Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 22, 2015
Prima che un lavoro di recupero della tradizione della musica elettronica degli anni ’70 e ’80, Consumer behaviour dell’irlandese di nascita (ma vivente a Barcellona) Le cliché, nome d’arte del musicista e professore di marketing e di comportamento del consumatore Gerard Ryan, è, con le sue parole, un concept album sull’inconsistenza dell’approccio al business incentrato sul marketing e sulla pervasività delle attività di marketing nella nostra vita quotidiana di consumatori, piuttosto che di cittadini e, allo stesso modo, indaga il rapporto delle persone con media e gadget elettronici entrati in maniera sempre più pervasiva nel nostro immaginario, come la Rete nella sua globalità.
Dal punto di vista tematico, ogni brano lancia un chiaro messaggio critico ai consumatori, ritraendone la loro condizione di pilotati (un pensiero chiaramente ispirato a quello che trovò i suoi geni primordiali nella Scuola di Francoforte). Si tratta di un invito a ripensare i brand di cui ci cibiamo nella realtà di tutti i giorni, brand che, ma questo non è oscuro a nessuno, attuano qualsiasi meccanica di sfruttamento nei confronti dei loro lavoratori, arrivando anche a negare le loro libertà fondamentali di uomini.
Come nella peggiore, ma lucida, analisi orwelliana, in questo caso esposta da un vero e proprio professore della materia con molti anni di docenza alle spalle, c’è spazio per tematiche maggiormente legate al consumo già nei titoli dei brani, come ad esempio nell’emblematica Segmentation targeting positioning o in I woke up this morning like i always do, un forte rimando all’alienazione dell’individuo postindustriale, o ancora in Human computer interaction, in cui si evidenzia chiaramente la nostra dipendenza nei confronti delle macchine, le quali fanno sempre più parte della nostra vita: ogni giorno i team di aziende più o meno grandi pensano a nuovi modi di facilitare l’interazione tra gli uomini e i componenti elettronici di oggi e del futuro: HMD displays come l’Oculus rift, gli smartphone, il computer dal quale si sta scrivendo questa recensione.
Quello che per il musicista è di fondamentale importanza (e il suo scopo) non è quello di fornire soluzioni concrete ma flash che ci facciano pensare al nostro rapporto con una tecnologia sempre meno invasiva, certo, ma sempre più prorompente nella nostra vita. Waiting on the internet nasce da uno studio sull’ansietà e sulle frustrazioni che, utilizzando un termine demodè, vivono il loro status di surfers consumatori sulla Rete. Su una riga simile si trova Thank you for holding: quante volte, infatti, avete avuto bisogno di ottenere una informazione e avete passato minuti in attesa aspettando la risposta di qualche call center, magari arrabbiandovi e scatenando le vostre frustrazioni?
Oltre ad un discorso lirico piuttosto complesso come quello delineato, l’ascoltatore troverà nel disco di Gerard undici episodi di sound fortemente debitore di quello che l’elettronica fu prima dell’avvento degli anni ’90, un debut album la cui gestazione è durata circa due anni ma il cui progetto si è risvegliato dopo una stasi di quasi vent’anni. Per forza di cose i principali punti di riferimento sono il minimalismo, l’elettronica teutonica dei Kraftwerk così come il synth pop dei primi Depeche mode (ma non lasciatevi ingannare), il sound di Gary Numan e quello degli OMD.
In questi landscapes retro catchy e groovy, una voce ferma e raggelante espone, come uno speaker dall’alto della sua torre di controllo, i messaggi da diffondere a quel popolo che, secondo ben note teorie sociologiche, subiscono il cosiddetto attacco del proiettile magico.
Consumer behaviour, più che essere un semplice prodotto della fascinazione e della passione per un universo sonoro che sta conoscendo nuovo interesse anche grazie all’operazione svolta dalla creatura Metroland (sebbene, liricamente, ci si muova su tutt’altre coordinate), è un promemoria per la società attuale, un invito alla riflessione e, in questo senso, molto più che un disco di synth pop d’avanguardia, un lavoro tipicamente industriale.
Label: Medical records
Voto: 8