Pubblicato da Davide Pappalardo il febbraio 8, 2016
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Chi segue la nostra webzine avrà probabilmente letto la nostra recensione dell’ultimo lavoro dei greci Paradox Obscur, duo minimal composto da Toxic Razor e Kriistal Ann, ovvero Anacrusis; forse non tutti sanno che la cantante è già da anni in attività con diverse formazioni, avendo iniziato nel 2007, dopo studi di musica classica, con la band darkwave Resistance of Independent Music ed avendo creato nel 2013 il suo progetto personale qui recensito, con già altri due album (Refraction e Delirious sky) e l’EP For the sake of thee alle spalle, oltre a vari singoli.
La Nostra è tornata recentemente con il lavoro qui recensito, ovvero Cultural Bleeding, per l’etichetta brasiliana Wave Records, caratterizzato, così come i precedenti lavori, da un suono legato alla cold wave (nel senso europeo del termine, non l’industrial metal statunitense!) che ormai da qualche anno è ritornata fortemente negli interessi del pubblico oscuro; troviamo quindi un suono etereo basato naturalmente sul synth e sulla voce della Nostra, tra malinconia esistenziale e trame elettroniche ammalianti che toccano le corde emotive dell’ascoltatore con un gusto epico e regale.
Essential mist mette le cose in chiaro sin dal titolo, evocando, appunto, con le sue sommesse pulsioni elettroniche e con le linee eteree, una nebbia minimale che presto si arricchisce di melodie magistrali e cantato suadente; non mancano cesure evocative dalle tastiere delicate e dai synth avvolgenti, così come motivi melodici trascinanti nel ritornello cantato.
Killing jokes spinge sul minimalismo con la sua drum machine asciutta e i suoni notturni, sui quali la Nostra si aggiunge con vocals sentite ed altisonanti, in un crescendo controllato in cui la ripetitività della base musicale fa da perfetto substrato per le leggere variazioni che conducono il brano; alcuni elementi cosmici trovano posto completando il quadro sonoro giocato su suggestioni ben calibrate, le quali, superato il terzo minuto, acquistano velocità in un tripudio di suoni dall’effetto trascinante.
Fail of misery vede l’apporto dei nostri Schonwald, presentando sempre una trama retro dai synth vorticanti e dalle inquietudini ben gestite, tramite riff effettati di scuola post punk; impossibile non notare le sezioni di tastiera ammalianti unite alle linee spettrali. Un connubio di elementi che funziona e che, ancora una volta, apre uno squarcio temporale verso un certo suono ed un certo periodo della musica dark; l’uso di pulsioni un po’ più ritmate e quasi da dancefloor dona una certa varietà ben gradita che permette di conferire identità al pezzo.
Enigma ci approccia con un gorgo sonoro che presto si apre a ritmiche robuste e suoni regali, sui quali Kriistal Ann interviene con le sue vocals gotiche; con l’avanzare del pezzo si prende un po’ più velocità, mantenendo però sempre una certa atmosfera malinconica e, allo stesso tempo, medievale, per via del ricorso ad archi campionati. Un episodio molto teutonico, che richiama certa darkwave in cui l’elemento etereo e gli strumenti classici non sono alieni; altre armi, insomma, nel repertorio della Nostra, che sa come muoversi tra vari elementi dell’ambito oscuro.
Αντιγόνη parte con un gioco ben strutturato di ritmica e linee da ballo, mentre la Nostra interviene con un cantato in greco, consegnandoci un pezzo fatto per i dancefloor oscuri dal gusto minimale; una certa atmosfera suadente, quasi mistica, domina il tutto con il suo delinearsi nobile dal mantra arricchito da alcune tastiere da organo, le quali concorrono all’elemento sacrale del tutto.
Un album dall’impianto sonoro ben caratterizzato, basato su una certa atmosfera malinconica ed eterea sempre presente, sulla quale si stagliano ritmi minimali e linee evocative di synth; su tutto questo si muove la voce della Nostra, altro elemento che spesso diventa protagonista, creando trame melodiche dai ritornelli trascinanti, ma mai scomposti o estranei alla plumbea struttura regale, e dal sapore atavico che sorregge il tutto. L’artista dimostra di avere un senso musicale ben lontano dall’amatoriale, sapendo giostrare il songwriting senza allontanarsi mai troppo dal disegno complessivo, ma sapendo anche dove variare le cose in modo da non copiarsi; davanti ad un mercato in cui non mancano alcuni episodi dotati di un proprio stile, ma poca sostanza propria, la cosa non può fare che piacere, e quindi il lavoro è caldamente consigliato sia a chi già segue il progetto che a chi lo dovesse scoprire solo ora.
Voto: 8, 5
Label: Wave Records