Intervista a Blush Response

Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 23, 2016

blush-response-interviewAbbiamo intervistato, in esclusiva per Flux Webzine, Joey Blush, in arte Blush Response, artista e sound designer americano attualmente residente a Berlino. Il suo lavoro è un valido esempio di fruttuosa connessione tra pulsioni techno e suggestioni industrial-EBM, capace di tagliare trasversalmente sonorità e generi musicali, mantenendo un suo sound cyberdark-immaginifico e un mood profondamente oscuro. Blush ha all’attivo tre album: We Are Replicants, Tension Strategies (Basic Unit Productions / Tundra) del 2013 e Desire Machines, uscito nel 2014 per Desire Records. Nel luglio 2015 è uscito il 12 EP, Future Tyrants per la label underground berlinese Aufnahme+Wiedergabe (Qui potete trovare la nostra recensione.), seguito dal live Night of the Machines. Rebirthed in the Sprawl è un lavoro su due cassette uscito il 16 gennaio per Total Black. Sono in uscita il nuovo LP per Ant-Zen, intitolato Reshaper (uscita prevista per l’8 aprile) e il nuovo EP per Aufnahme+Wiedergabe, Body Architect.

1) Ciao Joey! Dicci qualcosa di te. Qual è il tuo background? Quali sono le tue principali fonti di ispirazione musicali e artistiche? Puoi dirci anche qualcosa del tuo lavoro come sound designer e degli artisti con cui hai collaborato e con cui vorresti collaborare in futuro?

Cominciai a scrivere musica quando avevo 16-17 anni. Fondamentalmente vivevo nella cantina dei miei genitori a New York. Mi procurai un synth, entrai in possesso di alcuni software di registrazione piratati, spesi giorni e giorni registrando e persi tempo con la strumentazione. Sono sempre stato una persona introversa, e lavorare da solo mi ha portato pace. Per me è terapeutico sedersi, toccare la mia strumentazione e vedere cosa ne viene fuori. Per quanto riguarda le influenze, ce ne sono tante, troppe da nominare. Ogni aspetto della mia vita influenza il mio lavoro. La maggior parte dei miei brani è composta in tempi brevi, e dunque, se vuoi capire cosa mi influenza, il miglior modo di farlo è ascoltando la mia musica. I miei brani sono come istantanee del mio stato mentale nel momento della loro scrittura. Provo a finirle in tempi brevi perchè voglio catturare il momento. Non mi piacciono i brani che necessitano di anni per essere completati e che diventano bestie pesanti che vengono fabbricate insieme a parti slegate realizzate giorni o settimane prima. Necessito che il tutto prenda forma in uno specifico momento. Io creo ogni suono dall’inizio alla fine. Ogni suono di synth o di drum machine viene realizzato sul momento per i brani che ne fanno uso. Cerco di non usare due volte gli stessi suoni.

A livello di collaborazioni, ho realizzato un lavoro di sound design per alcuni act, dai Fear Factory ai live synth con Scar the Martyr e con altri artisti come Cristian Castro. Recentemente, e altresì ho prodotto e ho fatto il mixaggio per un nuovo gruppo industrial / noise, è stata la prima volta che mi sono occupato della produzione e non solo della programmazione.

Sto altresì collaborando con molte persone qui a Berlino – dopo ne spiegherò i dettagli.

2) Ascoltando i tuoi album, emerge la tua grande passione per i synth modulari e per le classiche drum machine della Roland, con le quali hai sviluppato una tecnica veramente buona in studio così come nella dimensione live. Pensi che oggi sia importante recuperare un certo tipo di suono per mezzo di una sorta di contatto pieno con le macchine analogiche?

Io non uso macchine Roland. La mia drum machine principale è la Elektron Analog Rytm. Talvolta uso altresì i miei synth modulari per le linee di drum machine. Quando scrivo musica, provo a creare suoni che siano visibilmente performativi ed espressivi. Voglio suonare il mio strumento, non creare qualcosa che si suoni autonomamente, così creo suoni sui quali sia possibile lavorare e che reagiscano al mio tocco. La fisicità nella performance è importante per me. Voglio che le persone possano vedere come i miei gesti influenzano il suono. Se sto toccando lo strumento, qualcosa sta accadendo al suono. Questo viene riflesso nel mio approccio in studio e in quello live.

Nel mio viaggio lungo l’apprendimento della sintesi, ho investito molti anni provando a trovare la giusta strumentazione che mi avrebbe reso possibile esprimermi come desideravo. Uno dei primi synth che mi hanno davvero colpito fu il Kork MS20. Prima di questo avevo usato altri synth analogici, ma mai qualcosa di così viscerale ed intuitivo come l’MS20. I filtri “gridavano” in un maniera così bella, e la natura espressiva dei suoi controlli cambiò completamente il risultato alle mie orecchie. Non provavo più a suonare melodie con la tastiera o a creare frammenti che si sarebbero evoluti pigiando dei tasti. Il synth successivo fu uno Sherman Filterbank e, comparandoli insieme, mi feci una idea di come fosse un vero sistema modulare. Il livello di controllo sul suono era sorprendente, ed ebbi bisogno di qualcosa di più, dunque il logico passo successivo fu un sistema Eurorack. Cominciai a costruire il mio sistema nel 2010 e, da allora, è stata una folle corsa.

