Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 24, 2015
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Di solito, quando pensiamo alla musica post-industriale messicana, i primi nomi che ci vengono in mente sono Hocico e Amduscia, ignorando il fatto che chi si muove nell’underground, emergendo su una label importante come la Space race records, label gemella della ben più nota ed italianissima EKP records, può spesso nascondere gemme preziose, come in questo caso.
I Para Normal arrivano al loro secondo album con un approccio non particolarmente originale, ma molto ben prodotto e dal risultato più che buono, considerando lo stato del genere EBM melodico, perlomeno qui in Italia. The cold room è un lavoro che mescola perfettamente carte diverse: EBM di nuova generazione con testi da post-y2k, gusto melodico di ispirazione synth pop moderna, ed attitudine electro da dancefloor, infatti è proprio la dimensione danzereccia ad interessare Rodlek Konde, Mario Monk ed Egresth Crs. Le influenze sono tante: si passa da un cantato degno di una versione cibernetica di Dave Gahan ad atmosfere e sonorità, espresse soprattutto nella lunga intro Cold spot, che ricordano certi cristallini paesaggi vagamente electro-industriali comuni ai lavori più noti di X Marks The Pedwalk e soprattutto di Leather Strip (che si occupa del mixaggio e del mastering dell’album, e la sua impronta moderna si sente fortemente), ma sono anche presenti richiami molto forti agli altri artisti del roster della label, come ad esempio Halo Effect, uno tra tutti, soprattutto in un brano come Ghost radio, che invita l’ascoltatore ad entrare in una nuova esperienza sensoriale per mezzo della loro musica.
Non solo granitici e melodici al punto giusto, i Para Normal dimostrano, in un episodio come Tears of stone, di possedere piacevoli doti tastieristiche che spezzano meravigliosamente il costante e granitico 4 / 4 comune a tante proposte del genere, e, in The haunted, di saper giocare con fredde atmosfere horror rilette in chiave electro, forse non particolarmente originali, ma comunque buone. Anche il sampling, per quanto talvolta anonimo e subordinato allo sviluppo dei singoli brani e alla preponderante voce maschile, è un elemento importante di cui tener conto.
Tentando nuove strade, un artista come Leather Strip ha senza dubbio aiutato a far emergere un progetto con delle ottime idee ed una carica melodica non indifferente e catchy, ma quel che veramente distingue i Para Normal di The cold room dai loro compagni, sia appartenenti all’etichetta che non, è la bontà e la ricerca dello stacco particolare, del dinamismo di certe soluzioni e di un generale registro ben più duro, corposo ed oscuro delle loro prese in prestito del miglior Dave Gahan d’annata. The cold room non passerà di certo alla storia, ma non si può negare che si faccia ascoltare e che conoscerà un certo successo sulle piste alternative, senza per questo essere una macchina da club priva di una vera e propria personalità.
Voto: 7
Label: Space race records