Pubblicato da Davide Pappalardo il marzo 22, 2015
Pop, una parola che vuol dire tutto e nulla, spauracchio di alcuni, gioia di altri; in realtà la sua definizione è così vaga e onnicomprensiva che è difficile dargli un limite definito, diventando spesso un’arma usata più in discussioni etimologiche piuttosto che con reale cognizione di causa. Questo però non significa assolutamente che il genere non esista e che nessun artista vi faccia riferimento; negli ultimi anni, anzi, c’è chi ha giocato molto con i suoi elementi, cercando una via alternativa per percorrere le sue vie, in un mondo post-internet in cui il confine tra mainstream e indie è sempre più labile.
Ecco qui il secondo album dei canadesi Purity ring, i quali nel 2012 avevano raccolto non pochi consensi con il loro debutto Shrines, il quale raccoglieva tutto un fermento epocale e gli dava una dimensione più focalizzata e votata al formato canzone: echi witch house e drag si univano al synth pop in un formato etereo che rimaneva anche abbastanza oscuro da essere ambiguo, anche grazie al contrasto tra le immagini a volte crude e corporali dei testi e la dolce voce della singer Megan James, accompagnata dai ritmi spezzati e dalle melodie dello strumentista Corin Roddick. Entrambi provenivano dalla band indie rock Gobble gobble, e forse questo li ha aiutati a non perdersi nella sperimentazione di molti colleghi, con un songwriting piacevole e capace di catturare diversi tipi di ascoltatori.
Eccoci tre anni dopo nel 2015; ormai molto del movimento witch house, già esaurito ai tempi del debutto, è un ricordo usato come riferimento da tutto un proliferare di artisti in vari campi dell’elettronica, dal synth pop all’ambient fino all’electro-industrial, e i suoi ritmi spezzati ed effetti vocali sono comparsi più di una volta in singoli di star del mondo mainstream, sempre attento alle tendenze underground che possono essere inglobate portando nuova acqua al proprio mulino; è naturale che i nostri vengano aspettati al varco, a maggior ragione in virtù della loro natura già all’epoca più luminosa e, senza vergogna, più semplice e catchy.
Chi sono i Purity ring di oggi? Senza molte sorprese, gli stessi di ieri, ma con una visione ancora più chiara della direzione da loro intrapresa e del suono che vogliono creare; i toni più “oscuri” vengono smorzati, mentre la voce della cantante passa in primo piano facendosi molto più presente rispetto al passato. Non sono pochi i riferimenti alla EDM americana, mentre rimangono i ritmi trap, questa volta però meno vaganti e più incentrati sul formato canzone; da una parte il loro suono si fa meno particolare, ma dall’altra viene data un po’ più di varietà, attingendo però da tutto un mondo già esistente, filtrato tramite la loro sensibilità eterea (elemento questo rimasto immutato). Come detto Megan ora è protagonista, facendoci sentire come le sue doti vocali siano migliorate rispetto al passato, raggiungendo scale e melodie prima non permesse; ci si allontana quindi dalla funzione più d’accompagnamento di ex colleghi (?) come Crim3s o la compagna di scuderia Grimes, ottenendo un cantato più tradizionale e chiaro.
Bodyache è simbolo del nuovo corso, aprendosi con clap e suoni sognanti, mentre poi si distendono ritmi quasi r’n’b sui quali parte la voce di Megan decisamente pop e delicata; i ritmi si mantengono rallentati in una lezione che non cancella il passato, ma lo ripropone in chiave più digeribile per orecchie poco alternative. Non abbiamo grosse sorprese e sconvolgenti variazioni, il pezzo vuole essere lineare e facile all’ascolto, e tale si mantiene fino alla conclusione.
Pushpull arriva a ricordarci la recente Lorde, con marcette ritmiche, tastiere delicate e bassi presenti, ma non invadenti; notiamo come la cantante sia ora un elemento dominante nel mixaggio grazie alla sua voce, una volta più nelle retrovie. Il songwriting è sobrio e anche questa volta molto lineare nei suoi ritornelli ed alternanze; è ricercata e mantenuta un’atmosfera dream pop sospesa e leggera in cui le digressioni vocali vengono limitate e non più usate come parte ritmica, bensì per sottolineare le melodie qui presenti. Il linguaggio drag e witch house è ora del tutto sublimato in chiave synth pop ed EDM,superando tali influenze; è chiara la direzione seguita dai Purity ring.
Stranger than earth va a cogliere elementi EDM e ad unirli a bassi dance e campionamenti vocali da anni ’90, mentre Megan prosegue ammaliante con una voce decisamente lontana dagli elementi alieni del passato; ecco al minuto e cinquanta un bridge degno di un pezzo trance che stabilisce ancora meglio le tendenze retro di chiave decisamente mainstream. Non è esagerato pensare ad una Taylor Swift dalle tendenze drag più pronunciate, o ad una versione più contenuta di Charlie XCX.
Food On The Floor accentua ulteriormente le tendenze finora sottolineate con ritmi spezzati sia a livello strumentale che a livello vocale, reminiscenze witchy e linee degne di Skrillex con coretti ariosi di facile presa; MTV è molto meno lontana insomma, soprattutto a causa dell’assorbimento di certe tendenze ormai non più underground.
Tirando le somme: è chiaro come i nostri abbiano voluto allontanarsi da certe facili aspettative, mantenendo allo stesso tempo l’impianto di base che li ha sempre caratterizzati. Questo porta a qualche vittoria e a qualche sconfitta, guadagnando da una parte dei bei pezzi accattivanti, ma perdendo spesso gli elementi più conturbanti del debutto; ecco quindi un secondo episodio che risulta un po’ di transizione e con un impatto minore rispetto al precedente, che riusciva a mantenersi in equilibrio tra due mondi in modo più sorprendente, anche se spesso seguendo un filo che qui, va detto, viene leggermente ampliato nelle soluzioni adottate.
In ogni caso, molto del giudizio dell’ascoltatore dipenderà da come si considera il gruppo e da cosa si vuole da loro; chi si aspetta sperimentalismi indie rimarrà altamente deluso, chi invece vuole brani accattivanti e delicati di synth pop sognante post anni dieci che potrebbe benissimo passare su qualsiasi emittente un po’ più “larga di vedute”, troverà qui pane per i suoi denti.
Label: 4AD Records
Voto: 7