Pubblicato da Alessandro Violante il gennaio 21, 2015
La creatura Rasputeen (ex Rasputin) si è risvegliata, dopo sei lunghi anni, nella sua camera criogenica ed è tornata, con la sua astronave, sul nostro pianeta. Zurück aus der kyrokammer (il titolo del nuovo lavoro) che, nell’aspetto, potrebbe sembrare quasi una sorta di divertissement del prolificissimo artista post-industriale Philipp “Kershyll Vanne” Münch e della sua compagna di vita Barbara “Babsi” Teichner è, invece, un album molto variegato e multisfaccettato.
Qui, in questi quattordici episodi, si trova la tutta la maturità degli artisti tedeschi già attivi con nomi forse ben più conosciuti ai più come Synapscape, The rorschach garden, Ars moriendi, Colony collapse disorder e tanti altri (tra cui ricordiamo la collaborazione con Loss dell’anno scorso, di cui abbiamo parlato qui). Si tratta di un lavoro piuttosto spiazzante e, anche per questo, degno di interesse e sperimentale, in quanto, sebbene i loro tratti stilistici siano sempre ben presenti, c’è spazio per il già citato divertissement e per l’ironia (sebbene sia difficile per noi capire, al di fuori dei titoli dei brani, il contenuto dei testi in tedesco).
Recentemente Münch ha esplorato nuove direzioni, più pop-olari se vogliamo, ma di certo non appartenenti al nostro concetto italiano del termine, piuttosto a quello tedesco. Tuttavia, il fatto che, apparentemente, questi episodi siano più facilmente fruibili rispetto alle sue contorte ritmiche cacofoniche e alle claustrofobiche griglie electro, non deve trarre in inganno. Sotto lo strato superficiale si nasconde una grande varietà sonora ed una considerevole capacità di songwriting che riesce a rompere gli schemi del moderno approccio minimalista e a dargli una nuova, perosonalissima, forma. Non è difficile accorgersi del modo in cui siano ricorrenti suoni debitori dei primordi dell’elettronica tedesca e anche degli anni ’80 e ’90. Si tratta, in definitiva, di un’altra faccia di questo duo tedesco tra le tante che abbiamo occasione di ascoltare, e la loro grandezza si manifesta nella capacità dei loro lavori, compreso questo, di non annoiare mai proprio perchè gli artisti non sono legati ad un concetto di “coerenza a tutti i costi” nei riguardi di una particolare formula.
Parlando del lavoro più nel dettaglio, l’opener Neue zeiten, neue sieger (Tempi nuovi, nuovo vincitore) è una perfetta introduzione ad una delle facce del lavoro, se vogliamo quella più vicina a certe produzioni più dure e cacofoniche. Si tratta di un ritmo sporcato da una pesante distorsione e dalla classica, altrettanto distorta, voce di Münch, che presenta al suo interno un inserimento di strumenti a fiato, una sorta di legame sonoro con il titolo del brano e quindi una sorta di “inno vittorioso”.
Il brano immediatamente successivo è spiazzante ma geniale quanto dall’approccio old school: Katzenmusik (Musica per gatti) esplora una vastissima gamma di suoni che, a modo suo, ben si sposa con una tipica situazione in cui dei gatti si muovono e giocano. Si tratta di un episodio molto più complesso di quello che possa sembrare ad un primo ascolto. Männer und frauen (Uomini e donne) rappresenta invece il volto più legato, soprattutto nella ritmica, al big beat anni ’90 e, più in generale, al filone genericamente definito electronica.
L’attenzione per un minimalismo rivisto e ripensato è presente invece in brani come la conclusiva Die nacht ihre signale (La notte dei loro segnali) e Meine räder (Le mie ruote), brani in cui una moltitudine di suoni retro ci riporta indietro negli anni e ci mostra una visione sperimentale e multisfaccettata dell’approccio minimal, manifestando sempre un tributo ed una particolare attenzione nei confronti della sperimentazione sonora che fu propria (e che lo è ancora) dell’elettronica tedesca. Un episodio che si muove all’incirca su queste traiettorie ma in un’ottica più oscura e diretta è Schweinerei (Pasticcio), per cui è stato realizzato un video. Si tratta, in questo caso, di uno degli episodi più diretti e granitici dell’album.
I nostalgici di sonorità più note agli ascoltatori del duo (e soprattutto di Münch) troveranno pane per i loro denti in Alte liebe rostet nicht (Il vecchio amore non si arruginisce), dedicato probabilmente alla moglie e, allo stesso tempo, alla musica, in cui riecheggiano gli echi di Colony collapse disorder riletti in chiave meno dura e cupa ma più sperimentale e retro. Se Wir stellen uns quer riprende, soprattutto nel “chorus”, le nuove evoluzioni degli Skinny Puppy seppure in chiave tedesca, Blumen giessen vergessen (Hai dimenticato le piante) è un episodio noise particolarmente duro, quasi una sorta di comunicazione aliena nei confronti degli abitanti della Terra, e la successiva Wie die geier (Come l’avvoltoio) è un classicissimo esempio di powernoise anche qui impreziosito da un inserto esotico che si contrappone alla freddezza alienante della ritmica distorta.
Il tutto viene aiutato da una produzione sicuramente non cristallina che ben si sposa con quanto realizzato dal duo e che, altresì, enfatizza l’estrema varietà delle soluzioni stilistiche proposte. Un lavoro da ascoltare e riascoltare che non può mancare nella discografia dei fan di questi due prolifici artisti e, più nello specifico, dell’electro più sperimentale di matrice teutonica.
Label: Bazooka joe
Voto: 8