Pubblicato da Alessandro Violante il aprile 6, 2014
Ci troviamo al centro del vortice della risalita dell‘EBM e della musica electro-industriale in chiave old school, mentre la musica elettronica di consumo sembra spostarsi sempre più verso lidi lontani dalla sua formula originaria, dalla purezza dei suoni che ne ha decretato il successo, influenzata dalle nuove tendenze pop e indie. Tra i come-back e le novità (non è questo il caso), tra alti e bassi, quello di Claus Kruse, il cui ultimo lavoro risale al 2008, rappresenta uno degli episodi migliori della rinascita della vecchia scuola. La sua creatura Plastic Noise Experience, nome storico dell’electro tedesca della fine degli anni ’80, torna a proporci la sua formula tra EBM, electro industrial caratterizzato da suoni e da atmosfere fredde, melodiche e più che velatamente dark, in undici brani (più remix), il tutto accompagnato da una voce distorta ma pur sempre umana, vicina, anche in questo senso, alla vecchia maniera. Fare musica è una terapia per affrontare e per parlare dei disagi dell’individuo, e l’artista lo fa esponendosi direttamente in prima persona con testi ricchi di significato. Il lavoro dà il meglio di sè negli episodi più lenti e riflessivi, anche se anche brani come Push and punish, Electronic bodies e Communication breakdown, più vicini a certe sonorità dei primi Front 242 e Leather strip, affascinano per il loro essere in fondo così attuali, nonostante le stesse idee siano state affrontate e sviluppate in mille maniere diverse nel passato come nel presente. Questo episodio della carriera del Nostro, che a breve darà alle stampe un nuovo lavoro con il monicker Serpents, storica realtà old school dark electro degli anni ’90, non è affatto inferiore rispetto alle sue prove precedenti, anzi continua a convincere grazie ad un uso intelligente delle atmosfere e alla riscoperta del sampling di chitarra (l’opener Control) così ben presente nei dischi storici electro industrial degli anni ’90. I brani scorrono via veloci, comprensibilissimi, ma ciascuno di essi possiede varie buone idee e non traspare mai il senso di incompiutezza di certi lavori-fotocopia di realtà senza capo nè coda. I quattro remix si discostano parzialmente dalle sonorità dell’album. Quello di Control ad opera di Ad key è più costruito e snatura parzialmente l’immediatezza del brano (pur nella genialità del songwriting dell’originale), quello di Push and punish di Suicide commando trasforma il brano in una hit quasi-harsh da dancefloor, il dark-room mix degli Armageddon Dildos rivisita Electronic bodies in chiave industrial rock mentre quello di Serpents (ovvero dello stesso artista ma sotto spoglie dark electro), rende ancora più melodico e sofferto un brano come Last call, infarcendolo ancor più di sinistra e sognante atmosfera. Un pregevole album realizzato da un artista con grande esperienza, che torna a brillare nel panorama electro come ha sempre fatto.
Voto: 8/2
Label: Alfa matrix