3) Sin da Desire Machines, il tuo terzo album, ti sei spostato verso un’area musicale più vicina alla techno rispetto alla tua precedente formula EBM – electro industrial. Il tuo spostamento a Berlino ha influenzato questo cambiamento? Ci puoi parlare delle tue influenze techno? Quali sono gli artisti ai quali ti senti più vicino oggi? Preferisci un approccio più nordamericano o europeo?

Durante la maggior parte della mia carriera musicale, mi sentii un po’ ignorante in fatto di musica techno. Fui sempre appassionato di musica industrial e IDM, cose come Skinny Puppy, COIL, Front Line Assembly, Autechre, Aphex Twin, Venetian Snares, etc… fino alla prima volta in cui ascoltai cose come Orphx, Adam X e Ancient Methods non ascoltai mai il genere e non gli prestai attenzione. Ascoltare la loro musica si rivelò una rivelazione per me – provai sempre a scrivere musica industrial corredata da testi perchè sentii che fosse l’unica strada percorribile. Una volta che capii che si poteva scrivere musica elettronica efficace e dura senza testi, non sentii più il bisogno di cantare. Fu qualcosa che mi forzai sempre di fare. Mi sono sempre sentito più a mio agio dietro i synth piuttosto che con un microfono in mano.

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Ph. Cristina Cipriani

4) Parlando più in dettaglio della musica industrial, quali sono state e quali sono attualmente le tue influenze musicali? Ti senti ancora vicino al suono di artisti della Basic Unit Productions come Haujobb o Blac Kolor, o pensi che la tua musica si sia evoluta in direzioni differenti?

Penso che il mio suono sia sempre stato personale – non ho mai adattato il mio suono a quello di qualcun altro o di una qualunque label, and quando stavo lavorando con la Basic Unit avevo già sviluppato il suono delle mie releases  prima di lavorare con loro. Ora la mia musica è assolutamente diversa rispetto a quegli anni, ma soltanto perchè sto provando sempre nuove cose. Devo continuare a mantenere la musica interessante per me stesso.

5) Quanto ti senti vicino all’immaginario distopico, oscuro e cyberpunk? Ascoltando Future Tyrants, mi sembra che tu abbia cannibalizzato molte suggestioni cinematografiche e letterarie, reinterpretandole in maniera originale attraverso il tuo suono personale; una cosa che sembra emergere molto bene, sebbene in modo differente, nella tua recente tape pubblicata per la Total Black, Rebirthed in the Sprawl…

Tutto quell’immaginario brucia forte nella mia mente. Sono cresciuto leggendo letteratura cyberpunk (Neuromancer, Snow Crash), giocando a giochi cyberpunk (Deus Ex, Perfect Dark) e guardando film cyberpunk (Blade Runner, Ghost in the Shell). E’ una estetica che mi ha sempre appassionato, e semplicemente entra in risonanza con me. Qualcosa che riguarda la connessione tra umanità e macchina – espansione della mente attraverso la digitalizzazione, o attraverso l’evoluzione, la modificazione del corpo, o l’entrata in un mondo virtuale. Queste immagini e queste esperienze sono qualcosa che provo a canalizzare nella mia musica ogni volta che scrivo. Sono parte di me – sebbene io non voglia provare sempre la stessa cosa. Sto cercando sempre nuova ispirazione. Il cyberpunk fu assolutamente il punto di partenza.

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Ph. Cristina Cipriani

6) In qualche modo, il tuo remix veramente buono per Far dei The Soft Moon sembra evolvere il suono di Future Tyrants verso un approccio sempre più massimalista, veloce e saturo, anche vicino alle tue performances live. Pensi che seguirai questa direzione anche nel tuo prossimo lavoro o che esplorerai suoni più vicini all’ambient come quelli mostrati in Rebirthed in the Sprawl?

Rebirthed in the Sprawl fu un esperimento una tantum, inizialmente creato per un podcast, e poi decisi di esplorarlo un po’ di più. Finì che la Total Black stava cercando di realizzare un’uscita su due cassette e io avevo abbastanza materiale per farlo, così mettemmo tutto insieme molto velocemente.

Penso che Blush Response rimarrà sempre un progetto orientato al beat da questo momento in poi, se sceglierò di fare cose più ambient, le farò sotto un monicker differente. La nuova musica arriverà presto così che tutti ascolterete cosa mi ha impegnato l’anno passato. Altresì sto sempre cercando di scrivere nuovo materiale, mi piace produrre costantemente. Sento che, creando sempre, imparo e mi miglioro sempre. E’ divertente per me, ho bisogno di scrivere e provo sempre a trovare nuovi approcci.

