Pubblicato da Alessandro Violante il luglio 5, 2013
Più e più volte vi abbiamo parlato di come il Canada, sin dal principio della musica post-industriale abbia sviluppato, indipendentemente dalla scuola seguita, un fiorente panorama per quanto riguarda la musica di un certo tipo. Tralasciando gli apporti offerti dall’electro-industrial in senso stretto e concentrandosi invece su un dark electro fuso con le tendenze melodiche ma soprattutto vocali dell’aggrotech, la creatura Distorted memory, e in particolare questo suo ultimo lavoro, ne presenta l’aspetto più monolitico e innovativo, tralasciando l’aspetto relativo alla qualità dei brani qui presenti. Il mid-tempo qui fa da padrone, il musicista non si concentra su cambi di tempo e sperimentazione, al contrario costruisce su solide basi nove brani che, sebbene alle volte possano sembrare ripetersi, rappresentano un unicum ben definito che esprime bene il concetto di quello che si vuole rappresentare. Qui si incontra l’approccio di Wumpscut e quello di alcuni act future pop di ottima fattura, incontro che genera episodi ben pensati e realizzati, ritmicamente e melodicamente perfetti, forse troppo, forse troppo di maniera, ma che senz’altro presentano un artista maturo, giunto al suo terzo disco sulla lunga distanza, e che sta trovando seguito presso i circuiti indipendenti legati alla musica post-industrial. E’ inutile parlare di un brano piuttosto che di un altro in quanto questo monolite è composto da brani tra loro strettamente legati da un ben visibile filo rosso che lo accompagna dal principio al termine. Un lavoro non fondamentale, ma comunque una buona prova.