Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 30, 2015
Oggi ci troviamo a parlare di un interessante e originale tributo alla cinematografia di Lucio Fulci, Joe D’Amato e a certo cinema horror italiano, presentato da uno dei progetti più interessanti e longevi degli ultimi anni, Mater suspiria vision, una realtà a tratti inclassificabile, catalogabile all’interno di un contesto post-witch house, fortemente intriso di richiami all’esoterismo e agli stati mentali.
Antropophagus, questo il titolo dell’album, è permeato da panorami di synth lisergici, all’occorrenza ritmiche marziali e minimaliste e voci narranti prevalentemente femminili. La storia principalmente trattata in questo album è quella delle sette porte di Eibon che, se oltrepassate, libereranno tutto il male del mondo. Esoterismo e rimandi cinematografici, quindi, sono il tema principale.
Il mastermind del progetto, Cosmotropia De Xam, è anche la persona dietro una delle realtà più interessanti in ambito sperimentale-witch, la Phantasma disques, che propone sempre prodotti molto interessanti. Viene affiancato da Aura. I due si occupano, rispettivamente, di synth ed electronica e dei vocals / invocazioni. Qui, per l’occasione, i due vengono affiancati da una lunga serie di ospiti, anche italiani (non a caso): Maya Doppelgänger Schneider la troviamo nell’opener, in Die 7 tore des schreckens, uno dei brani più ultraterreni e minimalisti, cinematografico e misticheggiante, contraddistinto da una ritmica lontana e dannatamente convincente (alla Dive), ma anche nella conclusiva Anatomia di un incubo (altro brano da premiare). Shivabel è presente in Sette porte dell’inferno, Ilynn Morrigan e Theo TetraGrammaton sono invece nella opener, in The brain of Nikos Karamanlis e nella titletrack. In quest’ultima c’è anche spazio per Anodine e How I Quit Crack.
Al di fuori del ricchissimo cast di questo film tributo in musica, la grandezza del progetto sta nel suo porsi al di fuori delle tendenze musicali, nella sua volontà di esplorare territori tutto sommato ancora in larga parte oscuri, fatti di paesaggi sonori, ritmiche lente, influenzate dal dub così come dal primissimo electro d’ambiente. Questi due sciamani vanno per la loro strada, una strada costellata di atmosfere angoscianti e sensazioni disturbanti. Insieme agli ospiti del disco, il cast immerge l’ascoltatore nell’universo parallelo di Mater suspiria vision, un monicker che, già di per sè, rievoca anche il lavoro di un altro grandissimo regista, sicuramente meno cult (soprattutto negli ultimi anni) come Dario Argento. Innegabile quella sensazione di oltre, di fantasia horror-mistica presente in un capolavoro come quello al quale il progetto paga il suo tributo.
Ad ogni modo, qui lo scopo è la celebrazione del cult movie: si pensi ad un brano come Buio omega, altro film di culto del genere, disturbante e volutamente esagerato, altro episodio astratto, cinematografico, con un che di mistico e anni ’80. Antropophagus ci invita all’ascolto in maniera diversa: non attraverso l’eccesso e lo shock, ma attraverso l’invito all’esplorazione della dimensione descritta con dovizia lungo questi nove brani. Il confine tra la realtà e l’oltre è più labile di quanto si possa pensare, e il duo crea la dimensione adatta per una esplorazione dell’ignoto e del non detto. Avrete il coraggio di aprire queste sette porte? Attraverso le sette porte del terrore, entrando nel mare nero, non tornando indietro mai. Nel frattempo, noi le porte della Phantasma disques le abbiamo attraversate, e il racconto non finisce certo qui.
Label: Phantasma disques
Voto: 8