Pubblicato da Davide Pappalardo il novembre 30, 2015
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Signori, è ancora una volta tempo di pop: elettronico, alternativo, ammaliante, ma sì, pop; siamo nel 2015, il post witch house / minimal è una realtà ormai consolidata, e nomi come Crystal Castles, Purity Ring e CHVRCHES sono ormai dati di fatto. Parliamo oggi proprio di questi ultimi; la band scozzese torna infatti, dopo il debutto The bones of what you believe (il quale ha conquistato il cuore di non pochi con i suoi suoni retro e la voce di Lauren Mayberry), con la seconda prova, ovvero Every open eye; qui la Nostra è ancora una volta accompagnata dai musicisti Iain Cook e Martin Doherty, offrendoci emozioni elettroniche calde ed ammalianti, piene di delicata malinconia, ma anche una certa energia epica che ben si adatta alle intenzioni del loro suono.
Nessun grande stacco o inversione di tendenza a 360 gradi: chi ha apprezzato il primo lavoro sa cosa aspettarsi, semmai i brani si fanno ancora più ammiccanti e professionali, abbracciando pienamente la melodia trascinante, senza vergogna di scontentare eventuali puristi dell’underground. Ormai la nuova tendenza di un certo tipo di musica sembra essere “mainstream is the new underground“. I riferimenti al pop anni 80 più commerciale e diretto sono tanti, uniti ad echi trap e riverberi derivati dalle sperimentazioni witch house in voga qualche anno fa, ormai digeriti e totalmente assimilati nel synth pop della band.
Never ending circles mette le cose in chiaro con i suoi ritmi sincopati, drum machine in 4×4 e tastiere sognanti unite a pulsioni energiche e deliziose voci femminili; lo spirito più sdolcinato della grande decade della musica è sempre presente, condito in giusta misura da una ritmica a tratti robusta, che mantiene le cose interessanti. Pause ariose concorrono all’atmosfera generale, così come cori trascinanti; si va a segno in modo semplice e diretto, supportati da un songwriting impeccabile e da una produzione professionale.
Keep you on my side rende il tutto ancora più pulsante e sentito con le sue linee di bassline e cassa dritta, arrivando ad un ritornello epico dai connotati quasi trance, il quale però mantiene un certo controllo melodico che ci porta su lidi synth pop moderni; ancora una volta è impossibile arrabbiarsi o rimanere indifferenti. Qualcuno potrà lamentare la facilità del tutto, ma costui traviserà del tutto la band: le loro intenzioni sono chiare e ben messe in mostra, e i risultati funzionano decisamente nel loro contesto, ovvero il dancefloor più hip(ster) o l’ascolto casalingo / in auto.
Clearest blue flirta ancora di più con le ritmiche dance, sempre giocate su pulsioni dritte di facile presa; tastiere elettroniche e voce effettata dotata di riverberi completano il quadro, legandosi a melodie delicate e stagliate sul substrato sonoro come versi di un poema. Si sale di energia con montanti completati da suoni minimali; ecco quindi l’esplosione da Depeche mode prima scuola, con tastiere sbandierate e groove muscolare. I nostri sanno quello che fanno, e lo sanno fare bene: ennesimo colpo andato a segno.
High enough to carry you over vede alla voce Doherty, offrendoci un brano etereo che gioca con ritmi funk caldi e allo stesso tempo emozionali, seguendo un movimento felpato sensuale dai connotati r’n’b; è facile vedere una certa continuità con colleghi come i Purity ring, sempre più vicini senza problemi ad un sound apertamente easy che mette in mostra tutto l’amore per una certa decade e per le atmosfere e i modi ad essa legati, ma allo stesso tempo attento al presente delle classifiche.
Altri brani dell’album seguono più o meno questi schemi, con cori appassionati ed esplosioni melodiche a go go; se conoscete già i CHVRCHES e li apprezzate, non c’è motivo per non continuare la cosa con questo lavoro, salvo la volontà di fare quelli per i quali “dopo il primo album si scende”. Se cercate dei paladini dell’underground più oscuro e cervellotico, guardate da ben altra parte; qui si canta a squarciagola insieme ai brani, si evocano emozioni adolescenziali, ci si lascia ai piaceri più facili e diretti. Il tutto però, attenzione, fatto da musicisti professionisti che hanno il loro gioco in pugno; un colpo andato a segno per una band che di sicuro raccoglierà sempre più consensi con un pubblico dalla tipologia molto vasta.
Label: Glassnote
Voto: 8, 5