Pubblicato da Alessandro Violante il agosto 19, 2016
Oggi presentiamo ai lettori di FLUX un’esclusiva intervista a LAURAPALMER , il progetto dark techno / techno industrial di Tying Tiffany, di cui abbiamo apprezzato particolarmente il primo EP, uscito quest’anno per la Mecanica Records. Questa intervista è stata realizzata durante il suo live presso lo Spazio Autogestito Grotta Rossa di Rimini.
Ciao Tiff, come ti senti, sei entusiasta di questo live? E’ un piacere scambiare quattro chiacchiere con te.
Sì, lo sono e sono curiosa di vedere come si svilupperà la serata.
Ci parli della genesi del progetto LAURAPALMER?
Sono anni che cerco di sviluppare un progetto di questo tipo, incentrato sulla musica techno industrial, perché ci sono cresciuta, inizialmente proponendola nei miei dj set. Intendo quindi dare sfogo a questa mia passione. Prima non ce n’era mai stato il tempo per via dei moltissimi impegni legati al mio progetto principale, Tying Tiffany.
Qual è stata la risposta del pubblico e della critica?
E’ stata ottima. L’EP è stato ben accolto da tutti, e anche se la critica è un aspetto del business musicale che odio e non mi interessa piacere ai critici, non posso ignorarla e devo farci i conti. Ad ogni modo il progetto è piaciuto a chi seguiva già Tying Tiffany, anche se si tratta di due generi e di due progetti molto differenti, comunque legati da un fil rouge.
Oltre a quelli segnalati nelle promo notes diffuse dalla label, quali sono le tue influenze musicali?
Potrei citarti miliardi di nomi in quanto seguo da sempre tutta la scena elettronica, dall’IDM alla techno al powernoise al noise. Farti alcuni nomi non renderebbe l’idea. Mi piace cogliere le sfaccettature della musica elettronica, perché altro non è che un mezzo che ti permette di esprimerti in forma fluida rispetto alla musica analogica. Ecco, se dovessi fare dei nomi ti direi Plastikman, Autechre, Aphex Twin, Move D, la Hands Productions nella sua totalità, in particolare Monolith…
Hai ascoltato il suo ultimo album?
Sì, fantastico, mi è piaciuto molto
LAURAPALMER prima di LAURAPALMER: cosa facevi prima di cominciare il progetto ma anche prima di Tying Tiffany?
Dobbiamo spostarci veramente indietro negli anni. Sai, ho sempre composto musica sin da quando ero ragazzina e avevo 14 anni. Mi sono appassionata alla musica e ho creato progetti che, per ovvii motivi, non hanno avuto uno sviluppo discografico. Era tutta una questione di passione. Ho cominciato col basso, per poi spostarmi sulla computer music, da lì i Virtual Instruments e così via. E’ difficile parlare di un “prima” e di un “dopo”, perché il ricordo è sempre legato a me stessa che fa qualcosa nella musica, che siano dj set o produzioni. Ho anche lavorato in uno studio di montaggio audio, anche nell’ambito dei documentari.
Ti senti legata in qualche modo alle sottoculture legate alla techno e alle sue derivazioni?
Certamente. Considerata la location di questa sera, ho sempre seguito la musica techno nei rave, ho sempre frequentato centri sociali, spazi autogestiti etc…sono sempre stata legata ad un pensiero filosofico e ad un particolare stile di vita. Non è solo una questione musicale, è un modo di essere.
Quest’ultima sarebbe stata la mia domanda successiva, ma mi hai già risposto…
Sai, quando si parla di punk, spesso si dice che non è solo qualcosa di estetico, legato ad un modo di vestire, altresì lo si sminuirebbe totalmente. Così come il punk è una forma di protesta, anche la musica elettronica può esserlo, ma dipende dalle sue espressioni. Non è così nel caso della musica trendy con cui un certo tipo di gente vuole solo spaccarsi e drogarsi. Io la vedo in modo diverso, ed è per questo che, per me, l’industrial influenza la techno in modo differente perché vi apporta tutto ciò che è sporco, ruvido e vero. E’ una forma di protesta.
