Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 16, 2015
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Oggi parliamo con Giovanni Mori alias Le Cose Bianche, progetto power electronics italiano noto per l’altissimo numero di produzioni e, recentemente, per avere composto una trilogia sulla pornografia, tema affrontato secondo molti punti di vista con indubbio acume, ed è partendo da questo trittico che iniziamo la nostra intervista con uno dei nomi più celebri della scena italiana power electronics.
1) Ciao Giovanni! E’ di rito presentare il tuo progetto ai lettori: perché Le Cose Bianche? Hai anche altri progetti? Dacci qualche informazione in più sulla tua musica e sul tuo universo musicale e tematico, forse ancor più importante.
L.C.B., il cui significato ormai non ha davvero alcuna importanza, nasce qualche anno fa come luogo dove poter uscire da alcune sonorità che stavo già perseguendo col progetto Malameccanica, il mio primo progetto di musica trip-hop assieme a Pietro Tripano, avevo voglia di avvicinarmi alle esperienze industriali di M.B. ed altri e solo successivamente si è trasformato in un mattatoio power electronics all’italiana. Modificandosi non solo negli intenti ma anche nel modus operandi, digitale prima, analogico poi ed adesso.
Condivido con Eraldo Bernocchi il progetto MANGIATI VIVI, di cui fra qualche mese uscirà il primo disco per Naked Lunch e Subsound su LP e CD e il progetto CRONACA NERA con Adriano Vincenti della Macelleria Mobile di Mezzanotte. Da poco ho inaugurato il progetto SUCTION MELENA (power electronics, extreme noise) un mio nuovo alter ego di cui, nei mesi a venire, potrò offrire qualche release su tape.
2) Abbiamo recensito la seconda e la terza parte della tua trilogia sulla pornografia. Parlane nello specifico ai lettori. Come è nata questa idea? In cosa i tre lavori sono legati tra loro e cosa, invece, non li accomuna? Ogni lavoro affronta il tema utilizzando una chiave diversa. Approfondiamo anche questo.
Non ho mai pensato coscientemente di realizzare una trilogia. Per me l’unica trilogia che abbia un valore è quella di Mad Max. In realtà non ho mai pensato che ciò che faccio fosse di una portata tale da evolvere in un suo linguaggio con i suoi temi in tre capitoli. E’ capitato. Tutto qui. Dopo Estetica di un buon pornografo, mentre stavo registrando Pornography… mi sono accorto che un filo legava questi due album: la pornografia, nella sua pura e cristallina forma di strumento basso e di consumo, senza alcuna esaltazione artistica o consacrazione iconoclasta.
Mentre la prima tape giocava il tutto sulla bassa pornografia, legandosi volutamente alla tradizione inglese dei Whitehouse o dei Sutcliffe Jugend, Pornography should not be an illusion (qui la recensione) rivendicava il ruolo della pornografia come mera e necessaria lupanara, in totale rottura contro una visione colta o da salotto o anticonformista di quest’ultima. Solo Born (qui la recensione) è nato seguendo la scia dei primi due album. Si è scritto da solo.
Ed è l’unico estremamente autobiografico. Tratta il rapporto fra l’oggetto pornografico ed il suo consumatore da un punto di vista più intimo. E la citazione di Henry Miller nelle note di copertina perfettamente sintetizza il contenuto dell’album. Mi chiedi cosa non li accomuna? Non li accomuna il fatto stesso che sono tre dischi in grado di stare in piedi anche da soli. Non sono tre episodi, non occorre arrivare al terzo per capire il resto. Ecco perchè di fatto non è nemmeno una vera trilogia. E’ solo una questione di prospettiva.
3) Sei uno dei più noti protagonisti dell’odierna scena power electronics italiana. Tralasciandone le origini musicali, parlaci di cosa il genere voglia trasmettere, e di cosa ci sia dietro la coltre cacofonica che contraddistingue buona parte delle sue produzioni. Si può parlare di origini culturali e di una sottocultura?
