Pubblicato da Alessandro Violante il dicembre 6, 2014
Un suono artificioso, complesso ma non troppo, visivo, chiptune, intelligente, techno e, a suo modo, catchy. I due artisti tedeschi André Aspelmeier e Kera Nagel in arte Incite/, con Light spin, sono arrivati al terzo album per la Hands productions, proponendo la loro idea di musica elettronica, caratterizzata da una costante distorsione pungente e da pattern ritmici IDM che, comunque, riescono ad essere sempre molto catchy e a dare un senso compiuto ai brani, cosa non da poco, anche grazie ad un gusto sopraffino per le melodie.
In quanto artisti audiovisuali, la loro musica viene spesso accompagnata dai video (da loro realizzati) mostrati durante i loro live e undici dei dodici episodi sono stati presi dalle loro performance degli ultimi anni. Non potrebbe essere altrimenti: questi dodici brani hanno un qualcosa di visivo, di cinematico, di estremamente futuristico. La distorsione è la base sulla quale spuntano, qua e là, glitch e invenzioni melodiche intelligenti e di senso compiuto. Queste melodie sono IDM nel senso che subiscono una complessa destrutturazione e, intorno a queste, vengono costruite le ritmiche, queste ultime sempre soggette a stop ‘n go e controtempi. Una delle caratteristiche principali del lavoro è che questa distorsione offre, in una chiave molto particolare, le ritmiche esplorate dal duo di Amburgo. Sono infatti presenti episodi più electro-IDM-pop piuttosto che altri che presentano breakbeats, fino a sfociare nella dubstep.
A tal proposito è interessante notare come il sound della moda del momento, la dubstep appunto, venga affrontata dagli Incite/ in brani come Inside e Possibilities. Destrutturata, fortemente distorta, questa assume una connotazione diversa e, per certi aspetti, molto vicina agli anni ’80 e a film come Terminator e simili. Il primo è anche uno degli episodi più interessanti del disco: qui la dubstep più rimaneggiata si sposa alla perfezione con una melodia electro-pop che mostra un’altra possibilità di sviluppo per il genere.
Up & down è un altro brano in cui la melodia è costruita in maniera perfetta e coinvolgente, il che riflette ampiamente le conoscenze musicali del duo, ma l’episodio che meglio coniuga tutti i loro elementi, tra cui le ripartenze, la ricerca melodica e la ricchezza delle soluzioni ritmiche è Time skating, che fotografa al meglio l’evoluzione della musica elettronica, sempre rivissuta in un’ottica tra antico e moderno, un po’ come quello che viene proposto da un artista molto meno affermato come Denovomutans.
Parlavamo di breakbeat e, infatti, due episodi come l’eclettica Moon level (un altro degli episodi più interessanti dell’album) e la conclusiva Duality (con i suoi momenti di riflessione spaccatimpani), mostrano come gli inserti di ritmo spezzato vengano destrutturati fino a trasformarli in puro codice binario, cancellando completamente la sua natura ritmica primordiale e afroamericana.
Completano il quadro episodi uptempo come la title-track e la opener Illusion of safety che giocano con le ritmiche in 4/4, 3/4 e via via dimostrando la capacità e, si passi il termine, anche l’ironia dietro questo album. Discogs può bene, a ragione, parlarne come di un lavoro sperimentale, perchè ne è un ottimo esempio moderno (seppure giochi spesso con l’antico).
Il bombardamento di suoni aspri come limoni ha un suo indubbio fascino e conferisce a tutti gli episodi quella freddezza meccanica che, chi sceglie questo album, deve necessariamente aspettarsi. Musica composta dalle macchine? Non proprio, piuttosto una definizione appropriata per la proposta contenuta in Light spin potrebbe essere quella secondo la quale, parafrasandola, il compositore crea la musica elettronica come se, a suonarla, fosse una macchina. Musica creata da persone, eseguita dalle macchine, creata per le macchine.
Voto: 9
Label: Hands productions