Pubblicato da Alessandro Violante il ottobre 28, 2013
Parlare di concetti come Cervello elettronico e Anima meccanica rimanda immediatamente ad immaginari tanto cari al mondo più classico generato nei panorami industriali e post-industriali non tanto e non solo musicali quanto cinematografici, letterari, artistici nel senso largo del termine…vengono in mente titoli come Blade runner così come J.G. Ballard, molta parte della filmografia di David Cronenberg e questi sono soltanto alcuni nomi. Chi è il Cervello elettronico? E’ una entità che si materializza quale perfetta banca di immagazzinamento e di rilascio delle informazioni acquisite e gestite in maniera digitale. Cosa accade quando la freddetta di un Cervello elettronico incontra un’anima meccanica, soggetta ad un processo di automatizzazione ma pur sempre più calda rispetto alla freddezza del bit puro e semplice? Ne viene fuori un disco che riesce ad interpretare bene entrambe le parti del discorso, l’elettronica e la meccanica di un suono che si pone tra la fisicità meccanica del powernoise e le derive IDM più sintetiche ed elettroniche. Questi tredici brani sono stati realizzati da una unica mente, un alchimista noto come David Christian il cui pseudonimo è, appunto, Cervell0 elettronico. Tra questi solchi non c’è futuro ma solo l’incedere di ritmiche più o meno dure, ma sempre complesse (nella misura perfetta del termine), che si sintonizzano su un 4/4 che non lascia scampo a grandi interpretazioni e che si costruisce livello su livello sempre più in profondità mutando sonorità e soprattutto il modo in cui la meccanica dell’anima e l’elettronica del cervello si controbilanciano tra loro. Questo è un caso emblematico di perfetta realizzazione di questo rapporto, e così brani più atmosferici come l’opener fanno da contraltare a ritmi più serrati e più marcatamente powernoise come in She’s got damage e Bad ground, così come in brani come People are still people e nella conclusiva Splinter si fanno più forti certi richiami ad un suono techno di confine che sembra fare il verso ai progetti powernoise più duri e puri ma soprattutto ad un beat dal sapore misto, techno che non prende mai realmente posizione verso il versante europeo piuttosto che verso il classico suono statunitense dei tempi andati, ma che si mescola molto bene e che sa essere una perfetta colonna portante per i suoni che incuba. La sensazione di altro da sè è sempre all’erta, ben presente ed è anche il valore aggiunto di questi tipi di opera che danno il meglio di sè proprio sfoderando questo tipo di reazione nell’ascoltatore. Del resto questa è una delle nuovissime releases della Hands, nota per il suo sound claustrofobico e intelligentemente sperimentale, che oggi ha creato una nicchia importante e che rappresenta una delle correnti più pure e crude della musica post-industrial. All’interno di questo contesto, il disco si muove molto bene e lascia un segno importante confermando la b0ntà di un act la cui popolarità subirà certamente una impennata interessante. Saremo curiosi di seguire gli sviluppi di questa creatura.
Voto : 9,5
Label: Hands productions