Io non sono nessuno. E la scena italiana è un’espressione che serve ad altri per confermare a loro stessi di essere parte di un qualcosa che possa autolegittimarli in ciò che stanno facendo. Se proprio devo, scelgo, appunto, la parola: genere. Mi interessa di più. Il PE è un genere con dei codici esattamente come un romanzo noir, o come un film horror o qualunque altro genere. Non mi interessa andare a scavare o a cercare significati perchè di sognificati spesso non ve ne sono. Cercheresti mai un significato in un film di Tobe Hooper?
4) L’Italia è sempre stato un Paese in cui il genere power electronics ha attecchito, a fronte di altre correnti che non hanno ottenuto tanto successo. Secondo te, perché? Approfittane per parlarci anche della storia del genere in Italia.
Ci sono tante persone che oggi hanno il disperato bisogno di spiegare tutto a tutti. Lascio questa domanda a loro.
5) Ho notato che, sebbene il tuo primo album risalga al 2009, hai all’attivo già decine di produzioni. Questa è una particolarità del PE. Ha per caso a che fare con l’estetica del DIY? In questo, c’è una sorta di estetica punk in quello che fate tu e le altre realtà?
Ho fatto molte releases perchè mi diverto a fare quello che faccio. Ovviamente non vi è una pretesa di qualità nella mia quantità. Non ho mai guardato (e non lo faccio nemmeno oggi) al formato o alla label come i soli motivi validi per registrare qualcosa. Ho fatto cose su cdr e con label davvero brutte con lo stesso entusiasmo con cui ho lavorato a cd con realtà più note o a nastri autoprodotti. Non mi occupo di estetica, mi interessa di più l’attitudine.
6) La tua musica non è certo di facile assimilazione: In che contesti la proponi, e come reagisce il pubblico? Come sono le tue live performances?
Mai fatto live con L.C.B.
7) Dato che nel tuo ultimo album, Born, ci sono molti richiami al cinema, alla poesia e alle avanguardie storiche, cosa pensi che il flusso rumoristico riesca ad esprimere? Quali sono le potenzialità di un flusso libero da schemi e gabbie ritmiche?
Sono molteplici. E sono le stesse per qualunque forma di arte genuina. Ma stiamo parlando di Born, non di un quadro di Bosch. In Born ci sono molti richiami alla mia vita. Per me vale solo questo.
8) Quanto, in questo genere, è facile ripetersi se non si variano le coordinate della propria musica? Tu, ad esempio, mi sembri molto attento in questo senso.
Trovi? Io davvero non lo so. Sicuramente le prime cose che ho fatto non hanno nulla a che vedere con il mio suono di adesso. L’unico comune denominatore resta l’attitudine di cui sopra. Ripetersi in qualunque genere non è un male. Si chiama genere proprio per questo.
9) Perché spesso si tende a tracciare un filo rosso diretto tra i primi esperimenti di musica industriale e il PE? E’ solo per una questione di assonanza sonora, o c’è di più?
Una domanda più o meno simile l’ho fatta una volta a Marinelli. Ti copio la sua risposta, che mi pare ad oggi la sola con un senso: “Credo che l’industrial sia quella che fa ‘lan-klong mmuuuuuuff zgggr-zgrrr ugkr ukgr-osssdz gaaah-kud・ in un clima d’ineffabile follia, mentre la power-electronic fa iiiisssss spux-x-x yyyeeee-zhot OT-OT!! azu-kwaa! kkwa-owlung!・ con la pedanteria dell’ortodosso.”
10) Quali sono i tuoi progetti futuri? Cosa hai in cantiere?
A breve usciranno due tape una con i Black Leather Jesus ed una con Evitaxal. Poi un lavoro con Bernocchi e un nuovo CD, il seguito del precedento Brain Meat, con Maurizio Bianchi. Tendo ancora a fare parecchia roba, la cosa migliore, per chi è interessato, è quella di dare un’occhiata di tanto in tanto al mio sito.
11) Grazie per il tempo che ci hai dedicato. Saluta i lettori e invitali ad acquistare Born e i tuoi album!
Grazie a voi. Dato che fra un mese, più o meno, è estate, e invito tutti a non abbandonare gli animali.