Laibach – Spectre

Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 2, 2014

laibach+spectreLa guerra all’informazione, alla religione, allo status quo e alle istituzioni è ricominciata. La missi0ne del collettivo Laibach, ala musicale del più ampio movimento noto come NSK o Neue Slowenische Kunst, negli ultimi anni ci aveva abituato a dei momenti particolarmente sperimentali, come la rilettura del famosissimo Die kunst der fuge di Bach o come la colonna sonora del chiacchieratissimo film Iron sky diretto da Timo Vuorensola. Questa release è stata considerata da molti come il primo vero capitolo dopo Volk del 2006. Cosa aspettarsi da uno dei pionieri della musica industriale? Ricerca e sperimentazione, attenta rilettura delle forme stilistiche dominanti l’attuale panorama della musica elettronica. Non è invece lecito aspettarsi un disco fotocopia, lontano dalle intenzioni di chi, decadi fa, contribuì ampiamente a diffondere il genere. Attivi dai primi anni ’80, ancora oggi i nostri sono tutto fuorchè l’ombra di loro stessi, riuscendo a confezionare una lunga serie di brani che, seppur così diversi tra loro dal punto di vista stilistico e del songwriting, condivide la medesima matrice lirica politica che li accomuna da sempre. Dotati di un approccio analitico, i loro testi sono espliciti e il cantato è chiaro, utile nel suscitare la riflessione da parte dell’ascoltatore. Consci del fatto che in molti stessero aspettando il loro album, i leak hanno presentato solo dieci dei quattordici brani che compongono un lavoro corposo, lungo ma mai prolisso e che, brano dopo brano, cambia costantemente acqua al suo mulino: si va dall’opener direttamente presa in prestito da un film del primo S.M. Ejzenstejn tanto è forte l’impatto emotivo che stringe una nazione con un proclama che da un lato critica i nazionalismi e dall’altro dà forza a quello pseudo-stato che i nostri, insieme ai loro colleghi, hanno dato origine negli anni più recenti, passando per episodi vagamente pop che esplorano tutte le forme musicali: dalle sonorità tipicamente industriali inserite all’interno di un contesto estremamente catchy come in No history, un brano che critica fortemente le leggi dello Stato e soprattutto della Chiesa, passando per l’electro punk di Eat liver!, brano inneggiante alla rivoluzione, seguito dal classico brano critico sul sistema statunitense dall’esemplare titolo Americana, fino a esplorare sonorità legate a Tarantino in We are millions and millions are one senza dimenticare la critica del Sistema-Europa in Eurovision, passando per una lunga serie di episodi musicalmente e liricamente estremamente interessanti nella loro apparente semplicità, rientrando in un’ottica quasi cyberpunk andando a scomodare Star trek in Resistance is futile, un brano in cui i Laibach, reincarnazione dei Borg della celebre saga sci-fi criticano il modo in cui i popoli siano stati assoggettati e resi inermi dai loro carnefici, che con ciò si chiami in causa la religione o gli apparati statali, da sempre bersagli privilegiati del collettivo sloveno. Il processo di assimilazione può essere ricondotto anche agli stessi studi di Burroughs e Gysin che fornirono una delle basi per lo sviluppo dell’estetica industriale. Il messaggio dei nostri non è negativo: vuole shockare e portare all’attenzione delle persone il bisogno di rompere lo status quo, di rompere l’ordine sociale che tenta di prevaricare e di ingabbiare nelle reti dei sistemi prefabbricati: dopo alcuni altri episodi, più melodici, di notevole fattura, Just say no! è molto chiara in merito: bisogna ricordarsi che si può sempre rispondere NO. Nessuno obbliga ad accettare tutto quello che viene portato all’attenzione degli individui. Chiude una forte critica alla religione, See that my grave is kept clean, emblematico episodio in cui la Bibbia, forse in assoluto il testo più preso di mira in certa musica, viene riutilizzato come immagine dell’intransigenza religiosa che, come qualunque altra intransigenza di pensiero, provoca un danno. Quello che conta realmente qui è il messaggio, unitamente alla capacità di rendere estremamente semplici e catchy brani molto complessi e attuali che, tuttavia, non guardano con il binocolo la tradizione ma che, al contrario, costituisce sempre l’elemento portante della loro musica.

Voto: 9

Label: Mute records

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