Front line assembly – Echogenetic

Pubblicato da Alessandro Violante il luglio 9, 2013

R-4705144-1372828068-4212Sembra ieri: il ruolo della macchina nei confronti dell’individuo, e viceversa, è il tema centrale di tutta la discografia di Bill Leeb (anche noto come Wilhelm Schroeder) e del fidato Rhys Fulber, nonchè di altri musicisti. Front line assembly assume, all’interno della musica post-industriale, il ruolo di stabilire il legame e, allo stesso tempo, la paura tra le due parti in causa. In quale misura noi ci relazioniamo con la macchina e in quale misura essa è simile a noiDal punto di vista contenutistico quindi l’ennesimo lavoro dei canadesi non aggiunge moltissimo, se non fosse che il problema è sempre aperto e che non conosce una chiara risposta, e neppure loro sanno darcela, anzi, si direbbe che non ce la vogliano dare. Il loro scopo non è quello di proporre una linea concettuale preferibile ad un’altra ma semplicemente di parlare del fenomeno, e questo discorso è ben presente dalla prima (essendo la opener una traccia strumentale, si potrebbe dire dalla seconda) all’ultima. Quel che tuttavia è più importante è che, dopo la parentesi della stesura della colonna sonora per il videogioco Airmech, il quale presentò forti influenze dubstep, questo si rivela il primo lavoro fortemente dubstep della storia della musica post-industriale. Che ciò sia un bene o un male non sta a noi affermarlo, sicuramente però si tratta di una forma di evoluzione, evoluzione che fa parte intrinsecamente della creatura di Leeb, che da sempre si pone il fine di cavalcare le ultime frontiere della musica elettronica e di reinterpretarle all’interno della propria formula electro industriale. Tutto fuorchè un act legato a delle radici fisse, al contrario, il gruppo stupisce sempre, e qui non c’è eccezzione alla regola. Al contrario di quanto si possa ingenuamente pensare, il disco in questione non prende in prestito le attuali strutture del genere implementandole pedissequamente, al contrario la genialità dell’operazione sta nel riscrivere il genere attraverso il suono del secondo, modellandolo e compiendo musicalmente una raffinata operazione burroughsiana, quella maggiormente legata alla teoria dell’utilizzo delle espressioni della cultura egemonica per ribaltarne i significati. Questa operazione di cut-up dà quindi origine alla cosiddetta terza mente, ovvero il meccanismo che permette di scardinare il sistema attraverso l’individuazione del suo buco. Il valore del lavoro è quindi duplice: da un lato c’è la sempre presente volontà di sperimentare intelligentemente, riuscendo nell’operazione, dall’altro quello di scardinare il sistema dubstep così come noi oggi lo conosciamo, protagonista di una recentissima moda in ambito electronica. Questo lavoro è puramente elettronico secondo la tradizione dei musicisti (un disco più rock-oriented seguito da un disco puramente elettronico e così via) e fin dall’inizio presenta un act riflessivo e una musica incentrata su ritmi a tratti groovy, ad altri duri e pesanti come macigni, frutto del processo di coagulazione tra la ritmica dubstep e gli elementi sonori e vocali dell’electro industrial. Dopo la strumentale Resonance, Leveled si presenta come un brano lento e duro che lascia poi il posto al singolo apripista, per cui è stato girato un video, Killing grounds che sembra reinterpretare un vecchio classico della band del periodo Caustic grip alla luce delle moderne sonorità offerte dalla musica elettronica, e così via passando per la dura e cupa Blood, per una ballata fortemente emozionale come Ghosts, per un brano fortemente dubstep, Prototype, seconda strumentale, concludendo con Heartquake, ennesimo brano riuscitissimo che focalizza l’attenzione sull’estrema maestria compositiva della band. Le recenti prove dei compagni Skinny Puppy / Download et. al. provano ancora una volta che, di fronte alla sperimentazione offerta dall’intelligent post-industrial di Mentallo & the Fixer, di fronte all’old school di Velvet acid christ, di fronte alla ricerca all’interno dell’ambito del future pop et. al., il Canada rappresenta ancora, come tre decadi fa, il maggior terreno di sperimentazione per un genere che necessita da un lato di rimanere fedele al suo stile ma dall’altro di evolversi in maniera intelligente. Questa terza intelligenza trova nei Front line assembly la sua summa.

Label: Dependent / Metropolis

Voto: 10/10

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