Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 13, 2015
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Sono passati molti anni ormai da quando la rivista Zillo parlò di dark electro a proposito dell’album di debutto dei tedeschi yelworC, ma nonostante la musica del progetto texano Jihad di Jason Mendez chiaramente condivida, con quella corrente, molti trademarks importanti, sarebbe inutile e limitante soffermarsi sulla storia del genere ogni volta che un nuovo lavoro viene prodotto.
Mendez infatti, pur muovendosi a partire dal discorso musicale affrontato da una realtà fondamentale come Mentallo & The Fixer (per quel che concerne i loro vecchi lavori), in questo live al festival Dark EBM Souls, svoltosi a febbraio a Bratislava, mostra un approccio per certi versi più vicino all’EBM pura e semplice, discostando la sua musica da quella del già citato act leggendario tedesco e da quella dei Placebo Effect.
Non un nuovo lavoro di inediti, in quanto, per questo, ci sarà da aspettare il 2016, anno in cui sembra proprio che riusciremo ad ascoltare un suo nuovo album grazie alla Electro Aggression Records, il secondo album ufficiale dopo A prayer in the night, risalente al lontanissimo 1997, e pubblicato dalla Ras Dva del compianto Ric Laciak, ma un disco che testimonia molto bene come un genere complesso come il dark electro possa essere reso in veste live, un genere che fa della complessità strutturale dei suoi brani uno dei suoi trademarks principali. Il risultato sonoro è ottimo, anche grazie all’ottimo lavoro svolto al mastering da Arnte del progetto Pyrroline.
Escludendo la cover del progetto Benestrophe (un tributo agli ispiratori di Mendez, i già citati Mentallo & The Fixer, ma anche alla memoria di Laciak, per la cui label i lavori dei Benestrophe erano stati pubblicati), ovvero la conclusiva Endangered species, i sette brani di questo live definiscono alla perfezione quelli che sono i trademarks di questa particolarissima visione musicale, che si discosta piuttosto fortemente dalla classica scuola EBM ed electro industrial propriamente detta, emancipandola, se non totalmente, almeno parzialmente dal vasto calderone musicale in cui spesso viene inclusa.
Atmosfere tipicamente dark e goticheggianti, melodie dal sapore “magico” e rituale, testi di matrice esistenzialista-filosofica e richiami a Crowley e alla magia (vale come esempio il brano di apertura People of the land), voce distorta, ritmiche complesse (ma mai in modo esagerato) e stacchi melodici di grande impatto: ecco quello che troverete in questi brani, e quelle che sono, in genere, alcune delle caratteristiche tipiche di un genere che si pone in controtendenza rispetto all’electronic body music: la perfezione del corpo nell’EBM contro il dubbio, l’analisi di se stessi (Dovrei parlare o sospirare? Vivo per conoscere. Perdo la testa.) in Shades of grey; la quadratura ritmica in 4 / 4 contro la sospensione ritmica, riflesso dello straniamento del musicista-individuo, il suo trovarsi in bilico, il suo riflettere sulla sua esistenza e sulla sua intrinseca debolezza, come avviene in Looking glass (Lo specchio rivela – alla protagonista della storia – che lei non è la prima nè sarà l’unica).
Anche I can’t let go è un altro esempio, così come Looking glass, di sospensione lirico-musicale, di melodie oscure dipinte su una scomposta ritmica onirica e surreale. Il testo non è da meno, consistente in un dialogo forse col proprio Io, un testo che esprime la volontà di dichiarare a se stesso di essere un essere reale, non evanescente, anche se non sempre cosciente di quel che fa, come del resto ogni individuo è. Rappresenta, da parte di Mendez, la valorizzazione dei limiti individuali e l’imperfezione dell’essere umano, caratteristiche che lo rendono distante dalla perfezione formale dell’electronic body music.
Contrapposti, per certi versi, a questi brani più criptici e sognanti, ci sono episodi più quadrati, meno evanescenti, più legati ad una quadratura di derivazione EBM, più solidi, come la già citata opener People of the land, Hands that hide e Visions, includendovi anche la già citata cover di Endangered species.
In attesa di ascoltare un nuovo lavoro del texano Jihad, questo live al Dark EBM Souls a Bratislava svoltosi a Febbraio (lo ricordiamo, insieme ad alcuni compagni di merende come Kifoth, Terminal State, MC1R e Fïx8:Sëd8) evidenzia la bontà della musica di un progetto che gode di una propria identità e che, ne siamo sicuri, nel 2016 ce ne confermerà ancora una volta, a distanza di molti anni, l’indubbio valore musicale.
Voto: 8, 5
Label: Self-produced