Pubblicato da Alessandro Violante il gennaio 10, 2016
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Il nostro Paese, l’Italia, è piuttosto noto per essere foriero di dischi più o meno “etichettabili” all’interno della sfera della sperimentazione musicale, e Distanza Katrias 5600 del duo DK5600 ne è l’ultimo lampante esempio.
Katrias è un pianeta distante 5600 anni luce dal nostro, tecnologicamente molto avanzato, una sorta di modello ideale dal quale prendere esempio, e l’album, composto da ben dodici brani (più ulteriori cinque bonus tracks nella versione digitale), può essere sommariamente descritto come il tentativo, da parte di Paolo e Rosanna, di stabilire un flusso comunicativo tra gli abitanti “alieni” (da intendersi come “altri”) e quelli della Terra.
Musicalmente, il flusso viene reso come una sequenza di droni più o meno pesantemente influenzati dalla musica noise che si ripetono in un loop infinito, mentre, dal punto di vista testuale, Rosanna rappresenta la voce aliena che trasmette agli abitanti della Terra nozioni relative a concetti piuttosto complessi e tecnici riguardanti il pianeta in questione, ma l’album, in brani come Pan demonio, guarda a Katrias come al modello da seguire contro una Chiesa corrotta, che viene condannata. Non solo, quindi, una sorta di manuale tecnico, ma anche una occasione per riflettere su temi importanti e che ci toccano da vicino.
Distanza Katrias 5600 è un album in cui il parlato riveste un ruolo piuttosto rilevante, elemento che contraddistingue il lavoro rispetto ad uno sterminato esercito di cloni dedito alla drone music, che quotidianamente affolla il panorama musicale. Se, a seconda dell’episodio, la voce appare severa e declamatoria come in Masse estranee e in Nanotec (quest’ultima incentrata sulla descrizione delle avanzatissime tecnologie in possesso degli abitanti del pianeta), in Essere estensibile dinamico guarda invece ad uno stile evocativo e quasi surreale a la Mater Suspiria Vision, e in Suolo anisotropo esibisce una straniante dizione particolarmente lenta, come ad evidenziare in maniera chiara un messaggio proveniente da un pianeta lontanissimo.
Tralasciando l’aspetto testuale, la musica è cinematica e di ispirazione sci-fi e si presta ad essere interpretata come flusso sonoro comunicativo di tipo binario – input / output – tra pianeti distanti, ma anche come colonna sonora di un viaggio alla scoperta di una civiltà “altra” che ha molto da offrire e da insegnare. Non solo droni in loop di matrice più o meno rumoristica e ambient: alcuni episodi come Tensione di contatto e la successiva Riflessione attiva introducono, nella prima, una neanche troppo velata ritmica marziale, mentre nella seconda un flusso ambient di matrice particolarmente spacey.
La opener Katrias intro, così come il brano conclusivo Bugs crawling out of Katrias (un tributo alla label per cui l’album è uscito, la Bugs crawling out of people), sono decisamente gli episodi più cinematici, legati a certa filmografia di fantascienza, ma quel che è più interessante notare è che, nei brani in cui loop più o meno cacofonici (o, in alcuni casi, acustici) serpeggiano in background, questi flussi musicali – è bene dirlo, per la loro generazione non è stato utilizzato nessun computer, ma solo strumentazione hardware – non rappresentano solo una colonna sonora ideale per raccontare una storia fantascientifica, quanto la comunicazione stessa tra i due pianeti, che corre parallela rispetto alla parola trasmessa: basti pensare alle interferenze di un brano come Tensione di contatto: il segnale audio trasmesso può benissimo essere interpretato come un pacchetto di dati trasmesso da un capo all’altro. Katrias non è solo, però, un pianeta da cui prendere esempio, ma anche una minaccia, come prefigurato, seppur senza testi di riferimento, da un brano dal titolo emblematico come Katrias attacks.
In definitiva, Distanza Katrias 56oo è un interessante esperimento di matrice sperimentale che susciterà l’interesse di ben più di un ascoltatore, e che si può idealmente inserire all’interno di quei lavori classificabili con molta difficoltà, ma che non mancano di attirare l’attenzione dell’appassionato più smaliziato ed aperto a qualsiasi forma di rottura degli schemi musicali di genere. Testi non semplici rendono forse talvolta difficile la comprensione del messaggio del duo DK5600, ma è anche senz’altro interessante scoprire dettagli importanti ascolto dopo ascolto. Katrias, più che essere un pianeta in se stesso, è una metafora dell’Altro, l’Altro di cui abbiamo paura e che, allo stesso tempo, ci affascina.
Label: Bugs crawling out of people
Voto: 7