Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 3, 2015
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Chi l’avrebbe mai detto che un giorno i musicisti giapponesi avrebbero sentito l’esigenza o, per meglio dire, l’emergenza, per citare il titolo dell’album del nipponico Nao Katafuchi, di studiare non tanto la Storia dell’Arte nostrana (questo viene già fatto quotidianamente), quanto la musica elettro-synth pop-italo disco appartenente ad un passato spesso considerato da noi triviale, quasi una pagina di storia della musica italiana dalla quale tenersi alla larga. Niente di più sciocco, infatti la gloriosa Nadanna Records ha già dimostrato, un anno fa, con i greci 23rd underpass, di avere molto a cuore questo stile tutto nostro.
Dopo la Grecia, l’interesse proviene dal Sol Levante, da un musicista che, appassionato di tutto ciò che è retro, unisce perfettamente, all’interno di una miscela piuttosto (synth) pop, complesse trame synth pop, linee vocali un po’ piacione, richiami italo disco e chitarre di accompagnamento, anch’esse parte del patrimonio musicale dei generi citati. Émergence potrà magari ad alcuni sembrare un lavoro uscito fuori tempo massimo (per noi abituati a glorificare sempre l’evoluzione musicale e la modernità a tutti i costi), ma c’è anche chi, semplicemente, vuole rendere omaggio a ciò che ama, anche se sepolto, perlomeno in patria, sotto molteplici strati di cemento armato.
Trattiamo quindi del suo primo album vero e proprio a tre anni di distanza dal suo primo ed unico EP del 2012, un interessante e mai banale album di dieci brani, di cui gli ultimi due sono, rispettivamente, una versione alternativa ed un remix degli episodi più immediati e catchy. Vi si alternano brani dal forte carattere patemico, ottimamente prodotti e, dal punto di vista compositivo, molto diretti, come l‘opener Silhouette, un brano che parla chiaramente di una donna a cui il protagonista della storia è rimasto molto legato, facente parte del suo passato, ma che, nel ritornello, accenna anche a quei glory days, gli anni di gloria di una musica che è anch’essa tramontata, ma della quale il Nostro è profondamente e nostalgicamente innamorato. Anche i toni del brano sono tutt’altro che positivi e raggianti, anzi, raccontano più una sorta di declino di un qualcosa che fu e che purtroppo non fa più parte della nostra vita.
Nella successiva Emergence, invece, oltre a delle ben più serrate trame sintetiche analogico-vintage e ad un ritmo più coinvolgente e veloce, viene indubbiamente fuori, soprattutto in certi passaggi sintetici, l’influenza nipponica dell’artista, quasi giocosa e surreale, e qui la sua voce si contrappone a quella di un’eterea figura femminile che sembra quasi sussurrare le parole. Dance to the end è il più chiaro esempio, invece, dell’italo disco di cui si parlava poco fa: trattasi di un classicissimo brano ballabile in ambienti retro e fortemente italo, condito da chitarre elettriche d’accompagnamento, i cui suoni (si pensi anche semplicemente alla chiusura) hanno molto dei primi anni ’80.
L’episodio, per certi versi, più anomalo e quasi sperimentale, è il brano seguente, Awakening V2: trattasi dell’episodio in cui più chiaramente affiora una dimensione onirica, ambient, ripetitiva e minimalista, una specie di sogno, che ha tutta l’impressione di essere un intermezzo nelle storie del Musicista, un uscire fuori dalla diegesi per ritrovare il dialogo con un’amante perduta. Entrambi sussurrano le loro parole. I restanti brani seguono, a momenti alterni, quello che è stato già proposto nei primi: talvolta brani più semplici, lenti ed evocativi, di ispirazione anni ’80, ed altri in cui, invece, il sintetizzatore viene lasciato più libero di disegnare trame intriganti e di assumere sicuramente un ruolo maggiore.
Il lavoro viene chiuso da una versione alternativa di Silhouette (praticamente identica all’originale), e da un particolare remix di Dance to the end ad opera di Kevin Komoda, che ne inasprisce leggermente il mood, rendendolo più propriamente dark, anch’esso molto retro e di ispirazione anni ’80.
Marc Schaffer e Nader Moumneh sono riusciti, ancora una volta, a proporre in maniera eccellente un suono molto retro e, per certi versi, difficile perlomeno in Italia, attraverso la musica di un musicista mai scontato e banale, fortemente derivativo (ed è questo il suo scopo), Nao Katafuchi, che in Émergence dimostra di padroneggiare il genere musicale e di riuscire a fornirne una ottima variazione sul tema, anche grazie alle sue mai celate ed interessanti radici musicali-culturali nipponiche che qui e lì affiorano con grazia. Ottima prova.
Voto: 8
Label: Nadanna Records