Pubblicato da Alessandro Violante il marzo 23, 2014
Il caso controverso di una delle realtà europee post-industrial più conosciute e apprezzate degli ultimi anni sul suolo europeo, ovvero il solo project di Ole Anders Olsen alias Combichrist, torna a farsi sentire sulla lunga distanza dopo quattro anni di assenza dall’ultimo lavoro ufficiale, Making monsters del 2010, disco che aveva abbandonato le coordinate del classico harsh dei primi lavori per sperimentare nuove soluzioni che qui mutano ancora una volta, ispirate dalla recente O.S.T. per il videogioco Devil may cry, ovvero il loro No redemption del 2013, un lavoro estremamente metalcore. Dopo quella release erano piovute molte critiche riguardanti l’ennesimo cambiamento di rotta e lo stacco ancora maggiore dalla formula harsh post-industrial. Nonostante le smentite del frontman queste influenze sono ancora ben presenti e, probabilmente, i fan dovranno imparare a digerirle. Si deve sicuramente lodare il progetto per la sua capacità di spaziare tra generi molto differenti proponendo formule crossover interessanti. D’altronde il metal ha fatto parte del background del frontman per cui era lecito aspettarsi una soluzione che alternasse brani dalla cadenza più moderna legata al post-industrial alternata a sfuriate ibride nella più classica forma del metalcore, a episodi più veloci e violenti come Love is a razorblade e a brani maggiormente in linea con le ultime tendenze della musica elettronica nel tempo quasi-dubstep della successiva From my cold dead hands, già singolo di presentazione dell’album. Un lavoro che ancora una volta vi spiazzerà. Sicuramente un progetto moderno, intelligente e in grado di recepire bene i sintomi del mercato.
Label: Out of line
Voto: 6,5