Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 26, 2013
Non è sempre semplice descrivere il momento in cui un attimo può cambiare la vita di un artista, specialmente se la vita del suo progetto artistico ha radici ben lontane, diciamo un trentennio fa. Trent’anni fa si affacciava la creatura del Cucciolo Affamato, dello Skinny Puppy, che tanto farà parlare di sè lungo la storia di un genere da essa stessa inventato (certamente non dal nulla, ma particolarmente innovativo e che farà scuola), l’electro industrial oltreoceano così particolare. Da allora ne sono passate tante, fiumi di inchiostro e tastiere consumate come quella tramite la quale si sta scrivendo questa recensione. Più che una recensione, termine riduttivo per un lavoro di questo tipo, le finalità sono duplici: da un lato la necessità di magnificare un ritorno in pompa magna per uno dei nomi più importanti della scena, dall’altro evidenziare il modo in cui, rispetto a due anni fa e al precedente hanDover, la carriera dei Nostri sia cambiata grazie alla firma del contraotto con la Metropolis Records, la più celebre label post-industrial statunitense-canadese che detta le regole del mercato oltreoceano e che, se da un lato garantisce larghissima visibilità ai suoi artisti in alcuni terreni geografici piuttosto che in altri, dall’altro imbriglia i suoi artisti all’interno di un paradigma sonoro dal quale non sempre è semplice uscire. La bancarotta della SPV, il passaggio a questa nuova affermata realtà ha dapprima prodotto la pubblicazione di un superfluo disco live realizzato l’anno scorso, Live: bootlegged, broke and in solvent sees, comunque testimonianza della loro forza. Poco meno di un anno dopo vengono presentate due novità: un nuovo disco per i Puppy di Nivek Ogre e cEvin Key (insieme a Mark Walk e Justin Bennett, che qui sostanzialmente non esistono) e un disco a nome Download che uscirà l’11 giugno, il nuovo lavoro solista di cEvin Key, dal titolo LingAM. Al termine di questa prefazione si è leciti chiedersi come questo album suoni e se regga il confronto con le produzioni precedenti. Secondo le dichiarazioni di Key, la realizzazione di questo lavoro avrebbe utilizzato la vecchia strumentazione per sperimentarla in nuovi (ma anche seminuovi) contesti musicali, quali sono rappresentati dall’evoluzione del genere, una personale evoluzione che ha, in una seconda fase, avuto originale nel 2004 (ma che concettualmente fa parte di loro da sempre). Si parla di contesti musicali seminuovi perchè, oltre alla volontà di utilizzare vecchi strumenti, si è voluta recuperare quella formula synth-pop che fece la fortuna dei loro primi lavori presso il pubblico più goth-oriented non dimenticando però la loro impronta. Il primo passo in questa direzione è stato l’annuncio della coverizzazione di un loro stesso brano, tale Solvent, appartenente all’E.P. Remission del 1984, ovvero l’antenato di quello che, un anno dopo, diventerà il primo full length Bites. Partiti con questi presupposti, i Puppy tornano ad affrontare tematiche scomode e concrete, ritornando con la mente, anche in questo, ai primi anni. Weapon è l’arma e racchiude in sè da un lato la critica delle lobbies statunitensi come la National Rifle Association, che ha sedimentato e alimenta la cultura delle armi come risoluzione del conflitto individuale e non, dall’altra l’idea, sempre riproposta con grande successo, che il popolo possa essere l’arma atta a contrastare il potere di chi usa esso stesso come arma e le sue armi fisiche per dettare la sua legge sul popolo. Dal punto di vista strettamente musicale ci troviamo di fronte a dei Puppy che continuano a fare ottimamente il loro mestiere cesellando imponenti strutture ritmiche che, livello sotto livello lasciano intuire una grande complessità ritmica (cEvin Key) a fronte di un ascolto che inizialmente potrebbe sembrare più leggero e catchy, strutture costruite con strumenti old school e che portano indietro nel tempo per rilanciare l’act nel presente di una etichetta all’avanguardia come la Metropolis, senza tralasciare il ritorno di Ogre ad una voce più umana e comprensibile, stavolta più lontana dalla sua manipolazione nel progetto ohGr. La grande forza di questo lavoro, rispetto ai lavori precedenti del 2007 e del 2011, sta nel doppio (o, in generale, plurimo) livello di ascolto. Inizialmente, durante i primi ascolti avrete l’impressione che questi dieci brani scorrano via molto velocemente e che siano estremamente catchy, forse tra i più catchy della loro carriera, ma ben presto vi renderete conto che in realtà essi sono soltanto giusti, senza risultare inutilmente prosaici. Ognuno di essi inizia e finisce in maniera perfetta e ha in sè i fronzoli necessari, tagliando via tutto quel che, a giudizio degli artisti, è una velleità stilistica. In questo si nota un ritorno verso la composizione dei dischi degli anni ’80 e ’90, verso la tendenza alla stesura di pochi brani ma che hanno più di qualcosa da dire, che viene detto in modo molto netto. Senz’altro sarebbe inutile e non veritiero affermare che questo lavoro riporti in auge quelli più classici, poichè l’evoluzione del concetto di Brap nei Puppy porta allo sviluppo di soluzioni iper-stratificate elettronicamente, più o se vogliamo in modo diverso rispetto al passato. Nonostante ciò brani come l’opener Wornin centrano in pieno l’obbiettivo di mostrare l’act al suo massimo splendore nonostante l’età e i full length e di rilanciarli da Maestri in un mercato che ha ancora tanto da imparare da loro. Il disco prosegue con brani di ottima caratura come illisiT, di più chiara derivazione industrial rock, passando per una serie di gemme che non conosce punti di rottura da colmare, che presenta una versione rinnovata di Solvent, e che, brano dopo brano, culmina con il finale molto evocativo di Terminal. In questa sede due sono gli assenti: Walk e Bennett, in quanto questo lavoro non ha quasi nulla di rock, al contrario è fortemente elettronico, fortemente electro industrial, legato alle origini ma che continua a guardare avanti verso una evoluzione che potrebbe essere sviluppata dal nuovo lavoro di Key che ascolteremo tra qualche giorno e chissà, dai cugini Front line assembly che presenteranno a luglio il loro nuovo lavoro. Per adesso questo si candida ad essere uno dei dischi, se non il disco, dell’anno.
Label: Metropolis Records
Voto: 10/10