Top 10 album & Top 5 label 2014

Pubblicato da Davide Pappalardo il dicembre 19, 2014

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Oggi vi presentiamo la top ten degli album e la top five delle case discografiche secondo la redazione di FLUX. I criteri utilizzati sono i più vari e, in particolar modo per quanto riguarda le label, abbiamo premiato le proposte più interessanti e/o che hanno prodotto i dischi più interessanti di quest’anno. Essendo, attualmente, gestito da due persone, vi presentiamo le classifiche di Alessandro (donpelajo), l’admin del sito, e del nuovo collega Davide. La top 5 delle label è invece una classifica unica ragionata insieme.

Top 10 di Alessandro (non in ordine di gradimento o importanza)

1) CUT HANDS – Festival of the dead

Questo ritorno alla primordialità della materia musicale, più che industriale, è uno degli episodi più atipici di quest’anno. La dimostrazione che il ritmo puro e crudo è vecchio quanto il cucco e che può ancora stupire. Senza tanti fronzoli, William Bennett è, ancora oggi, uno degli artisti più completi in circolazione… leggi la recensione


2) VA – Minimal Milan

Questa idea, più che il disco in sè, ha provato a dare una svolta alla musica italiana che vuole sperimentare nella musica elettronica (in generale), in barba alle tendenze attuali che vogliono tutti impegnati a destrutturare per destrutturare, perdendo spesso il filo del discorso. Ecco perchè è importante questo disco, perchè vuole proiettarsi anche all’esterno di questo loop destinato a ripetersi… leggi la recensione

3) KELUAR – Self titled

Scoperti sul forum di Violet Playground, tutti parlavamo di questa compilation, ma io non li conoscevo. Uno dei progetti più interessanti di questi ultimi tempi, uno dei dischi più innovativi nell’ambito nel neo-minimalismo. La differenza tra loro e altri? Quel quid che rende memorabile un prodotto discreto, che non tutti hanno. Già da Cleo, primo brano, si capisce il gusto per la melodia, lo slegamento dal 4/4 e la bravura nelle parti vocali. Bravissimi Alison e Jonas perchè la differenza, nella musica, la fa chi gli schemi li rompe… leggi la recensione


4) SATURMZLIDE – LaZercowboys

Chi dice che il powernoise sia un genere necessariamente monolitico? I SaturmZlide qui dimostrano che la musica è un viaggio e quella elettronica si proietta lontano dalla Terra, alla scoperta di nuovi pianeti e dimensioni. Io parto insieme a loro per vedere cosa questi Cowboys riescono a trovare in giro per le galassie… leggi la recensione


5) AMBASSADOR 21 – X

Quest’anno verrà ricordato anche per la grande attesa del nuovo album degli Atari Teenare Riot. Gli Ambassador 21 sono entrati nella sfida per decidere cosa sarà la musica digital hardcore del futuro. Questo album ha una grande voglia di esagerare, di spingere il limite un po’ più in là, e lo fa, eccome se lo fa. Laddove Alec e gli altri quest’anno si sono un po’ adagiati su bei brani ma un po’ standard, Alexey Protasov e Natasha A Twentyone hanno vinto la sfida. Congratulazioni! leggi la recensione


6) ANGST – Tar ner skylten

Un vero e proprio album di EBM sperimentale passato un po’ troppo in sordina. Dietro questo monicker si cela il Destruktor svedese Henrik Nordvargr Björkk, ovvero il leader dei Pouppée Fabrikk. Un disco molto intelligente, minimale, molto fisico e sperimentale. Un disco che guarda molto alla primordialità del suono ma che incarna un nuovo modo di suonarlo. E’ così che dovrebbe suonare l’EBM old schoolleggi la recensione

7) CLICK CLICK – Those nervous surgeons

Quando uscì la notizia speravo che suonasse come Shadowblack, poi si è scoperto un disco molto old nelle intenzioni e nella produzione, molto ancorato alla wave. Benissimo anche così, un disco completo, dalle tante sfaccettature, che non manca mai di far riflettere. L’atmosfera è completamente diversa da quella di tante produzioni attuali, molto inglese. Ci piace così e speriamo che non sia l’ultimo… leggi la recensione


8) WELLE:ERDBALL – Tanzmusik f
ür roboter
Un disco veramente ben fatto, mai troppo lungo, con dei bellissimi passaggi melodici che evidenziano la cura per gli arrangiamenti. Saranno anche spesso uguali a loro stessi, però questo è un piccolo capolavoro che dimostra una grandissima abilità di songwriting. Consigliatissimo… leggi la recensione


9) 23rd UNDERPASS – Real life

L’italo disco ai tempi del 2014 ce la spiega questo duo greco che ha un grande senso per melodie elaborate e un songwriting che risente di vari influssi, tra cui anche quello minimalista. Una esperienza lunga e avvolgente, quali sono le trame impresse dai greci. Preparatevi a viaggiareleggi la recensione


