Moreno Padoan – Until the numbness

Pubblicato da Alessandro Violante il ottobre 23, 2015

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Non capita spesso che un musicista proponga un lavoro che spiazzi completamente il suo pubblico, ma è anche vero che, in particolar modo nella musica elettronica, differenti progetti sono facilmente legati a differenti emanazioni della stessa persona, ed è ascoltando la varietà della musica di un artista che si può definirlo veramente creativo.

Sarebbe troppo semplice, a volte e come alcuni fanno, proporre quello che le persone vorrebbero ascoltare, ma con Until the numbness, Moreno Padoan mette in musica se stesso e, in particolare, un suo periodo particolarmente duro, e realizza un lavoro ambizioso, sperimentale e ricco di sfaccettature, il che, se non lo rende facilmente classificabile (e questo è un bene, tranne per chi cerca di tradurlo in parole), lo rende senz’altro un lavoro che verrà ricordato per questa sua unicità in un panorama spesso troppo legato al concetto di “musica di genere”.

Until the numbness, è bene dirlo, non è un lavoro facile, perchè vi richiederà concentrazione, e le emozioni trascritte su questi solchi vi verranno trasmesse direttamente, coinvolgendovi emotivamente, soprattutto grazie al suono pulito del pianoforte e alle trame che, a seconda dei differenti brani, fotografano mood diversi: Can’t wake up, la opener, ricorda alla lontana anche certo minimalismo presente nei lavori di Michael Nyman realizzati per Peter Greenaway, portando in sé un mood piuttosto distaccato, al contrario di Consequence, in cui è piuttosto triste.

La particolarità di questo lavoro è che, quando presente, è il pianoforte a svolgere la parte della sezione ritmica, e quest’ultimo non è invece un elemento subordinato ai ritmi creati dalle drum machines, come accade generalmente. Le trame disegnate dal pianoforte convivono perfettamente insieme a suoni sintetizzati particolarmente soft e liberi di fluire nelle composizioni, oltre alle occasionali incursioni da parte del violino, elemento, quest’ultimo, che acuisce ancora di più la carica patemica dei brani (come accade in A glimmer) e, a seconda del brano, ai depotenziati ritmi di matrice breakbeat / IDM e, ancora, ai secchi e ricorsivi beat distanti e marziali, quali quelli presenti in Anything o quello metronomico nella lunga e conclusiva suite ambient Erase everything, che scandisce il tempo musicale e quello del cuore. Quest’ultimo brano sembra voler dire che il tempo può essere un elemento utile, ma non il solo, a cancellare quello che ci accade.

Questo perfetto amalgama di strumenti musicali e suoni genera composizioni atipiche, costantemente in bilico tra tensione e distensione, il che è chiaramente percepibile nella già citata A glimmer. Quel suono elettronico che sale corrisponde ad un tentativo di risalire dal baratro, senza però avere la forza necessaria per farlo. Anything è una interessante cavalcata sonora che in origine parte sommessa e poi viene sorretta da una profonda ritmica elettronica sopra la quale, successivamente, sale un tema da colonna sonora che rievoca epici scontri, quale è quello che il protagonista, il Musicista, si trova ad affrontare. Altro brano particolarmente interessante e mutevole è The numbness, che esibisce una ritmica spezzata di matrice IDM, il cui ruolo, all’interno del brano, è di esprimere l’instabilità psicologica (opposta alla stabilità del ritmo quadrato in 4 / 4). La breve e sommessa cavalcata techno-ish è la giusta conclusione. Subito dopo si torna nell’oblio. Holding my breath è il brano più catchy, orientato ad una forma soft di synth pop, grazie al suo ritmo quadrato strutturato e coperto di una rarefatta atmosfera ambient. Le trame esprimono qui l’attesa di qualcosa e l’ansia.

In definitiva, si tratta di uno dei pochi lavori in cui l’ordine dei brani ascoltati e la tracklist non sono affatto casuali, infatti questi vanno ascoltati in quel particolare ordine per comprendere al meglio come Until the numbness sia, più che un semplice disco, la narrazione di un lasso di tempo sezionabile in nove segmenti: l’ansia che non permette di dormire, l’attesa snervante di un segnale, la conseguenza di un fatto sulla mente e sul fisico di chi deve accettare qualcosa di negativo, l’accettazione e il bisogno umano di ricominciare, l’intorpidimento che ostacola il processo di recupero (e i mille pensieri che si agitano in testa), la vista di un barlume di speranza, il lungo cammino lungo l’oblio per raggiungere una nuova stabilità, il sentirsi vuoti e, infine, il tentativo di cancellazione, o meglio, di archiviazione dell’accaduto, per riprendere, pian piano, a vivere una ritrovata normalità.

Questo è, in breve, quello che Until the numbness ha da offrire. La storia di un percorso come altri e un tentativo di esorcizzare i problemi personali attraverso la musica, il linguaggio espressivo che il Nostro conosce meglio di qualunque altra cosa, e allora è naturale che Moreno Padoan lasci parlare i suoi brani. E’ proprio quell’intorpidimento che rende Until the numbness un disco difficilmente classificabile, ed è proprio nei momenti peggiori che gli artisti partoriscono i loro lavori migliori. Questo disco non fa eccezione.

Voto: 8

Label: Xonar records