2012
Più che un semplice anno, il 2012 è stato uno di quegli eventi che sta giungendo al termine e che ha dato nuova linfa tematica a chi ha inteso realizzare un nuovo lavoro musicale. L’evento principe è, ovviamente, quello della fine del mondo, che dovrebbe avvenire il 21 dicembre. Tra i tanti artisti che hanno sviluppato questo tema in musica, i primi che vengono in mente sono Bong Ra con Monolith, uno dei migliori dischi elettronici di quest’anno, ma anche Nibiru degli Sleepwalk, molto meno conosciuti del primo perchè legati maggiormente ad uno scenario novantiano, quello del dark electro, genere sostanzialmente morto sotto le ceneri dei nuovi sottogeneri del post-industrial ma che ancora vive in alcune manifestazioni, come si è visto con un altro dei dischi dell’anno, quel Mechanisms of faith di Object che rappresentò un fulmine a ciel sereno. Questi artisti sono svizzeri e hanno un approccio particolare al loro genere, essendo nati come band seminale ed essendosi evoluti sfruttando la formula dell’electro-industrial venato di linee più catchy e, ovviamente, di quei tipici synth dark che categorizzano fortemente il genere rispetto agli artisti electro-industrial. La voce pulita, i ritmi quadrati e marziali, la struttura, nella maggior parte dei casi, strofa-ritornello, ne fa un ascolto interessante e non particolarmente ostico, anzi. La loro è una musica pulita, scandita da voci basse e da atmosfere apocalittiche. E se musicalmente i nostri sono vicini a ben poche altre realtà del genere, e per questo sono ancor più interessanti, l’aspetto del disco-concept è quello più importante. Nibiru è un’antico pianeta dal quale, secondo le teorie di un visionario, avrebbe avuto origine il pianeta Terra e noi in quanto forme di vita. La suddetta società, la gente di Nibiru, dovrebbe venire a riprendersi il dominio, distruggendoci. Sebbene particolare e triviale, questo aspetto si presta particolarmente ad una musica che inizia, dopo una breve introduzione, con un brano che si chiama “Revenge of the lost”, che è anche uno degli episodi migliori. E’ la rivincita dei dimenticati a guidare la rivoluzione verso un popolo che ha sviluppato una idea di onnipotenza, e l’altro, che qui viene identificato col pianeta scomparso, non rappresenta altro che il ritorno della paura dell’Altro, più che di un altro, tema molto forte durante gli anni ’80 e ’90. A seguire c’è dietro tutta una storia scandita dai ritmi del post-industrial più oscuro e macabro, come se alla voce ci fosse Dario Argento e i Goblin ai beats. E questa storia comincia con The awakening, prosegue con Revenge of the lost, The arrival (l’arrivo sulla terra), Judgement day (il giorno del nostro giudizio da parte degli “scomparsi”), The fall (la nostra caduta), Two worlds collide, March of the damned, Game over (la nostra fine inevitabile), Heaven will burn (quanto la Terra non basta…), Rebellion e Deliverance, per poi lasciare il posto ad un secondo cd che rielabora i brani contenuti nel primo. Quella visione pessimistica tipica del dark electro della quale gli Sleepwalk si fanno portatori potrebbe apparire fuori tempo massimo, al di fuori della paura della paura generata tra gli ’80 e i ’90, quanto meno concettualmente immatura, ma tutto sommato attuale, soprattutto musicalmente molto valida, diversa e perciò interessante alle nostre orecchie ricoperte da urla e voci campionate, dettagli praticamente assenti in questo lavoro, che punta invece molto sulle sensazioni e sulla cronaca in un mondo che cade a pezzi. Un piccolo capolavoro, il quale però soffre la mancanza di sperimentazione, mantenendo il lotto sempre su un’unica direzione, per quanto buona.
Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Scanner
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