10) ATROPINE – Recurring nightmares
Dalla Norvegia con furore, gli Atropine sono un po’ degli eredi della formula di yelworC con un occhio al presente e al futuro. Composizioni intelligenti e mai scontate, solo a volte derivative del dark electro che fu ma, se è quello stile che cercate, prego accomodatevi. Stanno preparando il loro nuovo album, noi lo aspettiamo a braccia aperteleggi la recensione

Top 10 di Davide (non in ordine di gradimento o importanza)

1) TRUST – Joyland

Alla seconda prova, il progetto di Robert Alfons sterza su coordinate più distanti dalla darkwave sperimentale e uggiosa del debutto, complice forse anche l’allontanamento di Maya Postepski degli Austra, concentrandosi su sonorità da dancefloor alternativo che rielaborano in chiave più notturna i suoni degli ani ’80 e ’90, in una sorta di diario sonoro del nostro. Diverso, ma terribilmente catchy e ammaliante, anche grazie al bizzarro stile vocale di Alfons, dal caratteristico falsetto qui usato di più rispetto ai baritoni gotici del primo albumleggi la recensione

2) KELUAR – s/t

Finita l’esperienza con il progetto Linea Aspera, l’autraliana Alison Lewis unisce le forze con il tedesco Sid Lamar a.k.a Zoè Zanias a.k.a Jonas Förster dei Schwefelgelb e produce due EP, Ennoea e Vitreum, qui raccolti nel loro debutto. La sua voce suadente ed evocativa è qui al servizio di suoni più duri e sperimentali, in un’unione avvincente tra minimal synth e partiture quadrate di matrice techno, ebm, e in alcuni frangenti anche noise, completando il quadro di una delle migliori novità degli ultimi tempi.

3) YOUTH CODE – An Overture

Il duo di L.A costituito da Ryan George e Sara Taylor ha catalizzato l’anno scorso l’attenzione di molti con il loro debutto volutamente sporco e minimale nella produzione utilizzata, il quale senza remore si è rifatto ai suoni più duri e old school della corrente ebm europea e dell’ electro industrial canadese,presentandoli in chiave punk derivata dalle loro passate esperienze musicali.In concomitanza con l’uscita del loro secondo EP A Place To Stand i nostri decidono ora di pubblicare su cd tutto il materiale fin’ora prodotto (demo esclusi), prima disponibile solo in vinile e qui raccolto in chiave non cronologica; la prima parte è quindi quella più recente, con suoni più strutturati e produzione decisamente più pulita, mentre l’ultima comprende le tracce del loro primo EP Keep Falling Apart / Tiger’s Remorse. In mezzo troviamo il rozzo ed aggressivo debutto, il quale come detto richiama tutto un mondo retro tra Front Line Assembly, Skinny Puppy, Nitzer Ebb, Portion Control emille altri riferimenti, in un suono viscerale e diretto che ha diviso le opinioni, ma ha raccolto grandi consensi tra i nostalgici di una certa attitudineleggi la recensione

4) 3TEETH – s/t

Altra grande sorpresa americana, capitanati dal nerboruto pensante Alexis Mincolla, i 3Teeth trascinano nel calderone retro che domina da un po’ la scena californiana e non solo, quello che spesso è il “pulcino nero” dell’industrial in senso lato: l’industrial metal o coldwave dir si voglia. E lo fanno con grandeeffetto, in un suono che unisce le chitarre a pulsioni marcatamentecibernetiche e meccaniche, con rimandi a numi tutelari quali Fear Factory e Ministry, ma senza rinunciare a certi richiami electro-dark ed ebm che agganciano la loro proposta alla realtà contemporanea; il tutto arricchito con un apparato tematico legato a politica, filosofia, ed esoterismo perfettamente riportato in ogni aspetto, dal look, ai video self made, all’utilizzo capillare dei media moderni, richiamando il modus operandi del passato, in un suono che vuole anche essere contenuto ed immagine.

5) GODFLESH – A World Lit Only By Fire

Spesso le reunion sono inutili, o peggio portano alla rovina dell’immagine che una band aveva lasciato di se, a causa della perdita di quel quid che la caratterizzava nel suo apice creativo; i Godflesh però di tipico non hanno mai avuto nulla, e per fortuna mantengono anche su questo la tradizione: A World Lit Only By Fire non è solo un buon lavoro, è uno dei loro dischi migliori che sembra essere uscito direttamente dai primi anni ’90, riproponendo il loro suono pachidermico ed ossessivo che li ha fatti conoscere come pionieri, e dove il basso greve e pesante è l’arma preferita dei nostri, insieme alle vocals alienanti ed alienate di Justin Broadrick, uno dei più grandi cantori del disagio esistenziale post industriale e post urbano.