Molti, tra cui noi, si sono chiesti in quale stato versi il progetto LAURAPALMER a qualche mese di distanza dalla pubblicazione dell’EP. Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Sto lavorando ad una nuova produzione anche se il tempo è poco perché ho altri progetti. Ad ogni modo, ho già realizzato qualcosa ma non so darti una tempistica precisa. A breve sicuramente uscirò con un altro EP.
Anche questo uscirà per la Mecanica?
Chi può saperlo? Ad ogni modo continuerò sempre a collaborare con questa label.
Il nome scelto per il progetto è stato sicuramente influenzato dalla serie. Quali legami ci sono con la tua musica?
Sono sempre stata una grande fan di David Lynch. E’ stata una notevole fonte di ispirazione. Potrei dire che si tratta di “furto”, perché il suo mondo visionario e onirico mi è servito allo scopo di incanalare tanti aspetti della mia musica. Il personaggio di Laura Palmer rappresenta perfettamente quello che volevo trasmettere, un personaggio che ha in sé qualcosa di malato, di contorto, di nascosto, di scuro, ma esposto con un alone di luce. Rappresenta gli opposti che volevo trasmettere. Penso che il mio EP sia la colonna sonora perfetta per quel personaggio.
Magari nella nuova serie…
Sarebbe un sogno, saprei perfettamente come farlo.
Secondo te questa nuova serie ha il suo perché? Cosa ne pensi?
Non l’ho vista quindi non mi permetto di criticare. Potrò dire la mia quando la vedrò.
Per quanto riguarda l’attività live? Hai in progetto qualcosa?
Ho appena iniziato una collaborazione con R7, agenzia che ha organizzato la serata al Grotta Rossa e quella di domani al Copacabana Palm Beach. Da settembre in poi ci saranno altre date, e nel frattempo ho iniziato a lavorare con un’agenzia franco-inglese. Dopo la riapertura dei locali al termine della stagione estiva ci saranno altre date.
Riesci a vivere di musica oppure no?
Farlo è molto difficile, soprattutto negli ultimi anni, in cui il mercato discografico è totalmente cambiato. Ci sono aspetti da valutare se vuoi intraprendere questo tipo di passione. Ce la faccio a fatica perché non ho esigenze particolari, sto bene con quel che ho. Ovviamente devo integrare con altre cose comunque legate a quello che faccio, come ad esempio editing audio, web, etc…ma sempre come freelance.
Tornando indietro al 2012, ti piacerebbe che un tuo brano venisse inserito in un videogioco? All’epoca fu Fifa 2012.
Assolutamente. Spero che ricapiti, tutto quel che viene dal mondo ludico è ben accetto.
E ti piacerebbe collaborare con una live performance in uno spazio museale?
Sì, assolutamente.
L’ultima domanda è la seguente: ha ancora senso, nel 2016, l’esistenza delle webzine, in un momento storico in cui la musica la si può ascoltare in maniera molto semplice coi servizi di streaming?
Al giorno d’oggi le webzine hanno più senso dei giornali cartacei, poiché le prime rappresentano un punto di incontro di alcune scene musicali piuttosto che degli archivi di recensioni. Esse danno la possibilità di riunire persone con gli stessi interessi, come può essere quello per la scena industrial o per quella techno. Oggi le recensioni lasciano il tempo che trovano: fino a dieci anni fa era diverso, ora è cambiato tutto. Gli utenti sono molto più attenti, non hanno bisogno di ascoltare pareri e giudizi dei giornalisti o dei recensori. Ascoltano in streaming e si fanno presto una idea della musica. Manca anche una professionalità che invece è più presente al di fuori della Penisola, come in Germania, in Inghilterra e in Francia. Spesso in Italia ci si concentra su gossip e pettegolezzi, sul contorno, non sulla sostanza. I giornali hanno perso credibilità. Io, come lettrice, voglio sapere cosa un disco ti ha trasmesso, cosa ne hai tratto, non un elenco dei titoli. Si è persa un po’ l’emozione che c’è dietro la musica.
Grazie del tempo che ci hai dedicato. Se vuoi, saluta i lettori e chi è venuto qui stasera al concerto.
Beh, ringrazio tutti quelli che mi seguono e che mi danno la possibilità di muovermi e di continuare a fare quello che faccio con la medesima passione. Lo faccio per condividere quel che faccio con altre persone che amano lo stesso mondo, quello musicale, come me.