How to destroy angels – An omen

Pubblicato da Alessandro Violante il novembre 27, 2012

Il ritorno di Trent Reznor, leader nonchè NIN, avviene attraverso questo E.P. firmato How To Destroy Angels. Ne avevamo già sentito parlare qualche anno fa, quando questo Personaggio di grande valore musicale costituì il suo side project insieme alla moglie Mariqueen Maandig, Atticus Ross e Rob Sheridan. E, considerata la fama raggiunta dal nostro, tanto che in Italia a breve uscirà un libro interamente dedicato a lui, “Niente mi può fermare”, le attese sono state veramente tante, anche se personalmente ho sempre nutrito molti dubbi sul suo successo e sul suo valore di “Grande”. L’ascolto è comunque fondamentale, e così mi accingo a provarlo. Se ne parla come di un lavoro trip hop e questo può essere un bene, qualcosa di sperimentale, certo, assolutamente distante da quanti lo identificano come nume moderno della musica industrial, così inizio. E inizia così, con Keep it together, con dei ritmi per l’appunto vicini al trip hop, lenti, rilassati, ma che comunque non emozionano e non pungono, e non basta la voce di Maandig, in quello che è un tentativo di riprendere i Massive Attack mostrando una vena elettronica molto ricercata ma che è stata attraversata, e in modo meno banale, da tanti altri musicisti molto meno blasonati. Va bene, andiamo avanti con il cantico / ballata Ice age, si scende in un ritmo che sta tra il tribale e il trip hop, effetto nullo. E’ solo lunga, lunghissima, la voce è sempre quella, l’espressività è poca, ancor più evidenziata dalla cacofonia, ma che cacofonia non è, che Reznor punta a produrre per stordire. Comunque sia, l’effetto non viene sortito e si è piuttosto annoiati che straniati. L’impressione è che la voce costituisca l’elemento principale, ma che essa non abbia nulla da comunicare escludendo l’espressione di sè stessa, laddove Reznor adotta soluzioni banali. E così via, cambia il brano, On the wing, ma in fondo sono un po tutti così, un po scontati, un po di derivazione. E si arriva alla conclusione di un disco piatto, un b-side di qualcosa che ci aspettiamo che, all’alba del 2013, sia diverso, ma non ne sono così sicuro. Dicono di lui che “niente lo possa fermare”, ma cos’è quel qualcosa che potrebbe avere interesse a fermare un artista che si ciba di interesse mediatico ma che, sulla prova, non produce niente di veramente interessante? Dove risiede questa genialità? Certamente non in questo e.p. Due punti: uno per la qualità, l’altro per la fiducia.

Voto: ◆◆◇◇◇

Label The null corporation

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