Pubblicato da Davide Pappalardo il aprile 10, 2016
La band austriaca Mitra Mitra (nome scientifico di un tipo di lumaca di mare) è un duo anomalo composto dall’inglese Mahk Rumbae, mente degli Oppenheimer MKII, del progetto Konstruktivists, di Ghost Actor e Codex Empire, e dalla DJ neozelandese Violet Candide, che rappresenta l’ennesimo progetto degli ultimi tempi dedito ad una musica minimale legata agli stilemi del synth anni ’80 più essenziale, freddo e d’atmosfera; come ben sappiamo, il genere sta raccogliendo molti consensi, generando quindi molte uscite ed epigoni desiderosi di rappresentare questo ritorno a paesaggi sonori decadenti e in qualche modo neo-romantici.
Dopo aver pubblicato nel 2015 l’EP limitato Indecisive Split Decision per la Polytechnic Youth, caratterizzato da una synthwave suadente, i Nostri tornano ora pubblicando l’album omonimo su vinile limitato a 150 esemplari e su cassetta ed in download per la Micromort Music, dandoci, come anticipato, un episodio più vicino al minimal e alla coldwave, caratterizzato da una drum machine minimale unita a tastiere spettrali e bassline ossessive. Il risultato non rivoluziona certo il genere, ma regala ben dodici tracce che faranno la felicità dei molti fan di questo tipo di proposta; come spesso accade, il tutto si gioca su loop ripetuti in mantra evocativi, non dimenticando melodie delicate perse in una nebbia sonora sempre presente.
Il disco ci offre una buona selezione di variazioni sul tema grazie ad un songwriting abbastanza variegato, che riesce ad apportare alla struttura generale i movimenti richiesti; largo, quindi, a momenti minimali come Metrolumen, con le sue tastiere notturne e la sua ritmica basilare, che ci trascina con sé in un’ipnosi costante, o la più sognante ed eterea Blender con le sue atmosfere nebbiose corredate da voce femminile. Headaspin ci dona un synth aspro corredato da tastiere trionfali e da una voce suadente, ma allo stesso tempo fredda, che ci riconduce al synth pop minimale e teutonico dei Propaganda del debut, evolvendo poi in una trama strisciante dalle parti cosmiche, mentre Digital hue dipinge scenari musicali noir che si ricollegano ai primi Ladytron, mantenendo sempre il tutto sotto controllo sia nella ritmica che nelle melodie accennate. Opportunity mostra dei groove trascinanti uniti ad una drum machine meccanica sui quali si stagliano linee vocali da cyber-utopia, mentre la conclusiva Micromort ci riconduce ai territori delle tendenze più ambient, salvo poi darsi a costruzioni sonore siderali che richiamano gli esperimenti strumentali degli Absolute Body Control di inizio anni ’80.
Un lavoro che gode, quindi, di una discreta varietà di arrangiamenti, pur rimanendo fedele al genere di riferimento, capace di non annoiare l’ascoltatore, anche quello non completamente esaltato dalla corrente minimale più ripetitiva; la voce femminile ricorda in alcuni frangenti la freddezza di proposte quali i Propaganda, e in altri i primi Ladytron, mentre la musica non ha paura di regalarci groove più danzerecci, così come affreschi musicali noir in cui viene sottintesa una certa tensione cinematografica. Disco interessante che vale certamente più di un ascolto, e che ci sentiamo di consigliare.
Label: Micromort Music
Voto: 7