7) Ascoltando il tuo mix per The Brvtalist, emerge una attitudine capace di mescolare le carte: dall’EBM al Power Noise, al suono techno attuale di artisti come Phase Fatale o Ancient Methods. Credi che oggi stia emergendo una nuova attitudine che supera gli steccati posti tra molti generi musicali (non solo legati alla sfera dell’industrial)? Forse mirata alla creazione di un suono più fisico, diretto e tagliente, così come oscuro e metropolitano?

Le linee dei generi sono complesse perchè la percezione rappresenta tutto. Quando una label goth produce musica techno, questa può non essere mai percepita come techno perchè la scena techno la percepisce come esterna rispetto al loro spettro – anche se la musica non è molto differente. Quando ho fatto quel mix per The Brvtalist, ho provato a mostrare le mie influenze e a mostrare i collegamenti tra ogni era della musica industriale. Dalla techno industrial all’EBM al rhythmic noise al suono primoindustriale. Tutti questi generi condividono elementi comuni tra loro, le uniche differenze risiedono nella scelta dei suoni e nella percezione che gli altri ne hanno. Per me, la techno è l’EBM, è l’industrial, è il Noise. E’ tutta una questione della gamma dei suoni usata. Recentemente, stavo suonando come dj al Suicide Circus e suonai Glassblower di DownloadPfirter e i Klinik e la folla è impazzita. Le persone tendono ad uscire timidamente dalla loro “zona di comfort” per via delle loro percezioni riguardanti quello che la techno è o non è, e non realizzano che tutte queste cose hanno origini simili – sebbene ognuna di queste abbia i propri approcci. Mescolare e abbinare è bello.

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Ph. Cristina Cipriani

8) Pensi che oggi sia possibile parlare di una scena europea che, attraverso un approccio verso la musica elettronica che fa attenzione alle sue origini e ai suoi trademarks industriali e post-industriali, riesca a rompere certi confini di “genere” e certi vecchi clichè e a rinnovarsi attraverso il lavoro di giovani musicisti che recuperano e sviluppano in nuovi modi il lavoro di maestri come Chris & Cosey, Test Dept, etc? Penso anche al ritorno del Berlin Atonal…     

Penso che sia ottimo mostrare rispetto per i creatori di qualsiasi genere che si produce – io certamente non sarei qui oggi senza le mie influenze. Allo stesso tempo, penso che le persone dovrebbero lottare per trovare nuove fonti a partire dalle quali lavorare. Non voglio ascoltare persone che continuamente provano a riscrivere il libro scritto dai Front 242 o dai The Klinik. Voglio fare qualcosa di nuovo, voglio sorprendere le persone e farle pensare. Il fenomeno industrial techno sta assolutamente ingrandendosi, e sembra che molti artisti esterni alla scena si stiano cimentando nel genere e stiano remixando vecchi brani industrial. Ho assolutamente ascoltato la mia giusta parte di brani EBM suonati al Berghain. Mentre trovo che questo sia bello e tutto, alla fine penso che sia meglio battersi per trovare nuovi suoni. Ripetersi non sarà mai interessante, e non voglio andare in un club ed ascoltare un nuovo remix di un vecchio brano di una vecchia band. Piuttosto vorrei ascoltare qualcosa di completamente nuovo e rinfrescante.

9) Hai qualche piano per il futuro? Nuovi remix? Dovremmo aspettarci un nuovo full length a breve?

La prima release che uscirà sarà il mio nuovo album, RESHAPER, l’8 aprile per la Ant-Zen. Suonerò a Berlino all’interno del Liber Null party all’Arena Club lo stesso giorno, sarà il release party dell’album, ed è anche il mio compleanno. Così sarà la giornata più egoista di tutte! Qui le info relative all’evento.

A seguire, ci sarà un 12” intitolato BODY ARCHITECT, questo per la Aufnahme+Wiedergabe – in prossimità del periodo estivo. Ci sarà anche uno split 12” che uscirà per la nuova label di Violet Poison, Veleno Viola. Ci saranno due miei brani e due di un altro artista. Questo è ora in fase di mastering.

E’ appena uscito un mio nuovo brano, SCALEBOUND, su una compilation su cassetta per la Total Black, e un altro nuovo brano si troverà su una compilation in vinile per la Bombtrap Records, in uscita il 29 marzo.

Ho anche cominciato un nuovo progetto con SARIN, dal nome KONKURS. Debutteremo live al FLEISCH party a Berlino il 23 aprile insieme agli Schwefelgelb, in occasione dell’uscita del loro nuovo lavoro e del lancio della label FLEISCH. C’è un altro progetto insieme ai ragazzi degli Ontal. Presto ci saranno altre notizie in merito.

Per quanto riguarda i remix – ne ho appena completato uno per Verset Zero, che dovrebbe uscire presto, e un paio che non posso ancora annunciare. State tranquilli che sarà un anno in cui sarò molto occupato. Scrivo costantemente nuovo materiale!