Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 4, 2015
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E’ passato poco più di un anno dal momento in cui vi parlammo per la prima volta degli Schonwald, una particolare realtà italiana che è riuscita ad emergere e ad uscire fuori dai confini nazionali, ottenendo innumerevoli riconoscimenti soprattutto all’estero, vero e proprio fiore all’occhiello italiano del cosiddetto revival del minimal synth che ha contraddistinto questi ultimi anni.
Dodici mesi dopo Dream for the fall, un lavoro che apprezzammo tantissimo per via della capacità compositiva e per via del mood e dei suoni elettronici freddi e distanti di ispirazione wave (così come shoegaze) che questo metteva in mostra, i Nostri esibiscono una ulteriore maturità in Between parallel lights, uscito sempre per la Anywave Records e per la Manic Depression Records, due label particolarmente capaci di trovare talenti, avendolo dimostrato già in altre occasioni.
Alessandra e Luca, luci parallele che si sono poi incontrate ormai moltissimi anni fa e che da quel momento non si sono più separate, sono riusciti nell’arduo compito di creare un terzo album che non suonasse come un appendice del precedente, poichè il problema del cosiddetto revival minimal synth, che ha portato molte realtà ad una rapida obsolescenza, è che ripetersi diventa pratica piuttosto comune, a meno che, come il duo ravennate qui dimostra, non si sia capaci di cambiare le coordinate interne delle composizioni senza per questo snaturare quelli che ormai sono i trademark del progetto.
Per intenderci, si prendano in esame brani come Fury, Xenos o anche Directions. gli Schonwald mantengono vivo il loro suono sintetico e distante, perfetto tappeto sul quale sciorinare testi ricchissimi di metafore di vario genere, ma quel che qui cambia profondamente è la ritmica, ben diversa rispetto al precedente lavoro. Non più raggelante 4/4 come poteva essere presente in molti brani di Dream for the fall, ma che recupera la dimensione fisica e primordiale del ritmo di matrice afroamericana, quasi rituale. Ecco quindi dove sta la principale evoluzione dei Nostri, ecco che Alessandra e Luca, prima arroccati, in un certo senso, in una distante ed inespugnabile torre d’avorio, si lasciano scoprire, camminano lungo le foreste dei Paesi nordeuropei in cui hanno spesso portato la loro musica, sono nelle foreste (dal loro nome, Schonwald, che significa proprio questo). La ritmica stavolta riflette i passi dell’uomo comune, non il freddo beat delle drum machines.
Questo cambiamento non lo si trova, però, solo nelle ritmiche, ma anche nella voce, qui molto meno “lontana”, più fisica e naturale, e nella chitarra, che letteralmente esplode, “entra nella realtà”, cosa che prima faceva molto raramente. Between parallel lights quindi ci riconsegna degli Schonwald molto più “fisici”, diretti e concreti, almeno musicalmente. Si pensi a Inland, uno dei brani più veloci e diretti della loro carriera, in particolar modo al suono della batteria: è un brano che va subito dritto al punto come forse prima non avevano mai fatto.
Questo utilizzo sempre più massiccio delle chitarre, un esempio su tutti è Lux, il brano promozionale dell’album, li avvicina ancor di più alla wave più fisica, e quindi ai The Cure, tra le loro maggiori influenze, pur mantenendo, rispetto agli inglesi, quella spiccata atmosfera lisergica che li contraddistingue. Gli sgraziati riff di chitarra si trascinano verso l’oblio, verso un sole che è morto, con un piuttosto percepibile velo di pessimismo, che percorre il loro lavoro e che è anche una caratteristica dei loro brani.
I brani conclusivi come Silver veins e Wall sono forse quelli più vicini agli Schonwald del precedente album, quelli in cui l’elettronica gioca un ruolo sicuramente più importante rispetto alla fisicità dei precedenti e in cui, in Silver veins, la voce di Alessandra torna ad essere distante, avvolta nella nebbia elettronica, e le chitarre di Luca vengono coperte da strati sonori artificiali. Wall è invece un curioso “esperimento” di brano interamente strumentale, anche questo denso di elettronica, la cui maggiore particolarità è una costante salita verso un particolare climax musicale, una degnissima conclusione per l’album.
Between parallel lights rappresenta sicuramente un nuovo, interessante, punto di arrivo per il duo, in cui, oltre ad essere evidente una sinergia tra i due, comunque già ben presente nel precedente lavoro, mostra come le luci parallele che si incontrano (come al solito pregevole è l’astratta ma significativa cover artwork ad opera di Myriam Barchechat e Grégoire Belot), siano anche delle luci musicali: da un lato l’astrazione elettronica della minimal wave più cara al duo, dall’altro una fisicità mai così diretta e wave, quasi rock. Astrazione e concretezza che coesistono perfettamente insieme. Questi sono gli Schonwald oggi, e non possiamo che andarne fieri.
Voto: 8, 5
Label: Anywave Records / Manic Depression Records