6) APHEX TWIN – Syro

Torna a sorpresa dopo più di dieci anni il folle innovatore britannico protagonista di quella che a suo tempo è stata definita idm, etichetta spesso rifiutata dal nostro e dall’altro grande nome ad essa associato Autechre, e che oggi si ripropone con Syro sulla scena mondiale. Ne è valsa la pena? Per il sottoscritto assolutamente si, ma attenzione alle aspettative; qui non c’è nessuna rivoluzione, se non una maggiore attenzione per la melodia, in alcuni frangenti pericolosamente “pop” come mai è stato il suono del nostro, e gli elementi tipici ci sono tutti: ritmi spezzati, richiami drum ‘n’ bass, voci passate al vocoder, parti ambient. Semmai la struttura si è fatta ora più asciutta e minimale,mostrando un compositore più in là negli anni a cui interessa meno stupire,  e più fare quanto è ormai il suo pane quotidiano; il risultato è più che apprezzabile, e ci dona un altro lavoro di materia elettronica reinterpretata secondo il gusto e stile di Richard D. James. Lasciando ad altri le discussioni accademiche sull’originalità o meno dell’opera in questione, quello che conta è il risultato, ovvero un album orecchiabile e non banale che s’inserisce perfettamente nella produzione del nostro.

7) ROYKSOPP – The Inevitable End

Canto del cigno da parte dei norvegesi, protagonisti dell’ elettronica post nuovo millennio grazie alla loro formula elegante, dove la sperimentazione e le trame raffinate da club di alto rango si sono intrecciate in varie forme, non disdegnando anche il pop contemporaneo. The Inevitable End ripropone il loro suono prendendo il meglio della loro carriera e dandogli una forma coerente, ma allo stesso tempo varia, tra rimandi all’ elettronica che fu e al presente, anche grazie alla fida Robyn e ad altri ospiti che prestano le loro voci alle trame elettroniche dei nostri, ora oniriche, ora più dirette, ma sempre lontane dall’eccesso e sapientemente diramateleggi la recensione

8) TEITANBLOOD – Death

Allontanandoci dal mondo elettronico, quest’anno in Spagna i cancelli dell’Inferno si sono aperti ancora una volta e dopo il blasfemo esordio “Seven Chalices”, il duo blackened death/bestial metal Teitanblood è tornato con il loro capolavoro Death. Ogni concezione del genere viene spinta all’estremo fino al parrossismo, toccando le vette del Noise più cacofonico; però come nelle migliori produzioni di quel genere, anche qui in qualche modo nell’anti musica sopravvive una parvenza di “spettro di melodia” che instaura un masochistico andamento catchy del rumore costante. Uno dei lavori più estremi della storia della musica tutta, che ridefinisce i canoni di un genere portando la tradizione alle sue estreme conseguenze.

9) BLUT AUS NORD – Memoria Vetusta III: Saturnian Poetry

Il gruppo avantgarde/black metal francese è ormai da anni protagonista delle tendenze più innovative del metal oscuro, variando a seconda dell’esigenza la loro proposta dall’industrial black che unisce dark ambient, la lezione dei Godflesh, e la doppia cassa con screaming maligno, ad un suono più tradizionale e sinfonico che raccoglie tutta la malinconica epicità che può essere raggiunta nei migliori esempi della categoria; l’ultima opera della serie Memoria Vetusta,che va avanti a ritmi alterni dagli anni ’90, e sembra ora essersi qui conclusa, prosegue sull’ultima direzione, presentando anche un batterista fisico (l’italiano Gionata Potenti a.k.a Thorns, già comparso nello split con la band industrial/doom P.H.O.B.O.S Triunity) che sostituisce la drum machine solitamente osata dai nostri. Il risultato è un suono organico ed atavico che scolpisce melodie fredde e grandiose in un crescendo emotivo che lascia estasiati, mostrando l’altra faccia dell’ enigmatico Vindsval, capo del progetto da sempre e uno dei maggior innovatori del genere da molti anni.

10) BEHEMOTH – The Satanist

Si può dire quello che si vuole sui Behemoth e sul loro frontman Nergal, ma non che non sappiano cogliere lo Zeitgeist dell’andamento musicale del metal estremo: nati come band black, i polacchi sono poi passati a venature sempre più death, che si sono fatte negli ultimi lavori brutali e devastanti nel loro assalto ossessivo; con The Satanist viene riscoperta la loro matrice più nera, ma al passo con le tendenze orthodox e sinfoniche moderne, mettendo in primo piano le oscure dissonanze di chitarra ed epici suoni orchestrali e diminuendo la violenza selvaggia in favore di un suono più evocativo e maestoso. Certo non sono pochi i richiami a gruppi che negli ultimi anni hanno conquistato l’ambiente, come per esempio i Deathspell Omega maestri delle cacofonie progressive in ambito avantgarde black, ma il risultato, complice anche la produzione, è semplicemente grandioso nei suoi toni teatrali ed oscuri. Forse il loro lavoro migliore di sempre.

Top 5 label (non in ordine di gradimento o importanza)

1) Hands productions

2) Artoffact records

3) Evawyna netlabel

4) Nadanna records

5) Desire records

Promossi con ottimi voti ci sono anche i nuovi lavori di Vuduvox, Minuit machine, Wrangler, Incite/, Syntech, Schonwald, Tying tiffany, KMFDM e molti altri.