Pubblicato da Alessandro Violante il aprile 12, 2016
La potenza è nulla senza controllo. Così recitava uno spot della metà degli anni ’90 di un noto marchio italiano di pneumatici, e non è un caso che il suo sottofondo musicale fosse un brano di musica elettronica che oggi definiremmo come techno industrial, un ritmo in 4 / 4 infarcito di breaks claustrofobici. Che questo non tragga in inganno l’ascoltatore, perchè Without Control, il nuovo album della musicista tedesca Nina Helbling, meglio nota con il monicker Letzte Ausfahrt Leben (ultima uscita in tensione), si discosta in maniera piuttosto radicale da quando composto nel suo debut album Mirrage, anch’esso pubblicato dalla tedesca Raumklang Music di Dirk Geiger appena due anni fa. Il suo ultimo album, che qui recensiamo, è uscito il 7 marzo.
Quella di Nina Helbling è stata una scelta molto coraggiosa e controcorrente, sia se pensiamo al ritorno in auge della techno industrial per mano di artisti come Ancient Methods, che se pensiamo a chi da lei si sarebbe aspettato un altro tassello rhythmic industrial mescolato all’IDM più dura, rumorista e claustrofobica. Sebbene in alcuni brani, come la title track, Deja Vu Effect e Monotonie, sia riscontrabile un ponte con la sua produzione precedente, la Musicista qui utilizza la materia rumoristica in modo molto differente, con un approccio meno legato alle influenze dei maestri e ben più personale, di ricerca, se vogliamo.
Dal punto di vista strettamente ritmico, Without Control è un disco molto personale che rilegge il rhythmic industrial adattandolo ad un 4 / 4 molto più dritto e di matrice techno (anche se mai legandosi a quest’ultimo genere in maniera evidente), e che presenta molti momenti riflessivi di natura ambient. Anche i momenti più rhythmic suonano radicalmente diversi, liberati da quell’aura claustrofobica e nervosa caratteristica di certi lavori di questo genere, tra cui lo stesso Mirrage. Basta ascoltare l’opener per rendersi conto del cambiamento: trattasi di un brano dall’incedere lento e ambient di matrice cinematografica e dalla componente tribale che evoca piuttosto una passeggiata in una grigia foresta (metafora presa in prestito dalla cover artwork). Con Belief torna il ritmo distorto, ma invece che essere veloce, tarantolato e spietato, è lento, ridondante, marziale e pesante come un macigno. Ascoltandolo con attenzione, si evince la ricerca sonoro-rumoristica svolta dalla musicista tedesca. Helbling qui si distacca dalla dimensione più ballabile del genere, per abbracciarne una più spirituale.
Nella successiva Fragment si prosegue con una IDM dai toni decisamente pacati, chiaramente ispirata da certe produzioni di matrice più ambient della Raumklang, arricchita da uno sfondo anche qui spirituale, legato più all’Oriente che alla Germania, il Paese di appartenenza della musicista. Lo stesso ritmo distorto, marziale, ridondante e spirituale lo troviamo nella successiva Burn Out, che presenta i sussurri della musicista sullo sfondo. Questo è anche un brano che ci fa riflettere sulla natura introspettiva del genere rhythmic industrial, non da intendersi (perlomeno in questa sede) come medium mirato al ballo, ma come mezzo per riflettere su noi stessi e sul nostro Io. C’è poi anche spazio per una breve e sferragliante ritmica “classica”, ma anche in questo frangente, quel che conta di più è la ricerca di nuove soluzioni sonore, sempre legate alla materia rumoristica.
La già citata Monotonie è un brano che recupera parzialmente, anche se in maniera più “ragionata”, il lavoro svolto da Nina su Mirrage, presentando una ritmica tarantolata (ma controllata), unita ad una gamma di suoni alienanti. Il titolo del brano riflette, da un lato, la sua monoliticità, e dall’altro la monotonia e la ripetitività dei gesti quotidiani. Il ritmo distorto rhythmic industrial è, non dimentichiamocelo, anche e soprattutto metafora sociale della vita nelle città industriali, in cui la macchina e le fabbriche sono eterni leitmotif.
Desert Flower è senz’altro uno dei brani più riusciti dell’album, con la sua ritmica industriale che strizza l’occhio a terre e culture lontane da quelle europee. Questo incontro tra il ritmo tarantolato (ma controllato) e l’ambient rappresenta anche un incontro tra culture: da un lato c’è la ripetizione incessante delle stesse operazioni da parte delle macchine (e la ripetizione del ritmo distorto ne enfatizza il carattere alienante), mentre dall’altro c’è una cultura molto lontana dalla nostra, ben rappresentata da un flusso musicale che non conosce inscatolamenti techno-logici. Anche Without Control, che dà il nome all’album, è un rhythmic industrial (decisamente il brano più “old school” dell’album) che, però, appare anche qui controllato con una precisione svizzera. Ci sono qui il ritmo distorto dall’incedere marziale e una melodia particolarmente oscura ed opprimente, di natura fortemente cinematografica.
Obsession viene introdotta dal cantato della musicista e da un giro melodico che sembra provenire da un carillon. E’ un mid tempo anch’esso molto introspettivo. Come già anticipato, con la successiva Deja Vu Effect torniamo per un attimo su lidi di matrice rhythmic industrial su base 4 / 4, anch’essa ridondante e alienante, che funge da perfetto contraltare alle atmosfere ambient di molti dei suoi nuovi brani e che evidenzia la ripetitività dei gesti meccanici che appartengono ad enormi fabbriche in piena attività. La chiusura viene affidata a I am empty, un brano dal sapore fortemente ambient e dallo spiccato gusto cinematografico (che nei suoni rievoca ancora una volta un universo distante, quello dei rituali africani), un altro episodio molto particolare.
Quello di Letzte Ausfahrt Leben è un lavoro piuttosto atipico nel genere da lei precedentemente proposto e senz’altro degno dell’attenzione dell’ascoltatore più attento alle molteplici sfumature sonore del rumore.
Voto: 8
Label: Raumklang Music