Skag Arcade & meanwhile.in.texas – Fernweh

Pubblicato da Davide Pappalardo il giugno 16, 2016

skag-arcade-meanwhile-in-texas-fernwehIl nuovo lavoro della label sperimentale svizzera Luce Sia è una collaborazione su cassetta limitata a 60 copie; si tratta di Fernweh di Skag Arcade e meanwhile.in.texas, due artisti italiani devoti alla musica elettronica sperimentale e all’unione di noise, muri di suono, strutture sonore astratte, musica drone e molto altro.

Skag Arcade ha già un lavoro pubblicato da solo, Post tenebras lux, dove ha dimostrato il suo amore per la harsh electronics, mentre meanwhile.in.texas è un nuovo artista, che qui per la prima volta presenta il suo suono, in cui drone, ambient, noise, field recordings convivono; un matrimonio perfetto possiamo dire, che ci consegna un lavoro pieno di sinergia, composto da due lunghe tracce, The silent crater of the abyss di Skag Arcade e Santa Teresa (Across the dark fields of bleakness) di meanwhile.in.texas.

La prima traccia inizia con suoni sotterranei ed eterei, presto superati da movimenti dark ambient ed effetti stridenti; un crescendo da terremoto trova spazio tra feedback striduli e punte dissonanti, in un passaggio completato verso un mondo sonoro caotico e minaccioso. Percepiamo arpeggi di chitarre torturate e diverse fonti sonore, il tutto digerito in una forma nuova, primordiale ed antitetica; ma non si tratta di un pezzo puramente noise, poiché elementi orchestrali hanno luogo, voci ariose e suoni sinfonici. Poi un loop ossessivo viene generato da un feedback, dandoci un suono rumoroso dalle qualità rituali, che trascende i generi regalandoci l’immagine di un baritono maestoso. Gli elementi orchestrali ritornano, dicendo la propria in un movimento conclusivo che ci trascina con una sequenza ipnotica fatta per essere vissuta con trascendenza, la quale viene potenziata da elementi dark ambient.

La seconda ci accoglie con suoni statici e drone, creando un’atmosfera nebbiosa, dominata da evocazioni distanti ed istinti primordiali; ritmi tribali vengono uniti a movimenti industriali stridenti, mentre suoni orchestrali vengono sepolti nel mixaggio oscuro. Poi salgono in superficie, organizzati in un mantra continuo da campionamenti di field recording; è tempo per una sessione più ambient, senza però dimenticare gli elementi noise. Potremmo dire che si tratta di una narrazione fatta per suoni, dove elementi vibranti e voci spettrali distanti, filtrate, campionate, vengono usati come strumenti “musicali” in un opera per i dannati. Il restante della traccia è dedicata ad un loop noise, il quale domina il songwriting in un requiem post-industriale concepito per terre desolate, che chiude il tutto con un mantra drone dotato di bellezza statica.

Un lavoro interessante, non per tutti (sia per il suono che per la disponibilità), il quale mostra la volontà, sempre presente da parte della Luce Sia, di ospitare molti artisti sperimentali italiani, e di creare lavori in cui la musica trova una struttura ragionata anche nel modo in cui le singole parti vengono collocate e combinate tra loro. Non una semplice collezione di pezzi di due artisti diversi fatta per farli conoscere al pubblico, ma un lavoro collaborativo che trova significato nell’ascolto totale, Più che due tracce, due lati di una cassetta che ci guidano tra scenari sonori minacciosi ed inquietanti, con un “noise orchestrale” che sfida i generi e le semplicistiche classificazioni. Cibo per l’ascoltatore curioso ed avventuroso.

Label: Luce Sia

Voto: 7, 5