Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 14, 2016
Lasciamo per un attimo da parte i freddi panorami industriali ed il suono che da sempre contraddistingue il lavoro di label come la Hands Productions, per immergerci nell’ultimo, particolarissimo, lavoro a firma Hysteresis, dietro il cui progetto si cela il belga Wim Ceunen, dal titolo Hegemonia cultural: un disco, il quinto per lo storico act, che ci mostra una formula sonora rinnovata, in cui fortissima è l’influenza delle culture iberiche e orientali, soprattutto nei primissimi brani.
La musica proposta da Hysteresis potrebbe essere definita come un particolare incrocio di ritmi e generi musicali piuttosto differenti tra loro ma posti a contatto in maniera intelligente, mai banale, convincente, il che rende difficile etichettare un lavoro come Hegemonia cultural, che fa del melting pot musicale il suo vessillo. Largo spazio all’incrocio tra rhythmic noise di matrice old school, breakbeat, techno in 4 / 4, drumstep, drum ‘n bass e musica classica, il tutto qui condito da samples davvero fuori dall’ordinario. Detta in questi termini, potrebbe sembrare che il musicista belga abbia confezionato uno strano miscuglio musicale, ma non è così: il tutto suona avvincente e cristallino (anche per merito della sublime produzione) e, soprattutto, questo è un lavoro che si interroga sulla società postmoderna (ben rappresentata dalla compresenza di diversi elementi musicali e culturali) e sull’egemonia culturale (quella che i sociologi chiamano cultura egemone o dominante).
Hegemonia cultural alterna brani tra loro molto differenti, ma che hanno un elemento in comune, ovvero la voglia di sorprendere, di non ripetersi mai, di percorrere nuove strade, stabilendo, in un certo senso, una particolare connessione col fenomeno del crossover tipicamente anni ’90, e non è un caso che l’influsso del rock, sebbene destrutturato e reso come semplice sample, sia piuttosto forte in alcuni dei brani qui contenuti: si pensi all’eclettica ed imprevedibile Gramsci in the Caribbean, in cui un “possente” riffing rock va a braccetto con un tempo indiavolato, per poi sfociare in ritmi drum ‘n bass, il tutto accompagnato da una linea vocale di matrice tipicamente orientale.
Un certo legame con la musica proposta in passato può essere stabilito tramite brani come L’Ouvrier Méprisé Et Suspecté e Ordine Nuovo, seppure le loro ritmiche richiamino danze coinvolgenti intorno ad un fuoco (nella prima) e balli frenetici da rave party (nella seconda) piuttosto che fredde e seriali progressioni industriali, e non è difficile, soprattutto nel secondo caso, pensare all’influenza del big beat, da ritrovarsi nella volontà di creare ritmi che siano qualcosa di più di semplici strutture ricorsive, dotati ,piuttosto, di una particolare rotondità, coinvolgenti fino allo sfinimento e lontani dai cliché di genere. La medesima volontà di esplorare territori differenti può essere rintracciata nella drumstep selvaggia di Der Fabrikrat, dotata, allo stesso tempo, di un interessante quanto preponderante gusto melodico, ma anche nella geniale rilettura in salsa crossbreed del celeberrimo Dies Irae, che aggiunge un punto in più ad un lavoro particolarmente ricco di idee.
Non è tutto, perchè c’è anche spazio per esperimenti in tempi dispari e sequenze di pianoforte nell’atipica Raven (dal retrogusto big beat soprattutto nel suono del sintetizzatore), per la techno più dritta ed ossessiva in A Slut Utopia e in Operation Northwoods, per il tribalismo nell’avventurosa Disparse! e, in chiusura, per un remix coinvolgente e primitivo dell’opener firmato dal connazionale Ah Cama-Sotz.
Hysteresis ha qui confezionato un album particolarmente vario, difficile da classificare ma ricchissimo di idee. Hegemonia cultural è una parentesi o un nuovo inizio nella discografia del musicista belga? Dati i risultati ottenuti su questa prova, come si suol dire, comunque vada sarà un successo.
Label: Hands Productions
Voto: 8, 5