Pubblicato da Alessandro Violante il maggio 11, 2014
Il primo è una delle pietre miliari della musica elettronica, ex-Roxy music, il secondo è la voce di uno dei progetti più importanti (nei primi due dischi) di synth pop e, successivamente, di quel genere amorfo chiamato big beat. Il loro incontro avviene sui binari di una label altrettanto importante nel panorama europeo, la Warp records, di cui abbiamo già parlato. Nove brani che scorrono abbastanza veloci, sempre sospesi su linee melodiche più o meno interessanti, su paesaggi sonori (tipici di Brian Eno) sui quali si innesta la voce di Karl Hyde che, appunto, è la voce degli Underworld, sì, quelli (tra le tante altre) di Born slippy, giusto per spiegare, ai più, di chi stiamo parlando. E’ bene premettere che, però, qui della genialità big beat non si trova quasi traccia. Nessuno se lo sarebbe aspettato, certo, ma questo è un incontro che non dà vita a nulla di realmente emozionante se non un prodotto standard, replicabile da tanti altri. La produzione è cristallina, i brani hanno un loro perchè, ma considerando la caratura degli artisti che lo hanno realizzato, è uno dei loro prodotti meno riusciti. Non vi è dubbio che, da qualche anno, la musica elettronica inglese non abbia più quell’estro e quelle novità da offrire, novità che si possono facilmente inserire all’interno del contesto dei ’90. Un sound piuttosto fisico, ricco di chitarre acustiche e di ritmiche soft, da ascolto in macchina in giornate soleggiate, o comunque da passeggio. Questa è la dimostrazione che, senza Rick Smith, si viaggia su direzioni sonore completamente diverse. Posto in questo contesto Hyde neanche si riconosce, potrebbe essere un qualunque altro cantante inglese dotato di una buona estensione. Ma forse non è sufficiente.
Label: Warp records
Voto: 5,5