Giona Vinti – Nox Lux

Pubblicato da Alessandro Violante il gennaio 14, 2016

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Giona Vinti, Nox Lux, 2005-2015. Sinfonia audiovisiva real-time in due movimenti. Non è un caso che una delle definizioni più adatte al nuovo lavoro del Milanese rispecchi la dicitura presente nelle didascalie tipiche delle opere artistiche.

Questa sorta di divertissement (o meglio, quel che oggi ci appare come tale, slegato dal contesto artistico-performativo per il quale era stato originariamente pensato) fotografa un periodo, risalente a dieci anni fa, fatto di scoperte, di giornate su giornate passate davanti ad un free software (Buzz) confrontandosi con le sue ricchissime (questo ci dice il musicista) comunità di sviluppatori e di utenti. Non un album vero e proprio, ma la colonna sonora di un’happening durante il quale le parti del corpo avrebbero dovuto essere dipinte con dei colori che avrebbero dovuto reagire alla luce ultravioletta, esaminate in modo da diventare totalmente astratte ed avulse dal contesto originario. Un gran peccato che il lavoro non sia stato utilizzato per lo scopo, ma, come in una operazione di duchampiana memoria, quel che ci rimane è la composizione in due parti, registrata su cassetta per la Old Bicycle Records, che, teletrasportata nel 2015, trova una nuova collocazione ed acquista un nuovo significato, ed è questa quella che oggi ci troviamo ad ascoltare ed analizzare (per quanto sia possibile e corretto analizzare un flusso sonoro in cui l’esperienza gioca un ruolo assolutamente preponderante).

Due lunghi movimenti che, per certi versi, sono tra loro legati e per altri si contrappongono, in particolar modo per quel che riguarda il mood e le sensazioni che i brani generano: Nox porta con sé, come è facile intuire, una sottile ma pressante condizione ansiogena ed instabile da bad trip, evidenziata da una gamma di momenti e suoni che evidenziano il disturbo, mentre Lux, con la sua lisergica apertura di matrice ambient, rinfranca gli animi e le menti con una atmosfera sintetica e illusoria che libera da quella fastidiosa instabilità che invece la lunga sequenza di glitch a la Aphex Twin evidenzia in Nox. Per il momento storico in cui venne concepito e realizzato, questo lavoro ebbe anche una connotazione legata al termine dell’età dell’oro dei rave parties e dello storico decennio di diffusione di massa di certa musica, i ’90, contraddistinti dal copioso ricorso a ritmiche potenti ed esuberanti. L’ambient di Nox Lux è un momento di riflessione, un vagamente cinematico allontanamento da certi eccessi (ma forse si tratta soltanto di un mutamento dell’esperienza), e l’occasione per Giona Vinti, la Hyena di Milano, di esplorare nuove strade e nuovi modi di pensare la musica elettronica con un approccio più fortemente artistico.

La chiave di volta del lavoro di Vinti è forse il concetto di flusso, quel flusso che muta continuamente, evolvendosi, avvolgendosi e liberandosi in una danza sinuosa e vorticosa che porta dai meandri della psiche umana via via verso la libertà (reale? fittizia?), la luce appunto, una sorta di momento estatico in cui le campane sembrano suonare a festa e, allo stesso tempo, annunciare un cambiamento di stato, dalla notte al giorno, dall’instabilità alla stabilità, e così via. Nox Lux si conclude con un climax che simboleggia l’elevazione verso il Sole, un sole sintetico-elettronico, come nei migliori telefilm: con un bel punto interrogativo posto al termine della puntata più importante. Quale sarà la prossima?

Voto: 6, 5

Label: Old Bicycle Records