Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 4, 2013
E’ una storia che comincia molti anni fa in Spagna. Lescure è il cognome di una ragazza francese e 13 è il suo civico. Come testimoniato da una intervista rilasciata ultimamente sul magazine Peek-a-boo, sul finire degli anni ’80 due nascenti artisti tedeschi, Stefan Bens e Johan Van Roy, rispettivamente famosi per i progetti principali Stin Scatzor e Suicide commando, decidono di creare un side project duro e semplice cavalcando l’ondata EBM dei tempi. Dopo la pubblicazione di vari demo e di un disco del 1997 che porta il nome del monicker il progetto si arena conseguentemente al tempo dedicato dal secondo nei confronti della sua creatura principale, che nel frattempo stava diventando una della realtà più conosciute nell’ambiente. Molti anni dopo, sulla scia del ritorno in campo di molti act storici del genere, la stessa sorte tocca anche a questo famoso duo che qui presenta un best of piuttosto che una nuova release, in quanto qui sono presenti dieci brani di cui la maggior parte sono remake (usciti nel disco precedente e/o nei demo), che, a detta dei due, hanno portato via un tempo di lavoro molto relativo. Questo, allo stesso modo (e ancor più di quello) dei Pouppée fabrikk è un lavoro dal tono fortemente retrò che fotografa al massimo dello splendore il modo tedesco di creare solida EBM old school. Tutto qui? Più o meno. Certamente questo è uno dei migliori lavori del genere di quest’anno ed è lecito aspettarsi questo da nomi di questo calibro. Sarebbe inutile non sorvolare su uno dei, se non Il, nucleo pulsante di questo lavoro. Trattandosi di una magniloquente retrospettiva sul lavoro svolto dai nostri, non possono mancare ventiquattro brani che ripescano direttamente nelle vecchie demo tapes e nel disco, intervallati da graditi remix come quello degli Spetsnaz, altro act fondamentale per la rinascita del genere in questi ultimissimi tempi. Sebbene si noti una certa differenza tra il suono odierno dei nostri e quello dei lavori degli anni ’80 e ’90, l’impronta stilistica rimane sempre identica, vuoi che molti dei nuovi brani non lo siano pienamente. La ricetta di questo esperimento è semplice: EBM dura e pura, influenzata dalle sonorità teutoniche e basata, per la maggior parte, su mid tempo che non lasciano scampo alcuno all’ascoltatore. Una produzione molto pulita accompagna un sound scarno ed essenziale come vuole la tradizione più antica, senza tanti fronzoli, e non capita poche volte di scorgere alcuni dei semi che faranno successivamente crescere la creatura principale di Van Roy. Ritmi essenziali sorreggono a loro volta liriche essenziali, quasi dei proclami che si ripetono costantemente e che realizzano una formula da ballo robotico che riporta direttamente all’atmosfera dei club di un tempo. In un episodio, Refuse the needle, c’è anche spazio per una critica dell’utilizzo di droghe pesanti, di moda nel periodo in cui il brano fu realizzato. Il messaggio è chiaro che più chiaro non si può. La quintessenza di una musica per i corpi.
Voto: 8,5
Label: Out of line records